18.

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Una doccia calda.
Era ciò di cui avevo bisogno.
Come al solito passavo almeno quindici minuti in doccia. Mi rilassava e mi ripuliva un po' la mente.
Poi avrei voluto prepararmi per bene per vedere per la prima volta suonare in un locale dal vivo i Måneskin. Avevo già avuto occasione di ascoltarli insieme ma mai sopra un palco.
Era un evento speciale sia per me che per loro.

"Tesoro io sto uscendo! Non so quanto ci metterò. Potrei rientrare tra dieci minuti come potrei rientrare tra un'ora. A dopo" urlò mia madre dalla cucina.
"Okay" urlai più forte in modo da farmi sentire anche con il rumore dell'acqua che scendeva chiassosamente.

Rimasi per altri dieci minuti sotto la doccia.
Mi avvolsi in un asciugamano che copriva tutto il mio corpo e uscii dal bagno lasciando uscire tutto il vapore accumulatosi all'interno della stanza.
Strofinai i capelli con un'altro asciugamano in modo da non farli gocciolare in giro per la casa.
Avevo circa un'ora e un quarto prima che i ragazzi arrivassero quindi avrei avuto tutto il tempo per prepararmi come si deve.
Il campanello interruppe bruscamente i miei piani.
Pensai subito al ritorno di mia madre.
Come aveva detto lei avrebbe anche potuto metterci dieci minuti ma non credevo letteralmente.
Mi precipitai ad aprire ma non appena aprii mi ritrovai davanti Thomas.

Rimaneva lì a fissarmi attentamente mentre le mie guance diventavano dello stesso colore del vestito che avrei voluto indossare quella sera e le mie mani stringevano ancora di più la presa sull'asciugamano.

"H-hey io sono venuto perché sono pronto da un bel po' e i ragazzi arriveranno solo tra un'ora, quindi ho pensato di passare quest'ora con te ma forse non è..." disse visibilmente imbarazzato.
"Dai entra. Puoi stare in camera mia, io arrivo subito" lo interruppi.
Non appena entrò richiusi la porta e mi diressi verso il bagno, dove misi le prime cose che trovai.

"Ahh ma dov'è? L'avevo lasciato qua" mi lamentai entrando in stanza.
"Cosa cerchi?" chiese Thomas alzandosi dal letto dove era rimasto seduto per gli ultimi cinque minuti.
Mi voltai verso di lui.
"Quel vestito che..."
Mi interruppi non appena mi accorsi di essere in pantaloncini e reggiseno.
In bagno non avevo trovato altro che l'intimo e quel paio di vecchi pantaloncini blu quindi dovetti per forza rientrare in stanza così.
I suoi occhi percorsero le curve del mio corpo lentamente come se stesse analizzando ogni centimetro di me.
Si soffermava su ogni curva, ogni angolo.
"Io... io stavo cercando quel vestito rosso che avevo messo un po' di tempo fa per uscire con te e i ragazzi" continuai facendo in modo che il suo sguardo tornasse sui miei occhi.
"Perché non metti quello nero?"
"Questo?" lo tirai fuori dall'armadio.
"Si, ti sta benissimo e mi piace tantissimo"

Guardai attentamente per qualche secondo quel vestito nero che usavo raramente.
Lo scollo non era troppo profondo ma lo era sul retro ed era anche abbastanza corto.
Era un po' eccessivo per i miei gusti, e non sapevo ancora il motivo per il quale si trovasse nel mio armadio.
"Lo metto solamente per te" conclusi accontentandolo.
"Ne sono onorato" disse con aria soddisfatta facendomi ridere.

"Senti puoi chiudere la zip?" gli chiesi rientrando in stanza,una volta messo il vestito, sedendomi accanto a lui che si era nuovamente accomodato sul letto.
Annuì solamente.

"Grazie" sorrisi.
"Di niente" sorrise prima di avvicinarsi, senza lasciarmi il tempo di dire nulla e posare le labbra sulle mie, come avesse resistito anche troppo tempo senza baciarmi. Fece, poi, presa sui miei fianchi per spostarmi sulle sue gambe mentre io accarezzavo delicatamente i suoi capelli.

"Non sei più infetto vero?" gli chiesi non appena ci staccammo ricordandomi del suo raffreddore.
"Non lo sono" sorrise, "E anche se lo fossi, non avresti scampo." continuò per poi fiondarsi nuovamente sulle mie labbra, impedendomi di rispondere.

The night is still young | Thomas Raggi |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora