Capitolo 13.

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Continuavo a sentirmi strana. Anche Melinda se ne era accorta e mi tempestava di:"Stai bene?","Posso fare qualcosa per te?" Ogni due minuti. Sembrava mia madre. 

In ogni modo,di loro chiamate non c'era traccia e io cominciavo a preoccuparmi non solo per la mia salute,ma anche per Jason, gli altri e...quella. Candace. Ecco come si chiamava. Sentivo una fitta dentro ogni volta che pensavo a loro due insieme. Era sicuramente gelosia e io dovevo piantarla di preoccuparmi continuamente, ormai facevano parte della mia vita passata.  Avrei ricominciato la vita che avevo lasciato incompleta a Londra, avrei cercato un impiego e avrei aiutato mia sorella. Avevo già programmato tutto. Mentre pensavo,la sensazione di malattia aumentava. Presi il termometro che Melinda mi aveva lasciato sul comodino e misurai la febbre. Rimasi a bocca aperta quando vidi che il termometro segnava 39. Come avevo fatto a prendere la febbre così alta? Non mi ero neppure esposta a correnti fredde!

 Mi decisi:presi il telefono.  Dovevo chiamarlo. Dovevo chiedergli perché mi sentivo così. Composi il numero e attesi. Le mani tremvano. Il cuore batteva a mille. Ero agitata all'idea di chiamarlo.

-Pronto?-disse.

-Jason.-dissi a bassa voce. Non riuscivo a crederci.

-No, sono Candace. Puoi dire a me se vuoi.-disse la ragazza dall'altra parte del telefono.

Mandai giù le lacrime con fatica. -Ok...ehm...digli che Lucy Kiley ha chiamato.-

-Ok. Glielo dirò.-

-Ah e digli di non richiamarmi. Tanto non servirà a nulla perché non risponderò.-dissi e poi riattaccai.

Fu allora che feci la cosa per la quale quasi persi la vita.

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