Capitolo sette

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Un tentacolo strinse i polsi del minore, tanto che gli pareva che stessero per esplodere sotto una morsa. Il secondo si infilò al livello della vita, dove si avvolsero come corde pronte a tenere ben fermo Ccino. Il terzo, invece, legò le caviglie, obbligandolo a rimanere come un salsicciotto confezionato.
Il dolore si fece invincibile, obbligandolo a mugolare e a dimenarsi nel vano tentativo di liberarsi e riuscire a scappare. Sentiva le tempie pulsare, e il viso andare in fiamme, mentre gli occhi venivano offuscati da grosse lacrime che, velocemente, iniziarono a correre lungo le gote violacee.
Non voleva morire, anzi, non poteva neanche morire così. Era così... imbarazzante, sempre per quanto possa essere imbarazzante una morte. La sensazione di essere impotente si fece largo nel suo cervello, facendoli perdere quel briciolo di determinazione che aveva coltivato con tanta cura dopo la battaglia contro Frisk, dove era stato risparmiato all'ultimo, rimanendo l'unico vivo ma rifiutandosi di salire in superficie seguendo la ragazzina, o il ragazzino, non aveva mai capito il suo sesso.
Era rimasto lì sotto, a sopportare la consapevolezza che tutti i suoi amici erano... morti. Il reset non gli si ripresentò mai più davanti, anche se ricominciare tutto, magari con una route un po' più sopportabile per lui, sarebbe stato meglio.
Ma non poteva dimenticare, lo sapeva.
Le orecchiette poste sopra le ciabatte rosa del minore tremavano, seguendo le piccole scosse di paura che obbligavano Ccino ad un tremito continuo e per lui vergognoso.
Aveva paura, ancora, ancora paura di morire. Quanto poteva essere debole?

«Ah... non sai quanto la tua paura mi stia a cuore, ora!» esclamò Nightmare, stringendo ancora di più i tentacoli viscidi e lucidi di melma.

«A-Ahh! B-Basta, ti prego! C-Co-Cosa vuoi d-da me...?!» implorò il minore, sentendo sempre più lacrime corrergli lungo le gote viola, logore di polvere, fango e quant'altro.

«Aw, questo.» disse semplicemente il maggiore, stringendo ancora. Un altro urlo di pena. Ormai gli sembrava che la pelle fosse tirata da quanto lo stesse stringendo, le costole venivano ripetutamente toccate da quanto fosse andato in profondità nel ventre, stritolandolo.
Sentiva come se l'intestino fosse sotto un'auto, e le costole venissero compresse in una scatola di metallo.
Il dolore si fece presto straziante, e le urla non cessavano di farsi udire. Urla d'aiuto, paura, dolore fisico e mentale. Quella sensazione non piace al minore, ma al più grande non faceva altro che piacere.
Nightmare continuava ad aver stampato in viso quel sorrisetto sadico. Smise per un attimo di stringere attorno all'addome del minore, sentendo che ormai il respiro gli era difficile. «Lo sai che sono tutti morti ora, vero? E tu sei scappato... gli hai lasciati lì, al loro destino.» lo manipolò, iniziando a mentire sulle sue gesta poco eroiche e... deboli.
Debole, la parola che Ccino più temeva. Essere deboli per lui significava essere una disgrazia.

«E sai... loro ti odiano, le loro polveri ti detestano.» continuò. L'angoscia e l'opprimente tristezza si fecero minacciose nella testa del minore, la cui anima iniziò a battere in modo più flebile. «Tutti ti odiano. Gli hai lasciati morire.» proseguì, liberando il prigioniero dai tentacoli, non servivano più per tenerlo a bada, ormai la disperazione gli stava facendo male da dentro.
Si rannicchiò, prendendosi il viso dalle guance solcate dai segni del passaggio delle grosse lacrime.
Il dio degli incubi sì, ora riceveva disperazione, paura, tristezza, ma in quantità che pure per lui erano troppe. Riuscì a provare pena per quel poverino, ma solo per un secondo, riprendendo il controllo delle sue emozioni.
Confuso da quella sensazione per lui nuova lasciò il minore lì, rannicchiato fra quelle coperte blu e grige, uscendo dalla stanza e lasciando la porta aperta, questa volta volontariamente.
Voleva vedere ciò che Ccino voleva fare.

Zucchero // Fluffymare (Human)Where stories live. Discover now