Il giorno dopo Nightmare si diresse senza dare preavviso agli altri compagni che, ignoti alle sue future azioni, stavano beati nei propri AU, "spassandosela".
Invece, il ragazzo dai capelli scuri e la pelle candida, passeggiava in quella Snowdin' ricostruita, mentre cercava con lo sguardo una vittima, che fosse, possibilmente, per strada, giusto per "non dare nell'occhio".
Il finto sole di quell'Underground riscaldava di poco le braccia del ragazzo, che sospirava ogni dieci passi, dato che non scorgeva da nessuna parte una persona degna d'essere uccisa.
Anzi, non vedeva proprio nessuno. Data la rabbia e la frustrazione di star girando da mezz'ora in quel paesino grande quanto casa sua, iniziò a distruggere le case, attirando, naturalmente, i vicini fuori.
Persone su persone infilzate da tentacoli, che prendevano l'affilatura di una katana, pronta a scorticare vivo chiunque.
Ed eccolo lì, proteso con le mani sulla bocca, gli occhi lucidi di lacrime, nel guardare quella scena che nella sua mente era come un flashback. "Non di nuovo..." pensò il ragazzo dai capelli violacei, sentendo le gambe tremare come se fossero fatte di gelatina.«Guarda un po' chi c'è~» lo schernì il maggiore, avvicinandosi con ancora i tentacoli imbrattati di sangue. Il più piccolo indietreggiò, girandosi e scappando in uno dei boschi laterali a quella città, distrutta per la seconda volta davanti ai suoi occhi, mentre l'unica cosa che poteva fare era rimanere lì, impotente, a guardare.
Corse, non sa neanche quanto, però corse. Quelle gambette si davano da fare per seminare il suo aggressore. I muscoli già bruciavano. Inciampò, cadendo sulla neve gelida e compatta, steso in quel freddo, con il corpo che emetteva vapore. Se non avesse trovato un posto abbastanza caldo l'ipotermia sarebbe sopraggiunta velocemente.
Provò a rialzarsi, ma appena fu in un minimo di stabilità in piedi, delle mani li agguantarono i fianchi, trascinandolo verso una persona che sul momento gli sembrava una via di salvezza, dato l'abbraccio in cui l'aveva stretto.
Dopo vide le braccia che gli avvolgevano l'addome, la pelle bianco latte, le maniche nere.
Tentò un disperato urlo, ma una mano gli si posò sulle labbra, soffocando la sua voce.«No, no, non fare il ragazzo cattivo.» disse con voce provocatoria Nightmare, spostando la mano che teneva ancora ancorata alla vita del ragazzo verso il collo.
Cercò il nervo, spostandolo, il quale rilasciò una scossa elettrica su tutto il ragazzo, prima che potesse svenire. Prese il poveretto fra le braccia, teletrasportandosi con velocità in una camera per lui sudicia, dato il lusso in cui era fortunato ad abitare. Adagiò il minore sul letto, guardando il viso rilassato del ragazzo.
Non sorrideva, non piangeva, non faceva nulla. Solo l'addome che si alzava e si abbassava in modo lento e ritmico dava un qualcosa di vivo a quel corpo.Il tempo passò, il Sans dal nome sconosciuto a Nightmare si destò. La testa gli doleva, sentiva il corpo intorpidito e tutto era sfuocato. Gli ci vollero almeno due minuti per iniziare a vedere con decenza.
«Buongiorno~» lo salutò il Protettore degli Incubi, seduto vicino al suo prigioniero, che si ritrasse subito contro la parete, facendosi piccolo piccolo nell'angolo. Singhiozzava, teneva la testa coperta con le mani, tremava e piangeva senza controllo. Al maggiore tutta quella disperazione piacque, al ché prese le mani del minore e le tenne sopra la sua stessa testa, incrociando i palmi contro il muro e conficcandoci un coltello in mezzo.
L'abitante di Fluffytale continuava a piangere, ma i guanti non si sporcavano di sangue, né l'avambraccio. Nightmare, confuso, tolse la lama, togliendo i guanti e scoprendo due fori circolari al centro dei palmi del ragazzo.
Li guardò senza parlare, restituendo gli indumenti al minore, che non se li filò. Continuava ad essere disperato, rinchiuso in quella cella senza poter far nulla. L'incubo vivente si alzò e si diresse verso la porta, richiudendola dietro di sé.
Peccato che quella maniglia teneva saldo il portone al muro pari ad un grissino, e con un cigolio i cardini socchiusero l'anta, lasciando libera fuga al minore.