Epilogo

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(Calum)

«Bene, basta così»

Osservo il professor Billie (che mi ricorda sorprendentemente Billie Joe Armstrong, il che mi fa venire il dubbio che non si chiami davvero così, ma che sia una sorta di omaggio) che ci sorride.

«Ottimo lavoro, Calum. Con quel basso sei fenomenale. Sono contento di averti a bordo!» mi sorride e io gongolo internamente. È una bella sensazione quando ti rendi conto che qualcuno apprezza quello che fai. Sistemo il basso nella sua custodia e la chiudo, uscendo dall'aula 27 con un sorriso tra le labbra. Strizzo gli occhi per il sole basso che entra dalle finestre e quasi non mi accorgo di qualcuno che mi sta aspettando, seduto sulle scale. Sorrido e mi avvicino, sedendomi a mia volta.

«Mi aspettavi?» chiedo retorico, facendola sobbalzare. I suoi occhi scuri incontrano i miei e la osservo togliersi gli auricolari, imbronciata.

«Mi hai fatto morire di paura!» si lamenta lei, dandomi una leggera spinta. Rido, divertito.

«A domani Cal!» mi saluta una ragazza bionda. Non ho ancora imparato il suo nome, ma mi saluta sempre, quindi ricambio. La guardo allontanarsi con la custodia della chitarra tra le mani.

«Allora?» mi chiede Kate, facendomi voltare verso di lei. «L'hai finita?» sembra raggiante. In tutta risposta, apro la tasca della custodia del basso e prendo il mio quaderno nero. Glielo porgo, senza dire nulla. Lei lo apre, sorridente.

«La storia che non conosci» legge piano, con un sorriso. Rimane in silenzio, mentre i suoi occhi scorrono le pagine. Poi li rialza e mi sorride.

«è stupenda! L'hai proposta alla banda? Potreste cantarla alla cerimonia per il diploma!» esclama, ridandomi il quaderno. Ma io scuoto il capo, facendola corrucciare.

«No» rispondo.

«Ma perché?» si lamenta lei, portando una ciocca di capelli rossi dietro all'orecchio.

Io guardo davanti a me, senza perdere il sorriso.

«Voglio rimanga solo nostra. Mia, tua e di Luke, ovunque lui sia»

Ci ricordiamo tutto perfettamente. Non sappiamo come sia stato possibile, ma ci è stata data una nuova possibilità. Abbiamo ricominciato tutto da capo, cambiando strategia, ma non le carte in tavola. Mio padre non mi odia. Forse perché, questa volta, ho sempre dato il meglio che potevo, forse perché un padre così stronzo era parte della maledizione. Kate non ha potuto evitare la morte della madre, ma ha un padre, un bravissimo padre che tratta lei e suo fratello con i guanti. Non so se Brian esista o meno, ma né io né lei ci siamo mai avvicinati allo Smokies, e non siamo intenzionati a farlo. Quando ci siamo incontrati per la prima volta, ci siamo osservati, incerti se fosse stato un sogno o meno. Ma abbiamo capito subito che era successo davvero. E quindi, eccoci qui, seduti sui gradini della scuola, ad osservare il tramonto.

«Però è un peccato»

Mi volto a guardare Kate, che mi guarda stringendo le ginocchia al petto.

«Il mondo meriterebbe di sentirla» dice, ma non aggiunge altro e non credo l'abbia detto per convincermi, ma perché sentiva che era giusto dirmelo. Sospira e fruga nella borsa. Senza dirmi niente, mi porge una lettera.

«Cos'è?» chiedo, afferrandola.

Lei sorride ma non mi risponde.

La apro, curioso, e la leggo.

«Sei stata ammessa al College della California?» la guardo con un sorriso sulle labbra e lei annuisce, contenta.

«Ah congratulazioni!» d'impeto, mi sporgo verso di lei e la stringo a me.

«Sono fiero di te» le mormoro all'orecchio e la sento rilassarsi. Il suo respiro mi solletica l'orecchio, facendomi rabbrividire, ma è piacevole.

Mi allontano da lei e la guardo.

«è un po' lontano da qui» comincia lei, schiarendosi la voce «Però so che ci sono buoni corsi di musica» mi guarda speranzosa.

Rido, appoggiando le mani indietro.

«Lo so» dico poi, lanciandole uno sguardo «Ho controllato e aspettavo la tua lettera prima di iscrivermi»

I suoi occhi marroni si allargano, stupita.

«Avevi già controllato?» chiede, incredula. Kate è una ragazza davvero intelligente, ma è proprio scema a volte. Scuoto il capo e mi siedo composto, afferrando le sue mani candide appoggiate sopra alle sue ginocchia, fasciate da un paio di jeans bianchi.

«Dove vorresti andare senza di me?» mi porto le sue mani sulle mie labbra, e le bacio lentamente, mantenendo i miei occhi su di lei.

«Sai, non mi sembra quasi tu così» dice lei, facendomi corrucciare.

«Tu invece sei sempre tu» borbotto, avvicinandomi.

«Non è vero!» obietta lei «Non sono più una regina!»

«Diciamocelo pure: era una cosa stupida» alzo il sopracciglio, aspettandomi qualsiasi tipo di reazione offensiva. Ma lei sorride, annuendo.

«Lo era. E sono contenta di aver potuto ricominciare da capo ed essere me stessa, senza una maschera»

Annuisco: ne sono felice anche io.

Il suo telefono squilla e le lascio andare le mani, così che possa rispondere. Lo prende dalla borsa e lo porta all'orecchio.

«Papà?»

Rimane in silenzio per un po'.

«Sono a scuola, aspettavo Cal...dammi un attimo, arrivo!» riattacca, sospirando. «Meglio apprensivo che non averne uno» mormora, osservando lo schermo nero. Lo infila in tasca e si alza in piedi, e io con lei.

In silenzio scendiamo le scale, e io le afferro la mano senza dire nulla. Non c'è alcuna forza che ci impedisce di toccarmi, ormai.

«E Micheal? Come sta?» chiedo dopo un po'.

«Micheal ha trovato l'amore» dice teatralmente, facendomi ridere «Sai, il suo ragazzo mi ricorda Luke. Se non fosse che so che è una stella, penserei che sia tornato per vegliare su di noi» mi spiega, volgendo lo sguardo su di me.

Bhe, Luke era una sottospecie di stalker, non mi stupirei se fosse così.

Accompagno Kate fino al cancello di casa e mi fermo.

«Grazie per avermi accompagnata» mi sorride e non posso smettere di pensare a quanto siamo entrambi così diversi rispetto a quando avevamo la maledizione. La verità, è che non eravamo così incompatibili come credevamo. Semplicemente non potevamo conoscerci, perché qualcosa di superiore ce lo impediva.

«Nessun problema» sorrido, guardandola negli occhi.

«Kate» mi affretto a dire, prima che si volti per aprire il cancello. Lei mi rivolge uno sguardo perplesso. Mi chino verso di lei e porto il mio sguardo sulle sue labbra.

«Sto per baciarti» la avviso. Lei sorride.

«Credevo di non piacerti quanto tu piaci a me. Era ora» sussurra lei, facendomi ridere di nuovo. Chiudo gli occhi e appoggio le mie labbra sulle sue. Nella mia mente, compare un ricordo lontano: un pastore di buoi e una principessa che si incontrano sulle rive di un fiume.

«Kate!» ci stacchiamo bruscamente, spaventati, portando lo sguardo in alto verso la finestra della cucina. Suo padre ci guarda in cagnesco «Tu! Trattala bene mia figlia, o giuro che ti faccio il culo!» agita un mestolo minaccioso. Kate scoppia a ridere, buttandosi tra le mie braccia.

«Verrai a vedere la gara della banda?» le chiedo prima di darle un bacio sulla nuca.

«Ma esattamente» lei alza il capo e mi guarda con un sorrisetto sulle labbra «Dove pensi di andare senza di me?»

Stars Align// Calum HoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora