La luce dell'alba faceva capolino dalle grate della finestra.
Io avevo la testa appoggiata sul petto di Alan e, nel frattempo, accarezzava le sue costole con la punta delle dita.
Lui dormiva. Io scrutavo il suo corpo da una prospettiva del tutto inedita per me.
Mentre osservavo ogni centimetro del suo essere mortale, notai una cicatrice sul fianco sinistro. Non potei fare a meno di domandarmi quale storia ci fosse dietro. Accarezzandogli il fianco, sul punto dell'oscura traccia, lui si svegliò.
Ancora con gli occhi immersi nel sonno, vedendomi sul suo volto si palesò un dolce sorriso. Quel suo modo di fare mi fece sentire bene, percepì un senso di serenità.
«Buongiorno», mi disse. Poi, mi diede un bacio sulla fronte.
In quel momento, mi chiesi a quante donne prima di me avesse detto "buongiorno". Al tal pensiero, mi rattristai.
«Cosa c'è?», mi domandò, vedendo la mia espressione mutare.
«Niente», risposi freddamente e con distacco.
«Avanti… Dimmi che succede?», continuò lui, percependo che ci fosse qualcosa che mi turbasse.
Io rimasi in silenzio.
Lui, allora, mi riggirò di scatto e mi diede un lungo bacio.
Sopra di me, intanto che mi teneva i polsi con le mani e le nostre lingue si intrecciavano senza concedermi respiro, pensai che anche senza succhiargli il sangue, Alan aveva un buon sapore.
Dopo quel momento passionale, mi guardò dritto negli occhi e disse: «Non ti lascio finché non mi dici cosa c'è che non va».
«Guarda che sono molto più forte di te», risposi «Se volessi, potrei farti molto male».
Alan continuò a guardarmi senza esitazione. Nel suo sguardo non c'era alcun barlume di paura o tentennamento.
«Non ti faccio male solo perché sei il mio servo e mi sei utile», continuai «Non ti permettere di parlare in questo modo alla tua padrona».
Lui non accennò la minima titubanza né incertezza.
«Ti ordinò di lasciarmi», intimai con voce tremula.
La sua presa dimostrava fermezza, ma non mi stava facendo male. Il modo in cui mi fissava faceva crescere in me un senso di agitazione e imbarazzo.
Credo di essere un po' arrossirà ad un certo punto.
Distolsi lo sguardo dal suo voltando la testa. Infine, dopo qualche minuto di silenzio, chiesi sottovoce: «Quante?».
«Cosa?», domandò lui a sua volta.
Io non risposi.
«"Quante" cosa?», insistette.
Mi voltai di scatto in un attimo di impeto e gli urlai: «A quante hai già detto "buongiorno"?».
Lui mi fissò con stupore e poi scoppiò a ridere lasciandomi i polsi.
«Cosa ridi?», esordì io irritata.
«Scusami», rispose «Non immaginavo potesse essere questo il problema», continuò cercando di trattenere il suo divertimento.
Io ero furiosa.
«Non credevo che fossi il tipo che si fa questi problemi. So che sei possessiva, ma non speravo che fossi anche gelosa», concluse.
«Io possessiva…», controbbattei.
«Avresti il coraggio di negarlo?», chiese ironicamente.
«Ma… Come ti permetti. Io prendo ciò che è mio, punto e basta.», risposi.
«Appunto. Sei possessiva», affermò sorridendo.
Non riuscivo a venir fuori da quella conversazione.
Inoltre, che voleva dire con "non speravo che fossi anche gelosa"? Desiderava che fossi gelosa di lui? Gli faceva piacere? Ero profondamente confusa.
Mentre ero assorta nei miei pensieri, in una confusione di emozioni, lui disse qualcosa che non dimenticherò mai: «Mi piace anche questo lato del tuo carattere».
Per la prima volta io e Alan stavamo comunicando le nostre emozioni, senza filtri e in modo sincero.

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Vampiri 2.0
VampirosJulia è una vampira del ventunesimo secolo. È cinica, egoista e viziata. Lei e la sua famiglia sono molto distanti dagli stereotipi tramandati per secoli sui vampiri. Julia è più conservatrice, a differenza della sua famiglia, liberale e aperta agli...