Dopo un paio d'ore avevano finito di pulire solo il salotto.
Mancavano ancora i due bagni, la cucina, il ripostiglio e le due camere. Ai due veniva male al pensiero di dover ancora lavorare, e stavano prendendo in considerazione di dormire sul divano. Però Ccino pareva stranamente di buon umore, iniziando a pulire uno dei bagni.
L'acqua era marcita, ma ciò non dava un minimo di fastidio al minore, che indossò velocemente dei guanti e iniziò a ripulire il tutto.
Al contrario suo, Nightmare pareva sul punto di vomitare, o di svenire, continuando a sventolarsi dell'aria con della carta.«Guarda che quel pezzo di cartone è pieno di vermi.» gli fece notare il piccoletto. All'udire di tali parole il maggiore lanciò il pezzo di cartoncino il più lontano possibile, con faccia disgustata. «Hai tolto la plastica?» chiese.
«Sì, da tutte le stanze. E' più veloce che pulire, da quel che vedo.» mormorò, guardandolo fare. Aveva un lieve brivido di voglia di aiutare, ma non sapeva come.
«Dove l'hai messa?» chiese il più piccolo, continuando a strofinare il lavabo.
«Fuori.» rispose brevemente il dio degli incubi, infilandosi le mani in tasca e guardandosi attorno.
«Più precisamente?» domandò ancora, continuando a strofinare la muffa che ricopriva tutto il lavandino e anche il ripiano di marmo nero.
«Assieme all'altra spazzatura che lasciano in giro.» rispose, come se fosse stata la cosa più ovvia ed ecologica da fare.
«Valla a riprendere e mettila nei cassonetti vicino alla strada.» gli ordinò secco, buttando altra varechina e continuando a sfregare, coi ciuffi che li ricoprivano il viso.
Nightmare rimase imbambolato a fissarlo per non si sa quanto, aveva perso fin da subito la concezione del tempo.«Allora?» domandò il minore, guardandolo con quei occhi di un colore più intenso delle sfumature dei capelli «Vai!» esclamò, facendo un gesto con la mano e risvegliando il maggiore dal suo stato di trance.
«Eh? Cosa? Ah, già, sì, subito!» esclamò, scappando via.
Ccino non capì, ma in quel momento la sua preoccupazione più grande era il bagno.
Passò ore a ripulire le stanze e il resto della toilette, ma alla fine riuscì a cadere sul divano, sdraiandosi.
Il dio degli incubi tornò veramente tardi, con un cartone bianco e fumante.«Ma quanto ci hai messo per portare la plastica nei cassonetti?» chiese, guardandolo e rizzandosi a sedere e guardando il cartone che teneva.
«Sai, la pizzeria più vicina distava un po' tanto da qua...» mormorò, sedendosi accanto a lui ed alzando il "coperchio".
Un profumo di cibo invase le narici del minore, che ne prese subito un pezzo, addentandolo.«Il piccoletto ha fame, hm?» disse il maggiore, posando il cartone sul tavolino davanti a loro e prendendo una fetta di pizza, però rimase a guardare il piccoletto che mangiava, invece di mordere la pizza.
Eppure, il più piccolo, era troppo preso dal cibo, neanche masticandolo abbastanza, per accorgersene.
Qualcosa di caldo, anzi, bollente, si schiantò sulle gambe di Nightmare, facendolo sobbalzare. La mozzarella ed il pomodoro erano caduti sui suoi pantaloncini, e non erano molto piacevoli.«Merda!» esclamò, alzandosi in piedi e scuotendosi il pantalone, facendo cadere tutto a terra. Ccino guardò il cibo con un misto di stanchezza, seccatura e delusione. «Er... tranquillo...! Pulisco tutto io!» lo rassicurò il maggiore, prendendo dei tovaglioli e ripulendo il parquet scuro, per dopo buttare la carta ed andarsi a cambiare.
Quando tornò, già tre fette di pizza erano state divorate, e la quarta -- che avrebbe indicato la metà pizza già mangiata -- era stretta fra le mani del minore.«Avevo fame...» si giustificò, guardandolo e continuando a mangiare, come se si aspettasse qualche reazione di rabbia o chissà cosa. Invece il signore degli incubi si limitò a trattenere una risata. «Che c'è di divertente?» chiese il più piccino, osservando il più grande
«La tua maglia, e la tua faccia... oh, e i tuoi capelli.» mormorò, risedendosi accanto a lui.
L'abitante di Fluffytale osservò i vestiti pieni di pomodoro, i capelli impasticciati con la stessa sostanza, e probabilmente anche il viso era così.
Le guance gli si tinsero leggermente per l'imbarazzo, mentre qualcosa di umidiccio e soffice gli si premeva contro la guancia.
Ruotò lo sguardo, guardando la salvietta passargli sopra metà viso, facendolo diventare ancora più violaceo. Gli pareva di essere un bambino, ma non poteva farci niente.