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"Finalmente!" esclamai non appena riuscii a chiudere la mia piccola e storica valigia nera che mi aveva accompagnato in tutti i miei pochi viaggi fatti.

Scesi le scale trascinando a fatica la piccola valigia che nonostante le piccole dimensioni pesava quanto un macigno.
Thomas si era offerto di passare la mattinata con me per poi accompagnarmi il pomeriggio in stazione dove avrei preso il treno per Fiumicino.

Non appena sentii il campanello attraversai velocemente il piccolo corridoio buio, rigirandomi a guardare la casa che non avrei rivisto per una settimana, e arrivai alla porta.

"Hey Thom" sorrisi.
"Ciao tesò" si sporse verso di me e mi lasciò un bacio sulla guancia.
Chiusi la porta alle mie spalle e presi la chiave mettendola, poi, in tasca.
"Te la porto io?" mi chiese il biondo riferendosi alla valigia.
"Tranquillo la tengo io"
"Insisto"
"Non ce n'è bisogno davvero... ma grazie comunque"
"Va bene" sorrise.

"Abbiamo più di quattro ore" mormorò guardando l'orario sul suo cellulare, "Ti va un gelato?" chiese poi voltandosi verso di me dopo aver rimesso a posto il telefono.
"A dicembre?" ridacchiai.
"Perché no?"
"Mah si dai" accettai alla fine.
Entrammo in quel bar dove sempre da piccoli andavamo.
Non era cambiato di una virgola in tutti questi anni ed era proprio come lo ricordavo io.

"Bella idea il gelato al cioccolato" mormorai non appena Thomas mi fece notare di essermi sporcata di cioccolata.
"Ne ho ancora?"
"Mh-mh" annuì.
"Dove?"
"Qua" rispose prima di portare il mio viso più vicino al suo e baciarmi.
Bacio che sapeva di cioccolato, fragola, il gusto di gelato che non si era mai deciso a cambiare, e anche d'amore.

"Sei un imbroglione" risi non appena ci staccammo.
"Forse lo sono... forse no" sussurrò con falsa voce misteriosa.
"Dai cretino, sono sporca o no?" ridacchiai. Mi sorrise per poi limitarsi a scuotere la testa.

"Facciamo una passeggiata?" chiese poco dopo aver finito il gelato.
"Per me va bene" sorrisi alzandomi dalla panchina dov'eravamo rimasti tutto il tempo.

Camminavamo tra il leggero venticello fresco che scompigliava i miei capelli mentre la sua mano stringeva forte la mia.
Vedere il cambiamento fatto in questi mesi, mentre il mondo accanto a noi rimaneva lo stesso di sempre, era strano.
Eh già, il mondo non cambiava mai, la nostra città rimaneva la stessa mentre il nostro rapporto diventava sempre più affiatato.
Senza quel bacio inaspettato quel giorno a casa mia non ci sarebbe stato nulla di tutto ciò.

Le nuvole bianche che coprivano il cielo un po' spento del primo pomeriggio, attraversavano lentamente il cielo.

"Il treno è fra quindici minuti" sospirai non appena vidi l'orario sul mio vecchio orologio che mettevo raramente.
"Ci conviene andare allora"

Entrammo nella più grande stazione d'Italia per poi aspettare quei quindici minuti che sembravano volare via come niente.

<<Treno diretto a Stazione Parco Leonardo in arrivo a Roma Termini>>

"È il mio treno" avanzai verso il binario.
"Stai attenta e non parlare agli sconosciuti" si raccomandò riferendosi al fatto che avrei viaggiato da sola.
I miei genitori erano partiti il giorno prima lasciandomi nelle mani di mia cugina Camille che sarebbe venuta a prendermi non appena arrivata a Fiumicino.

"Mi sembri mia madre, sai?" ridacchiai.
"Ma non lo sono" sorrise prima di avvicinarsi e poggiare le labbra sulle mie facendo scivolare lentamente le mani sul mio fondoschiena per avvicinarmi ulteriormente a sé.

"Thom ci guardano tutti" ridacchiai non appena ci staccammo.
"Lasciali guardare...vuol dire che siamo belli" sorrise per poi unire le nostre labbra nuovamente in un lungo bacio che durò fino a quando il treno non si fermò proprio davanti a noi.

"Ora devo andare" sorrisi.
"Mandami un messaggio appena arrivi" lasciò una carezza sulla mia guancia.
"Lo farò... Ciao Thom"
"Ciao tesò"

Mi allontanai per poi entrare nel treno che stranamente non era molto affollato.
La poca gente che c'era stava al computer o al telefono, qualcuno invece dormiva.
Trovai un posto libero e subito lo occupai mettendo nel sedile di fianco al mio la valigia.
Poggiai la testa contro il finestrino poco prima che il treno entrasse lentamente in movimento.

Tutto mi scorreva davanti velocemente mentre Ho Hey dei The lumineers faceva da colonna sonora nei miei auricolari bianchi.

Took a bus to chinatown
I'd be standin' on canal
And Bowery
She'd be standin' next to me
I belong with you, you belong with me, you're my sweetheart...
I belong with you, you belong with me, you're my sweetheart...


"Fab!" urlò Camille non appena mi vide.
Scorsi subito tra la gente che scendeva dal treno la sua esile figura e i suoi capelli neri con le punte verdi riconoscibili da lontano.
Le corsi in contro abbracciandola talmente forte da farla barcollare.
Non ci vedevamo da quasi un'anno. Lei per me era come la sorella maggiore che non avevo mai avuto.
Ci sentivamo spesso al telefono ma nonostante ciò non vedevo l'ora di abbracciarla forte.

"Che mi racconti?" chiese una volta salite nella sua nuova macchina che aveva da poco ricevuto in regalo dai suoi genitori.
"Tutto come al solito, tu?" sorrisi.
"Mah tutto bene a parte i cumuli di roba da studiare... Neanche per le vacanze si può stare in pace" sbuffò.
"Ti capisco" ridacchiai.
"E quel ragazzo di cui mi hai parlato? Thomas vero? Come va con lui?" chiese poi sorridente.
"Non potrebbe andare meglio"
"Un giorno me lo farai conoscere"
"Di sicuro"

"Bene, ci siamo!" mormorò una volta parcheggiata la macchina.

La casa di campagna dei nonni.
Ogni Natale la nostra famiglia si riuniva qua — dove molti dei miei ricordi si trovavano — per festeggiare insieme.
Il paesaggio verde con le colline facevano da sfondo alla casetta in legno incorniciata da due alberi di eucalipto enormi che da sempre erano lì.
Forse mi avrebbe fatto bene staccare per un po' dalla vita di città di sempre.

Dopo i vari saluti alle poche zie che avevo e ai cugini più piccoli salii seguita da Camille nella stanza dove da piccole dormivamo insieme nei weekend.
Tutto era come l'avevo lasciato un po' di tempo prima.
Mi riavvicinai alle vecchie foto di noi da piccole insieme a nostra nonna.
Per qualche momento mi sembrava ancora di sentire la sua voce calda che ci chiedeva cosa volessimo per merenda mentre lei si affacciava alla porta della camera.
Un piccolo accenno di sorriso spuntò sul mio viso.

Mi allontanai da quelle foto e andai a prendere prendere la valigia per iniziare a svuotarla per poi buttarmi sopra quel morbido letto dal piumone arancione colmo di ricordi.


***

The night is still young | Thomas Raggi |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora