7.

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"Tesò svegliati!"
"Tesò!"
"Thomas che cavolo vuoi?" mi lamentai rigirandomi nel letto.
"Devi alzarti, siamo in ritardo"
"Quanto in ritardo?"
"Beh... abbastanza"
Presi il telefono dal comodino e controllai l'orario.
Mi alzai di scatto con una velocità che in una mattina qualunque mi sarei sognata di avere.
"Ma perché non mi hai svegliato prima?" borbottai nervosamente.
"Dormivi come un angioletto. Mi sarei sentito in colpa a morte a svegliarti"
"Ahh Thomas"
Presi dei vestiti a caso dall'armadio, entrai in bagno e mi cambiai.

"Se vuoi chiedo a mia madre se ci da un passaggio" mi propose.  
"Si, grazie" urlai da dentro il bagno, poco prima di uscire e prendere lo zaino.

"Vado a prendere lo zaino, e chiedo a mia madre se ci da un passaggio" mi avvisò una volta davanti alla porta di casa sua.
"Perfetto"
"Vieni anche tu?" chiese soffermandosi  sulla soglia della porta.
"Va bene"
Entrai dentro casa Raggi, salutando sua madre che si limitò a rispondere con un "certo" alla richiesta di un passaggio.


Salimmo le scale ed entrammo in classe dove per fortuna, la prof non c'era ancora.
Notai Elisa poggiata al termosifone così mi avvicinai a lei.
"Ehi" mi salutò.
Thomas si avvicinò a Elisa.
"Stai attenta... qua qualcuno è di pessimo umore" sussurrò.
Con molta eleganza alzai il dito medio, gesto ricambiato solo da un sorrisetto.
"Che succede?" rise.
"Niente tranquilla" ridacchiai spostando lo sguardo da Thomas a lei.
"Hai sentito?"
"Cosa?"
"Damiano, vuole chiederti di uscire..." sorrise.
"CHI?"
"Quello di quarta. Alto, capelli scuri"
"Ah... Carino da parte sua ma... no" risposi subito.
"Che gli dirai?"
"Di no. Non gli ho mai parlato in vita mia, non lo conosco, anzi è già tanto se qualche volta lo vedo accanto alle macchinette"
"Io ci penserei" mi disse Elisa.
"Mh" mormorai.

La professoressa parlava e parlava ma per me era quasi come se le sue parole non esistessero.
Le mie orecchie tagliavano fuori la sua voce e lasciavano spazio soltanto ai miei pensieri.
Pensavo al "io ci penserei" dettomi da Elisa prima dell'inizio della lezione.
Ci avrei veramente dovuto pensare?

Finalmente la campanella d'inizio ricreazione interruppe i pensieri che mi tormentavano da due ore.
Mi alzai dal mio posto e vidi Thomas venirmi in contro.
"Sembri avere la testa fra le nuvole... che c'è?"
"Elisa prima mi ha detto che... quel tizio di quarta, Damiano vuole chiedermi di uscire..." gli spiegai.
"Come scusa? Damiano? E tu non ci starai mica pensando su, vero?" disse tutto d'un fiato con tono quasi scioccato.
"Non lo so. Non gli ho mai parlato in vita mia"
"No. No. No. Devi assolutamente dirgli di no" esclamò facendomi sorridere.
"Sei geloso Thom?"
"Cosa? Non dire fesserie tesò" si affrettò a rispondere.
"Va bene credo che gli dirò di no... caro signor gelosone"
"Dai non sono geloso" insisté.
"Se lo dici tu" ridacchiai poco prima di dirigermi verso le macchinette per un caffè.

"Hey" sentii dire da una voce abbastanza roca e calda.
Alzai lo sguardo ritrovandomi davanti il famoso Damiano.
Non gli avevo mai parlato in vita mia e soprattutto non avevo mai visto bene il suo viso da vicino. Aveva le guance scavate e uno sguardo tagliente.
"Ciao" salutai timidamente riportando lo sguardo sulla macchinetta.
"Ti vedo sempre qui" continuò.
"Si, anche io ti vedo spesso"
In quel momento sentii prendermi la mano.
"Scusami Damiano, ma devo proprio rubartela"

"Thomas che fai?" chiesi mentre camminavamo per il corridoio ancora a mano presa.
"Ti salvo"
"Mi sembra che tu sia veramente geloso Thom" gli dissi guadagnandomi un'occhiataccia.
"Perché fai così, gli avrei detto in ogni caso di no, lo sai" continuai.
Non mi rispose.
In quel momento la campana di fine ricreazione suonò.
"Non ho neanche preso il mio caffè" sbuffai.
"Non lagnarti tesò su"
Mi limitai ad alzare per la seconda volta in una giornata il dito medio.

***

The night is still young | Thomas Raggi |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora