(Kate)
«Ho una cosa per te» dico ad un tratto, interrompendo il silenzio. Calum mi osserva perplesso, curvando il capo con curiosità. Sciolgo la stretta delle nostre mani, a malavoglia, e afferro lo zaino che avevo abbandonato a terra appena entrati in aula. Lo apro ed afferro il quaderno che Calum bramava così tanto riavere. I suoi occhi si spalancano e lo afferra con entrambe le mani.
«Grazie» dice. Sembra contento. Stringo le spalle, come a dire "non è nulla". Infondo avevamo fatto un patto, anche se muoio dalla curiosità di sapere che cosa c'è scritto.
«Non lo hai letto, vero?» mi chiede sospettoso. Scuoto il capo.
«Ammetto di aver avuto la tentazione di farlo» dico pacatamente «Ma non l'ho fatto»
Calum annuisce e rigira il quaderno tra le mani.
«Bhe grazie» lo appoggia accanto a sé, per poi dondolare le gambe.
«Senti» ricomincia Calum. Non l'ho mai sentito parlare così tanto come oggi, ma la sua voce non mi infastidisce per nulla. Ah, già, è la mia di voce.
«Sì, dimmi»
«Ti fidi di Luke?» mi chiede deciso. Sobbalzo: non mi aspettavo di certo una domanda del genere. Ci penso su, cercando di allineare tutte le conoscenze che ho del biondino: poche, in realtà.
Scuoto il capo:
«Non lo so» dico, scostando un ciuffo di capelli con le dita. Non so nemmeno bene chi sia davvero. Eppure, ci stiamo fidando ciecamente di lui, di quello che ci sta dicendo. Anche se ci dice molto poco.
«Tu cosa pensi?» chiedo, alla ricerca di un appiglio. È difficile ammetterlo, ma ogni giorno non ho idea di come dovrei mettere i piedi per poter camminare. È come se dovessi pensare mille volte meglio come dovrei fare un passo, rispetto a come facevo quando ero me, ma sbaglio comunque.
Sento Calum sospirare.
«Da ciò che sappiamo, non dovremmo fidarci di lui. Eppure ci cadiamo. E, ciò che dice, è spesso corretto no?» Calum mi guarda negli occhi, e io annuisco.
«Lui sa come farci tornare alla normalità» parla ancora, portando il suo sguardo verso il soffitto «Ma non ce lo vuole dire»
Sospiro, annuendo. Certo, lo sospettavo anche io. Ma cosa vuole da noi? Cosa possiamo fare, se siamo solo due ragazzi sfortunati?
«Calum io...» vorrei dire che sarebbe ora di andarcene. Sono passate diverse ore, e la parte di me che tutti conoscono sta tremando per aver saltato tutte le lezioni della giornata. Ma, in questa aula, sento una sensazione di sicurezza che non voglio lasciar andare. Deglutisco: cosa mi sta succedendo?
Sposto lo sguardo dagli occhi che mi stanno fissando agli strumenti appoggiati al muro.
«Venivi sempre qui quando eri nel tuo corpo?» chiedo, guardandomi meglio attorno.
Calum annuisce, alzandosi dal banco su cui siamo seduti da ore, stiracchiandosi.
«Solitamente suono il basso» mi spiega ma, al suo posto, afferra una chitarra. «Però mi piace molto suonare la chitarra classica ultimamente» la osserva e sorride. Sono curiosa di vedere quanto sarei carina suonando una chitarra.
«Potresti suonare qualcosa?» chiedo, accavallando le gambe.
Calum annuisce.
«Sicuro»
Si risiede di nuovo, a gambe incrociate, posizionandosi davanti a me. Prova qualche accordo e poi mi guarda, per cominciare a suonare. Suona una canzone che non conosco, con le labbra chiuse in una linea sottile. È bravo. Pizzica le corde come se fosse la cosa più naturale del mondo. Ha un enorme talento. E, sono convinta, che se fosse nel suo corpo potrebbe fare ancora meglio.
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Stars Align// Calum Hood
Fanfiction"Mi volto e caccio un urlo: davanti a me ci sono io. Ovvero, il mio corpo, che si sta toccando i capelli, i vestiti, che si guarda le mani. Io faccio lo stesso: mani grandi, dita lunghe, carnagione olivastra. Mi tocco la testa e, con orrore, realizz...