• C∆PITOLO 5 •

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La musica nelle orecchie, la testa persa nei pensieri come sempre negativi, i piedi che si muovono sempre più velocemente, la velocità accellera, i sei chilometri da percorrere per arrivare a destinazione diminuiscono.
La parete rocciosa alla mia sinistra scorre assieme al boschetto alla mia destra, e la strada davanti a me sembra consumarsi sotto i miei occhi.
Il cielo é nuvoloso.  Questo è un brutto segno, perché è probabile che pioverà, potrei sempre tornare a casa per evitare di prendermi una polmonite, ma ormai il mio cervello é andato a puttane.
Voglio solo sentirmi libera, sentire il vento spingermi, sentire il silenzio e la pace, solo per un po' su quella costa vorrei solo svegliare quel demone per farmi del male, perché da sola sono pericolosa, da sola nessuno mi ferma, da sola mi autodistruggo, da sola mi uccido lentamente.
La vecchia stazione di benzina ormai chiusa e abbandonata è in vista, la sorpasso e continuo a pedalare, ormai sono quasi arrivata.
Da quando hanno aperto la nuova autostrada nessuno passa da qui, ed è meglio così, ho la strada libera.

Mi avvio verso l'entrata del boschetto e cammino un po' con la bici su una spalla.
Arrivo infine alla parete, appoggio la mia bicicletta dietro un'albero e inizio a scalare. I sassolini si schiacciano sul mio palmo, fa un po' male ma ormai sono abbituata al dolore.
Arrivo in cima e inizio a camminare un po' sulla distesa di roccia sotto i miei piedi, coperta da uno strato di muschio.
Il vuoto mi circonda e sento già il vento sbattere sul mio viso.
Le nuove grigie, oggi non vedrò il tramonto. Peccato.
Infine vedo l'altra parte della grande costa, quella zona è più sicura per questo non ci vado, io preferisco restare su questa di parte, scivolosa, dove con un piccolo passo sbagliato puoi cadere.
Guardo in basso, scogli scuri e enormi e acqua, una piccola spiaggia con sassolini piccoli e grigi e il mare.
É qui, in questa zona che mia madre e morta.
Mi siedo e incrocio le gambe, prendo il mio zaino e tiro fuori le sigarette.

Quella che diceva a sua madre di smettere di fumare non eri tu? O forse mi sbaglio?

Non ti sbagli... Sono io, ma ora capisco, quando fumi è come se tutti i tuoi problemi se ne vanno, ti rilassa i nervi e tutto diventa più semplice.
Incastro la sigaretta tra l'indice e il medio e poi prendo il mio accendino per accenderla.
Subito il primo tiro mi sento meglio, il coraggio di farmi sempre più male arriva così prendo il taglierino che ho messo nel mio zainetto e inizio e tracciare altre linee, una accanto all'altra, una sempre più profonda dell'altra.
Il sangue sgorga dal mio corpo inutile, piccole gocce cadono sulla roccia, che bella questa sensazione, è difficile da descrivere. Ti senti libera, vuota, ti senti calma e coraggiosa è tutto misto, non riesci a distinguere i tuoi sentimenti.
La sigaretta tra due dita, il taglierino in mano, tutto ciò ed è solo ora che mi rendo conto di cosa ho fatto mi sento in colpa, «non dovevo tagliarmi, non dovevo!
Devo essere forte per Max! » ...

Ripeti sempre la stessa cosa! Ma quando capisci che non sei forte e non lo sarai mai, che meriti tutto quello che stai facendo?

Continuo a fumare, devo calmarmi, devo farlo.
Chiudo gli occhi, infine mi calmo un po' .
Continuo a guardare quel mare, sempre più agitato perché il vento si fa più forte, il silenzio, il silenzio della solitudine quel silenzio che ti ricorda che sei sola, come la luna in un cielo senza stelle, sola come un punto nero in un foglio bianco, sola tra milliardi. Semplicemente sola.

E anche oggi non hai pianto.. mostro.

Una goccia d'acqua atterra sul taglio ancora fresco, poi un'altra, inizia a piovere, copro il mio zaino con l'impermeabile e inizio a camminare velocemente.
Scendo di nuovo, il suolo è abbastanza umido, così scivolo e cado.
«Ahhh! Cazzo!» solo un graffio per fortuna, prendo la bici ed esco dal boschetto, si sta facendo buio.
Inizio a pedalare e la pioggia si fa più forte «Perfetto mi arriverà una polmonite» mi lamento tra me e me.
Aumento la velocità, i tagli mi bruciano, mi sento pesante, ma continuo a pedalare.
Il fango e la strada umida.

Perché non muori?

Cerco di non ascoltare il mio subconscio e di concentrarmi sulla strada.
Ma ha ragione, il devo morire, devo raggiungere mamma.
In mente mi tornano le immagini di quel pomeriggio.

«Mamma! Dove sei?» continuo a gridare.
Le sue urla si sentono, ma io non la vedo. Un'onda enorme mi arriva addosso, sprofondo in acqua e con fatica torno in superficie.

Scuoto la testa per cacciare questi ricordi, ma è più forte di me.

Il corpo di mia madre si schianta contro la parete scogliosa della grande costa. «Mammaaa!» 

Una buca sulla strada, sterzo con la bicicletta per non prenderla e a causa del fango le ruote scivolano, mi schianto contro il muro di roccia e con me la bici e poi cado a terra picchiando la fronte sull'asfalto.
Tutto è stato troppo veloce.

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Ciao popolo di Wattpad 👌😎
Come state?  Spero vada tutto bene per voi.

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Farsi del male non è sempre la soluzione, non siete errori! Siete le più belle delle catastrofi!
❤️
C'è sempre gente pronta ad aiutarvi.

By :Ocean_is_my_life❤️

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