(Kate)
«Come diamine mi hai vestita?»
«Tu come mi hai vestito!»
Io e Calum ci indichiamo a vicenda davanti agli armadietti della scuola, entrambi con la bocca spalancata ed entrambi adirati verso l'altro.
«Perché? Ho indossato una camicia e dei pantaloni» rispondo, non capendo cosa ci sia di male nella mia scelta.
«Una camicia» Calum mi guarda alzando un sopracciglio.
«E quando mai ne indosso una? E poi, dove cavolo l'hai trovata?»
«Perché io quando mai indosso una tuta da ginnastica?» sibilo arrabbiata. Osservo mogia il mio corpo fasciato da una felpa larga verde oliva e da un paio di pantaloni da ginnastica scuri. Appoggio la fronte all'armadietto di Calum, per il quale sono dovuta andare in segreteria dicendo che mi sono dimenticata la combinazione. La segretaria mi ha guardata con sospetto, chiedendosi se fossi uno studente di questa scuola, e capisco perfettamente il suo dubbio, dato che Calum salta lezioni un giorno sì e l'altro pure.
«Oh lo so che non le metti. L'ho fatto apposta» mi schernisce Calum divertito.
«Non ti sei nemmeno truccato» mi lamento io, osservando il volto pallido con stampato un sorrisetto.
Sono abbastanza convinta che Calum non sarà mai d'aiuto per questa situazione e la cosa sta cominciando a mettermi ansia. La mia carriera da regina è spacciata.
«Ciao Kate»
Stringo i denti trattenendo l'istinto di non rispondere, ed osservo delle ragazze del secondo anno camminare per il corridoio e salutarmi (salutare Calum) con un sorriso di gratitudine: devono essere le ragazze che ho aiutato a studiare qualche settimana fa.
«Bella, come butta?» osservo con disperazione e la voglia di sbattere la testa da qualche parte Calum alzare il braccio con un sorriso, pronto per dare il cinque. Le ragazze lo guardano stranite, prima di sparire nel corridoio.
Gemo quando vedo Abigal camminare verso di noi e capisco che sarà una giornata lunga ed infernale.
La mia amica mora guarda prima Calum, poi me, sospettosa.
«Ciao Kate» dice lentamente, tenendo lo sguardo su di me, come in attesa di una spiegazione. Sa perfettamente che non condividerei nemmeno l'aria che respiro con Calum Hood, figuriamoci essere a pochi centimetri di distanza.
«Ah sì sei la ragazza quella sempre sedut-» non lascio finire Calum e gli calpesto un piede, scusandomi con il mio stesso corpo, e lo osservo soddisfatta mentre saltella con un piede e mi lancia occhiate fulminanti.
«Ciao, ehm, Abigal giusto?» saluto tranquillamente la mia amica, lanciando un'occhiata a Calum.
«Sì» afferma la mia amica, sempre sospettosa, tenendo lo sguardo su di me. Mi guardo attorno ed osservo Luke entrare dalla porta d'ingresso.
«Ah Luke!» lo saluto rigidamente, perché ho più voglia di prenderlo a pugni che altro, e mi allontano, salvandomi dall'imbarazzo.
Il biondo mi guarda e sorride.
«Buongiorno» mi saluta allegro ma io lo fulmino con lo sguardo.
«Buongiorno cosa che la mia vita è un trauma!» sibilo, allontanandomi con lui verso l'aula di lingue. Ho dovuto chiedere anche l'orario delle lezioni perché Calum non ne ha mai avuto uno ed entrava spesso nelle aule a caso. Questo spiega molte cose.
«Tu non puoi capire il trauma che ho subito» piagnucolo, cercando di non farmi vedere troppo dalle persone attorno a me.
«Ho dovuto...fare pipì» mormoro piano, rabbrividendo. Però, devo ammettere, che per gli uomini è veramente facile. Insomma, è come tenere un mirino in mano, mentre noi povere vagino-munite dobbiamo andare totalmente ad intuito e percezione.
STAI LEGGENDO
Stars Align// Calum Hood
Fanfiction"Mi volto e caccio un urlo: davanti a me ci sono io. Ovvero, il mio corpo, che si sta toccando i capelli, i vestiti, che si guarda le mani. Io faccio lo stesso: mani grandi, dita lunghe, carnagione olivastra. Mi tocco la testa e, con orrore, realizz...