Rimasi spiazzata dalla sua affermazione.
In preda ad uno strano stato di confusione mai provato prima, gli dissi: «Puoi tornartene a casa…».Lasciai la stanza prima ancora che potesse rispondermi.
Andai a dormire, convinta che se ne fosse andato e non lo avrei più rivisto.L’indomani mi svegliai alla solita ora. Sono sempre stata molto abitudinaria la mattina. Mi alzo, mi lavo, mi vesto, faccio colazione mentre ascolto le notizie del giorno, controllo la posta e, infine, esco di casa.
Quella mattina, però, recandomi in cucina per preparare la collezione, un imprevisto interruppe la mia solita routine.Nel mio appartamento, per arrivare alla cucina dalla mia stanza da letto, bisogna percorrere tutto il corridoio e passare inevitabilmente di fronte al salone.
Facendo questo mio solito percorso, notai un dettaglio: l’umano era ancora lì.
Dormiva seduto sul divano in una posizione abbastanza buffa.
Lo osservai esterrefatta. Poi, lo scossi con il piede. Dormiva così profondamente che non si accorse di nulla. Riprovai con più veemenza. Ma niente. Al terzo tentativo, infine, si svegliò. Si guardò intorno frastornato, aveva l’aria di non sapere dove si trovasse.«Cosa fai ancora qui?», gli chiesi.
Lui si alzò di colpo dal divano. Improvvisamente il suo sguardo si fece più lucido: si era ricordato della scorsa notte.
Rimase fermo e statuario come un soldatino di legno.
«Allora?... Mi rispondi?», dissi con tono di voce irritato.
«Non sapevo dove andare», sussurrò.
«In che senso? Sei un senzatetto?», domandai perplessa.
«No, una casa ce l’ho. Però, ieri era troppo tardi per farvi ritorno. Rincasando avrei svegliato i miei coinquilini e ne sarebbe scaturita una discussione. Quindi ho preferito evitare», mi rispose.
Per la prima volta aveva formulato un discorso di senso compiuto.
«Quindi hai pensato bene di restare a casa mia, senza permesso, abusando della mia pazienza e cortesia?», affermai seccata.
«Mi hai portato tu qui… Non è stata una mia scelta», asserì sottovoce abbassando gli occhi «Non sono io ad aver “abusato” di te».
Nell’udire quelle parole, uno strano senso di imbarazzo si fece largo dentro di me. Non mi ero mai trovata in una situazione simile. Confusa su cosa dire e fare, scelsi di non controbattere e di andare in cucina ignorando la questione.
Lui restò nel salone in silenzio.

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Vampiri 2.0
VampireJulia è una vampira del ventunesimo secolo. È cinica, egoista e viziata. Lei e la sua famiglia sono molto distanti dagli stereotipi tramandati per secoli sui vampiri. Julia è più conservatrice, a differenza della sua famiglia, liberale e aperta agli...