Sospirò, mettendosi a gambe incrociate e guardando le sbarre dinanzi a lui. Stava già pensando a come uscire da lì, anche perché era certo che Nightmare non sarebbe venuto mai a salvarlo.
Osservava il pavimento, assorbendosi in quella muffa che si era diramata pure su esso.Squeak...
Gli occhi guizzarono sul pavimento. Forse era solo un topo.
Creak...
Eppure era sicuro che i topi non ci cigolassero.
Passi, tanti passi svelti che si avvicinavano in quel corridoio. Dopodiché lo vide: i capelli mori si affacciavano a quelle sbarre.«Ti sono mancato, piccoletto?» domandò la voce del signore degli incubi, stringendo le mani attorno le sbarre. Ccino guardava il ragazzo stupito. Le sbarre vennero divise dai tentacoli, come se fossero caramelle gommose. «Devono imparare che il ferro prima o poi si arrugginisce.» sogghignò, entrando nella stanza e trascinandovi fuori l'amico.
Oh, quella parola.
"Amico", finalmente qualcuno che poteva considerare veramente un amico. Sospirò, mentre i passi degli ex compari riecheggiavano nei corridoi, finché il teletrasporto non li trascinò via.
Davanti al castello era poste due valige.
Aspetta, valige?«Piccoletto.» lo richiamò il maggiore. «Prendi una delle due e corri.» sorrise il maggiore, mentre si cimentavano entrambi su una delle due valige, sentendo già le ossa venir materializzate alle loro spalle.
«I due fanno un'ottima fuga d'amore, eh?» una voce dismessa si fece largo nella quiete del bosco, mentre una figura nera e rossa, ricoperta di glitch, non si fece vedere. I due deviarono, ma il ragazzo dal cranio cucito gli si parò davanti.
«Credo che saremo in tre con la testa spaccata, fra poco.» sogghignò.
Andarono dall'altra parte, dove si ritrovarono davanti il ragazzo moro dagli occhi colanti.«Ti facevo più intelligente.» disse, con innata calma. In poco tempo i due si ritrovarono chiusi in un cerchio di ragazzi.
Nightmare guardava tutti con occhi impressi di paura. Finti occhi impressi di paura. I tentacoli si conficcarono in quattro dei ragazzi.«COGLIONI!» esclamò il marinaio, venendo ferito un attimo dopo.
Le dita pallide del signore degli incubi schioccarono tra loro, facendo ritrovare la coppia su una spiaggia.«L'effetto finirà fra poco.» disse a denti stretti il maggiore.
«E-Effetto...?» chiese Ccino.
Il compare annuì, rabbuiandosi in un attimo.«Li ho solo storditi.» momorò, leggermente afflitto. «Ero di fretta, e poi odio uccidere.» spiegò, iniziando a camminare sulla sabbia ancora calda, mentre il crepuscolo si faceva più arancio. Ccino lo seguì.
«Dove stiamo andando?» domandò il minore, trascinando a fatica la valigia, di cui le ruote si inceppavano fra lattine, sabbia e rami. «Questo posto fa schifo...» mormorò, guardando sacchi della spazzatura in giro.
«Purtroppo sì, ma qui vicino c'è una piccola casetta che usavamo io e... uhm... per andare in vacanza.» disse, saltando in nome di quella persona.
«Oh... quindi dovremmo stare lì per sempre...?» mormorò il più piccolo, guardando il maggiore leggermente deluso.
«Finché non si troveranno un fidanzato o una fidanzata.» specificò. «Magari si daranno una calmata.» mormorò, soffiando contro un ciuffetto che gli andava sul viso.
Dopo una mezz'oretta di cammino i due giunsero davanti ad una baita, neanche tanto piccola. Il minore osservava la porta d'entrata in legno, come tutto in quella casa.
Salirono la scalinata di travi e Nightmare infilò la chiave nella serratura, sbloccando le assi che componevano l'entrata.
I cardini cigolarono e la porta sbatté contro il muro a cui era appiccicata.
Il pavimento era di due scalini riabbassato dal terrazzino anteriore, da dove erano giunti.
I mobili erano ricoperti di plastica grigia e sporca, piena di ragnatele. Scatoloni occupavano disordinatamente il pavimento, anche accatastandosi uno sopra l'altro.
I due avanzarono in quel posto che, secondo Ccino, con una piccola ripulita sarebbe stata un'ottima casa.
Casa.
Quella parola gli fece tornare in mente Snowdin', sentendo un nodo stringersi sopra la valvola cardias del suo stomaco.«Qualcosa non va, piccoletto?» chiese il maggiore, accortosi dei pensieri a dir poco negativi del più piccino.
«Eh?» chiese, ridestandosi da quei pensieri «Oh, no, tutto ok!» forzò un sorriso, chiudendo la porta ed andando sotto il lampadario, balzando e tirando la cordicella che accese la luce.
La polvere sembrava ancora di più, sotto la fioca luce bianca-giallognola di quella lampadina.«Credo non sia più tanto abitabile...» mormorò Nightmare, guardando il pavimento sporco.
Ccino agguantò una scopa posata contro un muro, iniziando a spazzare per terra. «Ma che fai?» chiese il maggiore.«Pulisco, no? Le assi non sono ancora marce, il che è ottimo. Basta solo dargli una ripulita, mi aiuti?» domandò, sorridendo e raccogliendo il mucchettino di polvere nella paletta
«Ma non è un lavoro per te, tanto meno per me.» sospirò il più grande «Non possiamo pagare qualcuno che lo faccia al posto nostro?» lo interpellò.
«Rischiando che dopo vada a spifferare la nostra posizione? E poi che male c'è a pulire, dai.» disse il più piccolo, porgendo la scopa all'amico «Intanto io tolgo la plastica dai mobili.» disse, trotterellando fino al divano ed iniziando a togliere lo strato plastico.
"Cinquecentotré anni e non so ancora pulire casa..." pensò il maggiore, sentendo un lieve rossore di imbarazzo ricoprirgli le guance.
Provò a passare le setole della scopa sul pavimento, applicando, però, troppa forza e facendo inceppare l'arnese, cadendo con essa.«Nightmare? Tutto bene?» chiese Ccino, avvicinandosi.
«Sì, è che io...» mormorò, sentendosi sempre più in imbarazzo «...ecco... non ho mai pulito qualcosa...» disse.
«Ma se era questo il problema potevi dirmelo!» esclamò il più piccino, dimostrandosi comprensibile a quell'affermazione, stupendo il più grande.
«Tu ora non è che mi prendi in giro o cose simili, vero...?» domandò.
Il minore scosse la testa ridacchiando.«Puoi togliere la plastica dai mobili? Ci penso io a togliere la polvere.» si offrì, porgendo una mano ed aiutando il dio degli incubi ad alzarsi.
«Sì...» bofonchiò, dirigendosi verso delle mobilie.
Ccino raccolse la scopa ed inizio a passarla sul pavimento.
Invece, nella testa di Nightmare, ronzavano solo quesiti senza risposta, ritenuti da lui stupidi.