(Kate)
Quando rientro a casa Hood sono le dieci passate. Infilo le chiavi in tasca ed ascolto il ticchettio dell'orologio della cucina tenere il tempo, aspettandomi qualcosa, qualsiasi cosa. È probabile una sgridata, considerando che ore sono, che non ho avvisato a che ora sarei tornata. Entro silenziosamente in cucina, e mi rendo conto che non ho fame e che vorrei solo piangere. Mi siedo senza forze su una sedia, al buio, sola, con i pensieri che mi martellano, e la stanchezza della giornata che mi tormenta, facendo riemergere pensieri discordanti senza un filo logico a collegarli. Calum che entra in camera, la forza che ci divide, la punizione, nonna Prince, e quella sensazione così forte. La provo da anni, il solo vedere Calum la fa crescere in me, ma oggi era così forte da farmi mancare il fiato. Volevo prenderlo a pugni. Volevo fargli del male, spingerlo a terra. Mi afferro il polso destro, che sta tremando: ho avuto paura di me stessa. Da quanto sono Calum non riesco a capire nulla di ciò che mi succede, di ciò che provo e sento. Mi sembra tutto qualcosa di alieno. Sono sempre stata brava a risolvere problemi complicati. Ad una prima lettura, mi legavo i capelli in una crocchia, e cominciavo a rileggere lentamente, formulando già nella mia mente varie ipotesi su come procedere. Mi segnato tutto ai lati del libro con una matita in scrittura chiara, e riuscivo sempre a venirne a capo. Perché la vita non può funzionare allo stesso modo?
«Ah sei qui»
Alzo il capo ed osservo il padre di Calum entrare in cucina con aria annoiata, guardandomi appena prima di aprire il frigorifero ed afferrare una lattina. La apre e comincia a bere rumorosamente. Rimango in silenzio, attendendo che David dica qualcosa ma non sembra intenzionato a conversare con me. Butta la lattina finita ed attraversa la porta verso il soggiorno, senza dire una parola. Dovrei provare a dialogare? A provare un qualunque tipo di contatto anche se nessuno ha mai provato a farlo con me?
Mi volto ed apro bocca ma non esce nessun suono. Anche se volessi provare, non saprei cosa dire. La richiudo e serro la mascella.
«Calum!»
Mi volto ed osservo l'espressione un po' alterata sul volto di Mali-koa, che accende la luce della cucina. Socchiudo gli occhi, infastidita, e osservo stanca la bionda guardarmi torva.
«Dove sei stato?»
«La nonna di una mia amica è finita in ospedale» rispondo con voce rotta. Mali muta espressione e mi guarda dispiaciuta.
«Mi dispiace Cal» accenna un sorriso e si avvicina a me, dandomi una scrollata ai capelli «Ma potevi avvisarci. Sono stata in pensiero.» ammette.
Alzo un sopracciglio, e parlo ancora prima di connettere il cervello alla bocca.
«Solo tu, immagino» dico scettica, pentendomi subito di averlo detto, considerando l'espressione colpevole di Mali-koa. Lo sapevo, era ovvio.
«Calum...» comincia lei ma io scuoto il capo, alzandomi dalla sedia. Non dovrei impicciarmi, lo so bene, ma sono troppo scossa per fingere.
«Perché mi odiano?» chiedo sottovoce. Mali si avvicina ancora e mi abbraccia forte, tenendomi stretto tra le sue braccia rimanendo in silenzio.
«Non ti odiano Calum» mormora Mali ma sono convinta sia una bugia.
«Mali vai a dormire» dice David alzando la voce, rimanendo seduto sul divano «Domani devi alzarti presto»
La ragazza mi rivolge uno sguardo triste e sospira. Si china a darmi un bacio sulla fronte.
«C'è qualcosa in frigo se vuoi mangiare» mormora ma io scuoto il capo.
«Non ho fame» rispondo freddamente, alzandomi dalla sedia ed andandomene, salendo le scale. Sobbalzo quando vedo Duke venirmi incontro. Il cagnolino scodinzola e osserva felice.
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Stars Align// Calum Hood
Fanfiction"Mi volto e caccio un urlo: davanti a me ci sono io. Ovvero, il mio corpo, che si sta toccando i capelli, i vestiti, che si guarda le mani. Io faccio lo stesso: mani grandi, dita lunghe, carnagione olivastra. Mi tocco la testa e, con orrore, realizz...