Capitolo undici

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Rimase sotto al caldo della coperta, godendosi quel momento di pace che stava ricevendo, né torturato né inconscio delle sue azioni.
Nightmare si alzò, aiutando Ccino a fare lo stesso, porgendogli la mano e tirandolo su, facendolo rizzare in piedi.

«Dovresti farti una doccia, non trovi?» consigliò il maggiore «Intanto vedo di prepararti qualcos'altro da mangiare...» mormorò, indicando il bagno al minore, che annuì in risposta e si diresse verso la stanza. Entrò: il pavimento di piastrelle perlate e le pareti azzurre, rivestite da piccole lastre di marmo azzurro e blu.
La doccia ornata da un pannello chiudibile dalle tonalità del mare per impedire che qualcuno vedesse. Un accappatoio viola posato sul ripiano vicino al lavandino. Il prigioniero chiuse la porta, iniziando a sfilarsi i vestiti ed ad aprire l'acqua calda.
Per quanto poco avesse tenuto le bende le levò, menefreghista. Appena il flusso d'acqua fu di una temperatura più adeguata a lui si infilò sott'esso senza indurre. La corrente sprigionata dal microfono della doccia lo faceva sentire meglio.
Si mise dello shampoo trovato vicino all'accappatoio, versandosene un po' sulla mano e strofinando i capelli, sentendo i nodi districarsi un po'.
Si lavò, si asciugò e realizzò di non avere neanche un cambio. Rimase a guardarsi intorno, coperto solo da quell'asciugamano. Urlare per chiedere se c'era un cambio... no. E se qualcuno oltre a Nightmare lo avrebbe sentito? Era fuori discussione!
Decise di combattere il freddo che c'era in corridoio ed attraversarlo da solo, cercando qualcosa di vagamente simile a dei vestiti.

«Sì, quindi primi attacchiamo Candytale e poi As-...» stava parlando una voce profonda, ma non più di quella del carceriere di Ccino «... E lui chi è?» chiese, scorgendo il piccoletto sgattaiolare davanti all'arco della porta, praticamente nudo, se non fosse stato per l'accappatoio. Le gote si colorarono di viola, rimanendo immobile a fissare la comitiva. Pure i due che stavano facendo a botte si fermarono solo per vederlo.

«Nightmare, potevi dircelo che avevi un ragazzo...» mormorò uno fra i più bassi, dalle linee nere che colavano dagli occhi del medesimo colore. Il signore degli incubi si schiattò una mano in faccia, mentre le gote si tingevano leggermente di bluastro.

«Non è il mio ragazzo, è soltanto un coglione.» disse, avanzando verso il prigioniero e prendendolo da parte, allontanandolo da quella stanza «Che cazzo ci fai qua fuori!? E sopratutto perché in accappatoio?!» sussurrò, per non farsi sentire dagli altri.

«S-Stavo cercando d-dei vestiti...» bofonchiò. Il maggiore sembrò arrabbiato, ma sentiva i suoi ragazzi far baldoria e bisticciare, così chiuse Ccino nella prima stanza che trovò, senza rendersi conto di quale era, e ritornò alla riunione.
Il piccolo si guardò attorno, non capendo neanche dove si trovasse. Sapeva solo che il parquet scuro gli stava congelando i piedi, così si spostò su un tappeto viola.
Un letto a baldacchino rimaneva al centro di una parete, i cuscini rivolti verso la porta d'entrata. Un armadio a destra, un balcone a sinistra. Intuì ben presto che quella stanza tanto curata, dai muri impeccabili, senza un filo di polvere, doveva appartenere a Nightmare.
Aprì l'armadio e prese dei vestiti che a lui andavano anche fin troppo grandi. Si asciugò i capelli, posando l'accappatoio su un comodino. Guardò il grande baule ai piedi del letto, rivestito di cuoio nero.
Si sedette sul materasso, sentendosi sprofondare: lo trovava comodo. Dopo aver rimbalzato un po' su quelle morbide coperte, decise di stendersi, guardando il telo che gli impediva di vedere il soffitto. Sentiva freddo, eppure tutte le finestre e anche la porta che dava sul balcone erano chiuse, così si infilò sotto le coperte.
Emanavano tepore a lui ben gradito, i cuscini erano soffici e il materasso comodo. Non riusciva nemmeno a sentire le urla del gruppetto. Così si lasciò andare alla pura pace di quella stanza.

Zucchero // Fluffymare (Human)Where stories live. Discover now