Capitolo sei

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Ccino si risvegliò di nuovo in quella stanza. Inconsapevole di dove fosse il suo carceriere, né di dove si situasse quella stanza in quella immensa dimora, oppure di dove si trovasse il castello in sé.
Non gli piaceva quel posto, illuminato solo da torce e pareti nere, i parquet rivestiti da tappeti viola. Viola come i suoi capelli, ora scoloriti e disordinati, sporchi ed annodati. Perché Nightmare lo voleva lì? Cosa gli avrebbe fatto? Come mai non l'aveva già ucciso?
Ripensò al suo mondo, distrutto per la seconda volta, davanti ai suoi occhi che ora vedevano ancora la stanza girare e deformarsi. Forse l'aveva dopato? Quei biscotti forse gli avevano fatto male...
Guardò impotente il soffitto, sentendosi la faccia come se fosse in balia del fuoco, eppure il resto del corpo tremava ed aveva la pelle  d'oca.
Si rizzò a sedere. Fin da subito aveva deciso di uscire da quella camera senza prima esplorarla. Effettivamente poteva essere una buona idea controllare da qualche parte. "Forse nell'armadio..." pensò, alzandosi con ancora più fatica della volta prima.
E un'altra domanda gli sorse in testa: quanto aveva dormito?
Gli sembravano secondi, se non meno. Eppure qualcosa gli diceva che era passato molto più tempo.
Scacciò tutti quei pensieri, iniziando ad avviarsi verso l'armadio ed aprendolo. Non c'era nulla, solo una scatola impolverata. La prese e ci passò le mani sopra, levando quella che sembrava cenere di tempo, e non di mostro. Preso dalla curiosità la aprì, rovistando fra i numerosi quadernini dai colori metallici e scuri.
Non ne riusciva a comprendere una parola, il suo cervello si rifiutava di sprecare energie per leggere quelle lettere e dargli un senso compiuto. La dislessia sembrava averlo colto all'improvviso, rendendolo, a parer suo, stupido.

"Proverò a leggerlo più tardi" pensò, alzandosi e dirigendosi verso uno dei due comodini, ripieni di kit medici e quant'altro per ferite o dolori. "Forse sono scaduti... meglio di no" rifletté, posando gli antidolorifici. Eppure, a parte il cassetto, gli oggetti parevano posati lì da poco.
Guardò un piccolo ragnetto rampicarsi lungo il muro, e la sua vecchia amica Muffet gli comparve nella memoria. Sospirò, richiudendo il tiretto e aprendo quello sottostante.
Solo dei fogli scritti. Li prese, portandoli sopra la scatola. Controllò sotto il letto, trovandovi solo uno spesso strato di polvere.
Guardò sotto l'armadio, scorgendovi la stessa cosa. Ormai abituato all'emicrania, riuscì a leggere le prime righe di quei fogli.

"Chiunque tu sia: scappa.
Anzi, no, non provarci neanche. E' inutile, lui sa benissimo dove ti nasconderai, lui ti sente, sente le tue emozioni.
Chi sono non ha importanza, rimani lì, tanto in un modo o nell'altro soffrirai, non ha pietà.
Però c'è una via di fuga... è-"

La lettera si interruppe, essendo strappata. Ccino cercò disperatamente il pezzo mancante, senza trovarlo da nessuna parte. Qual era? Forse non l'avrebbe mai saputo.
Impugnò i diari, forse lì avrebbe trovato qualcosa.
Iniziò a sfogliarli, accorgendovisi che erano tutti parecchio vecchi. La scrittura di un bimbo prendeva posto fra le prime pagine di quel che sembrava il quadernino più vecchio e logoro.

"Amo quell'albero! E' fantastico! Anche Dream lo adora. Sono felice che gli piaccia, anche perché non vi ci possiamo allontanarci di molto. Vi sono diverse mele appese, e la servitù ci venera.
Padre e madre sono abbastanza amorevoli, a volte distaccati. Be', non posso darvi torto. Sono re e regina.
Mi chiamano, madre detesta quando deve attendere!"

E la prima pagina, estremamente corta, si interrompe. Da quel che era scritto sembrava un periodo neanche tanto vicino. Lesse la data, rimanendo abbastanza stupito.

"13/9/1520"

A Ccino parve uno scherzo, quindi afferrò un altro diario, scorrendo velocemente su quelle lettere. Il contenuto non gli importava, gli fregava solo della data: quindici agosto milleseicento. Iniziò ad ipotizzare che fossero diari d'epoca, magari presi da qualche museo famoso.
Ma no... non poteva essere.
Allora pensò che il suo carceriere potesse essere sbarcato in America assieme a Colombo. Che cosa strana per la sua mente, ma continuò a leggere diario per diario, fin arrivare a quello più recente: millenovecentosessanta.
Eppure si allontanava di molto al suo presente.

La maniglia si girò, e il piccoletto nascose velocemente tutto sotto il letto.

«Vedo che sei sveglio.» lo salutò con la stessa voce scocciata e sadica di sempre Nightmare, agitando i tentacoli dietro la schiena. Avanzò all'interno della stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
Si avvicinò al minore che, intimorito, si trascinò sul letto, posando la schiena contro il muro che gli delimitava la sua "fuga".

Zucchero // Fluffymare (Human)Where stories live. Discover now