Capitolo ventidue

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Il cartone venne bruciato in un piccolo falò che avevano fatto fuori dalla casa, un po' distante dalla vegetazione o da qualsiasi cosa vagamente infiammabile.
Le stelle sembravano schizzi di colore bianco posati su una tela pitturata con cura di un blu intenso, quasi nero. La luna sembrava un bottone luminoso e le poche nuvole che vorticavano nel cielo sembravano stessero danzando.
Il mare si era ritirato, metri e metri di battigia sostituivano il posto in cui prima l'acqua ricopriva la sabbia.
I due rimanevano seduti sulla spiaggia, uno davanti all'altro, illuminati solo da quel fuocherello, ogni tanto alimentato con dei bastoncini che avevano raccolto.

«Questo posto è tranquillo...» mormorò Ccino, trattenendo uno sbadiglio e chiudendo gli occhi per qualche istante.
I rumori dei pochi gabbiani si continuavano ad udire, assieme alle fronde degli alberi vicino all'inizio della spiaggia. Le onde si riuscivano ancora ad udire. Il ragazzo sentì che l'aria che lo circondava aveva cambiato angolatura e, appena riaprì gli occhi, si accorse di essere nel braccio di Nightmare.
Il fuoco si era spento, anche se gli era sembrato che fosse passato un secondo da quando aveva parlato.
Si lasciò portare dentro, richiudendo gli occhi e mugolando involontariamente.
Per quanto il carattere del signore degli incubi fosse freddo, il suo corpo emanava un calore che, facendo contrasto con il gelo fuori, sembrava una piccola stufa.
Sentì il materasso toccargli la schiena, le coperte venir trascinate sopra di lui. Si voltò su un fianco, accoccolando per bene la testa sul cuscino, sentendo una mano strofinargli i capelli e dopo dei passi.
Non gli facevano paura come quelli che aveva sentito prima di ritrovarsi quel gruppo di ragazzi alle spalle, anzi, sapeva chi era la persona che produceva quel rumore sul parquet.
La porta si chiuse, lasciando che la stanza venisse invasa dall'oscurità che, dopo poco, riempì pure la testa del ragazzo, facendolo scivolare in un sonno profondo.


Nightmare continuava a scuotere insistentemente il minore, che dopo un po' di tentativi aprì gli occhi. Ossa sbattevano contro le mura legnose della casa, alcune incastrandosi lì altre arrivando fin all'interno dell'abitazione.

«Ccino! Svegliati, cazzo!» urlava, continuando a scuotere il minore, che si mise a sedere stordito.

«Cosa... che... che sta succedendo...?» bofonchiò il più piccino, sentendo un Gaster Blaster caricarsi al di fuori delle pareti. Il mondo si rimise sottosopra e in un attimo i due potevano assistere la loro casa venir ridotta in un mucchio di macerie.

«Ecco, cosa sta succedendo...» disse il signore degli incubi, stando ritto sulla scogliera, tenendo il minore per un braccio.
Qualcosa afferrò il collo del minore, che sperò per un momento che fossero semplicemente i tentacoli dell'amico. Un osso bianco latte, come la pelle dell'aggressore, era puntato alla sua gola. La punta sembrava una delle lame più affilate del mondo, pronta a tagliare un filo di lana sottile.
Nightmare fu bloccato da un ragazzo incappucciato e uno con il punti che gli percorrevano la testa. I tentacoli si agitavano senza meta, provando a scacciare i due.
Una lama brillò, lanciata da chissà dove, ed in un attimo i quattro arti neri si ritrovarono a terra, contorcendosi.
Il ragazzo rimase immobile, sentiva solo il dolore che gli stava facendo venir la nausea. Goccioline si sangue nero come catrame zampillò fuori dalle ferite, evadendo dai vasi sanguigni. Gli occhi si riempirono di lacrime, ma il signore degli incubi non capì se era per la scena in cui era coinvolto o per il dolore.
Gli occhi di Ccino si fecero nero pece, mentre del sangue chiaro schizzava fuori dalla bocca del suo aggressore. 

«Fell?!» domandò un ragazzo dagli occhi identici a quelli dell'abitante di Fluffytale, solo ornati da filamenti che gli percorrevano le guance come lacrime di petrolio, nero e tossico.
Il corpo traballò alle spalle del ragazzo dai capelli violacei, e, dopidiché, il tonfo in mare di quel ragazzo si udì, assieme agli schizzi.
Rimaneva immobile, le ossa lo circondarono in breve tempo, sembrava in uno stato di trance.
Sentiva come se la sua città venisse rasa al suolo per la terza volta. La sua casa era stata ferita, e non poteva perdonarlo.
Una pupilla tornò visibile, mentre un lieve fumo violaceo si innalzava da esso.
Mitraglia. Assomigliava a quello.
Ossa si scagliavano ovunque sulla superficie, evitando agilmente l'unico che doveva rimanere incolume: Nightmare.
L'adrenalina continuava a chiudere le vene e le arterie del ragazzo, al ché uno dei nemici pensò di riapirle...

Zucchero // Fluffymare (Human)Where stories live. Discover now