Deneb, Altair, Vega

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(Kate)

Mentre ci incamminiamo per tornare a scuola, ho la sensazione di aver vissuto tre giornate in una. Sono appena le due di pomeriggio e sono successe delle cose che hanno dell'incredibile. Certo, mio padre avrei preferito mille volte non vederlo, né oggi né mai. Lancio un'occhiata a Calum e sorrido involontariamente: quanto è assurda la situazione che stiamo vivendo. E quanto è assurdo che riusciamo a parlarci senza insultarci: ha dell'incredibile, non vi pare? E, mentre camminiamo, sento la voglia di prenderlo per mano, istinto che sopprimo stringendomi la mano sull'orlo della felpa. Non siamo una coppia, e mai lo saremo. So per certo che, non appena questa storia finirà -semmai finirà- io e lui torneremo degli estranei. E va bene così, forse è meglio per entrambi.

«Sei nervosa?» mi chiede cauto Calum.

Mi volto, sorpresa della domanda.

«No, in realtà no»

Lui mi fa un cenno con il capo e noto di come sto torturando l'orlo della felpa con le mani.

«Oh» lascio libere le mani e scrollo le spalle per tentare di rilassarmi.

Calum mi osserva ma non dice nulla, cambiando completamente discorso.

«Ma non vi stranisce avere del sangue che esce dalla vostra vagina per sette giorni al mese?» bofonchia, irritato.

Io ridacchio.

«Ci fai l'abitudine» rispondo io «è una cosa naturale. Sai che succede, è una rottura ma tanto non puoi farci nulla, quindi » scrollo le spalle.

«Che palle» borbotta lui.

Ridacchio ancora.

«Bhe è una buona scusa per far fare agli altri quelle che non vuoi fare tu»

Lui mi guarda in cagnesco.

«Chissà quante volte Mali mi ha fregato dicendomi che aveva il ciclo per farmi pulire la doccia piena di suoi capelli, quando in realtà non aveva voglia di farlo lei» borbotta,

Arrivati ai cancelli della scuola, mi fermo per un secondo, con l'idea, forse assurda, che sapere che cosa è successo ci riporterà effettivamente nei nostri corpi. L'idea di riavere me stessa al cento per cento mi elettrizza, e sento l'adrenalina invadermi il corpo.

«Andiamo?»

«Sei tu che ti sei fermata, stupida!» esclama Calum, alzando gli occhi al cielo.

Non lo ascolto e cammino alla ricerca di Luke. Ci facciamo largo tra gli studenti ancora in pausa pranzo e chi sta per tornare in classe, con la sola immagine di Luke nelle menti di entrambi.

«Proprio ora deve sparire» ringhio, dopo l'ennesimo giro del corridoio. È ovvio: quando cerchi una cosa non la trovi mai. Non sentendo Calum rispondermi, mi volto scocciata, e lo osservo mentre rimane immobile, pensieroso.

«Cosa c'è?» chiedo, petulante.

«Credo ci stia aspettando» mi risponde lui.

Lo osservo dubbiosa.

«Io ho idea che mi abbia mentito» ammetto, grattandomi la nuca.

Calum scuote il capo, determinato.

«Vieni» mi fa un cenno e camminiamo a ritroso per il corridoio, raggiungendo le scale che portano al piano di sopra. Calum si dirige verso l'aula 27 ma io lo fermo.

«No, credo ci sia ancora la banda della scuola!» provo a fermarlo allungando la mano, ma lui apre la porta. E, in un attimo, senza che io mi sia mossa, mi ritrovo lì dentro. Stropiccio gli occhi e mi guardo attorno: la stanza brilla, è luminosa come se fosse piena estate e sembra onirica. Forse sto sognando. Mi ritrovo seduta su un banco con Calum seduto vicino a me. Mi volto e sobbalzo notando Luke seduto sulla cattedra che ci sorride.

Stars Align// Calum HoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora