Killer Queen

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Credo che tutti noi abbiano nella propria memoria olfattiva un misto di odore di gesso, detergente per i vetri e caffè scadente della macchinette come odori ricollegabili alla vita scolastica. Quei tipi di odori che ti fanno storcere il naso non appena apri la porta d'ingresso del liceo. Io, però, inspiro quell'odore, come se mi permettesse di entrare nel personaggio che devo essere qui dentro. Tutte noi, da piccole, abbiamo sognato di essere la ragazza popolare e benvoluta, quella bella, impeccabile, adorata da chiunque. Posso affermare, dopo aver scalato la vetta, che è una grande seccatura. Cerco ancora di comprendere cosa si aspettino che io faccia. Non sono in grado di cambiare la vita altrui con uno schiocco di dita, eppure vengo ammirata come fossi una sottospecie di divinità. Anzi no, più come una regina.

Killer Queen.

Seduta sul suo trono, aspettando che qualcuno provi a spodestarla. Devo ancora capire, esattamente, come io mi sia meritata questo titolo, ma aggiungere carne al fuoco è ciò che mi serve in questo particolare momento della mia vita. É necessario per non abbassare lo sguardo.

Stampo il sorriso più radioso di cui sono capace, e scrollo i lunghi capelli rossi, prima di cominciare a camminare nella mia passerella, vuota da ogni tipo di ingombro. Lo sguardo alto, ma che lancia sguardi fugaci alle persone accanto a me, osservando gli esemplari di liceali che mi circondano. Darwin parlava di selezione naturale: è quel fenomeno per il quale gli individui che non possiedono più le caratteristiche idonee alla sopravvivenza, piano piano spariscono, non riuscendo a vivere. Il liceo funziona allo stesso modo. Devi sopravvivere, farti le ossa e devi evolvere giorno per giorno. Altrimenti ti calpestano. É per questo che sono in vetta, ed osservo tutti dall'alto, con la corona in testa. A volte è meglio calpestare, che essere calpestato. E so bene che sia un pensiero ignobile, che il mondo non dovrebbe funzionare così, ma sappiamo tutti come funzioni in realtà: devi lottare per restare a galla e non farti afferrare per un piede. Questo significa tenere il mento alto e lasciare che tutte le dicerie su di te ti scivolino addosso. Almeno in pubblico. Poi, a casa tua, nella tua stanza, puoi levarti quella maschera che indossi tutti i giorni. Basta che nessuno lo sappia. Ci sono molti modi orribili in cui funziona il mondo, come ad esempio, il fatto che le persone usino tutto ciò che sanno su di te per renderti la vita un inferno. I modi per evitarlo sono essenzialmente due: imparare a dare poco peso, a lasciare che parlino, o evitare di far sapere chi sei. Io, per sicurezza, ho imparato a fare entrambe le cose. La regina non deve mostrare debolezze. Altrimenti cade dal trono.

Mi avvio verso l'aula di matematica, sedendomi al solito posto vicino alla finestra, dalla quale si mostra la giornata soleggiata che rende allegra la nostra San Francisco, salutando la mia migliore amica Abigal, intenta a leggere un libro. Mi sporgo a leggere il titolo: "Come conquistare uno sugar daddy"

Sospiro, alzando gli occhi al cielo, e mi siedo accanto a lei.

«Ciao Abby » le sorrido, sfilando il quaderno per gli appunti dalla mia borsa, ed appoggiandolo sul banco.

La mia amica chiude il libro sospirando.

«Niente, non ce la farò mai a fare la mantenuta con stile»

«Abigal ti prego, smettila di leggere quelle porcherie e concentrati sul tuo futuro» le dico, forse troppo dura, ma lei sa bene come sono: diretta, fredda, calcolatrice.

Niente spazio ai sentimenti. Almeno, questo è ciò che appare.

«Kate non ce la farò mai a diplomarmi, questo è il mio piano B» sbotta lei, facendomi scuotere il capo.

«Sai bene che se hai bisogno di aiuto, basta chiedere a me»

Abigal appoggia la fronte sul banco e io la guardo, divertita.

Stars Align// Calum HoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora