• C∆PITOLO 6 •

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Apro gli occhi, sono abbastanza stordita. Cerco di alzarmi, mi fa malissimo la testa, poso una mano sulla mia fronte e ci trovo del sangue.
«Merda!» traballante mi avvicino alla bicicletta.
Sophie mi uccide.
La bicicletta è fottuta, si sono rotti i freni e la ruota posteriore è leggermente piegata.
Male, molto male... Come faccio ora ad andare a casa?
Mi metto sotto un'albero. Continua anche a piovere.
«Non che mi risparmi almeno la pioggia eh! Poi cosa adesso accendo il telefono ed è scarico?» prendo dal mio zaino il cellulare, ovvio, la musica era accesa e ora il cellulare è al due percento.
«Non lasciarmi!» grido al telefono che arriva subito all'uno percento.
Trovo dodici chiamate perse da Sophie, e trentadue da Max .
Ecco ora mi faccio torturare da Max e uccidere da Sophie.
Chiamo Sophie ma appena inizia a suonare lo schermo si spegne.
«Noo! Maledetto!!» lo rimetto nello zaino e mi abbraccio da sola per scaldarmi un po', sono bagnata dalla testa ai piedi.
Inizio a camminare trascinando con me la bicicletta.
Poco dopo arrivo alla stazione abbandonata di benzina, mi siedo sul muretto, protetta infine dalla pioggia. Aspetterò quando la pioggia si fermerà per tornare a casa.
Inizio a tossire, prendo dal mio zaino un po' d'acqua e bevo.
Ecco cosa dicevo, ora sono malata.
Mi accendo una sigaretta per scaldarmi un po'.
'Sto felpone è pesantissimo tutto bagnato.
Vedo due fari in lontananza, mi sembra sognare. Guardo bene e quando vedo ch'è tutto reale mi avvicino alla strada e inizio a saltare per farmi vedere, a parte il fatto ch'è tutto buio, se salto e basta non mi vedono. Corro a prendere la torcia della bicicletta e faccio luce, quando la macchina arriva un'uomo scende con un ombrello.
«State bene?» chiede l'uomo preoccupato.
«Ehm, si sto bene, potreste darmi un passaggio fino in città? Ho avuto un piccolo incidente con la bicicletta ed è distrutta» l'uomo mi sorride, e gentilmente annuisce.
«Oh la ringrazio davvero, non so che avrei fatto sennò!» mi fa salire in macchina, ma non è solo, c'è un ragazzo con lui, tipo vent'anni.

Lo saluto ma lui non ricambia. Okay.
L'uomo torna in macchina dopo aver caricato la bicicletta nel bagaglio dietro.
«Mi dispiace bagnare i vostri sedili» l'uomo fa una risata.
«Non vi preoccupate, ma piuttosto non è meglio andare in ospedale per controllare se state bene» mi passa dei fazzoletti e mi pulisco il sangue e mi asciugo un po'.
«No, sto bene, devo solo arrivare a casa prima che mia zia mi uccide» l'uomo ridacchia ancora un po'.
«Insisto, poi vi riportiamo a casa, voglio assicurarmi che va tutto bene» ; «non vi preoccupate sto benissimo ve lo assicuro» l'uomo annuisce e si accarezzo il leggero strato di barba per poi accendere il motore.
Il mio sguardo ora si focalizza sul ragazzo seduto nel posto passeggero davanti.
Guarda la strada davanti a lui illuminata dai fari della macchina, ma non sembra farci molta attenzione, la mascella è ben disegnata sul suo volto, le sue labbra carnose, non posso vederlo bene perché è buio, ha i capelli spettinati, eh beh secondo i miei occhi è un bel ragazzo. Mi viene in mente Andrew, anche lui è un bel ragazzo. Ma perché sto pensando a lui poi.
«Che ci facevi da queste parti? Se posso sapere» chiede l'uomo.
«Ehm, ero in escursione» invento cercando di essere il più credibile possibile.
Non posso certo dirgli che sono andata per tagliarmi, perché in fondo sono andata lì per quello, li ho il coraggio di farlo perché è il posto dove ho ucciso mia madre, si, sono stata io ad ucciderla, perché non mi sono buttata in acqua prima, perché non sono stata abbastanza veloce, perché non l'ho salvata da quei mostri d'acqua che ci sporofondavano sempre più infondo al mare.
É solo colpa mia.
Torno a guardare il ragazzo ch'è sceso dalla macchina per entrare nel "mini-market" la sua camminata è strana, piena di pigrizia e di stanchezza.
Sono sola in macchina, l'uomo di cui non conosco il nome è andato in bagno.
Il ragazzo entra in macchina con due buste.
«Tieni» mi passa una coperta e del cibo, lo guardo, ma non so perché lo guardo negli occhi.
Vedo rabbia, tristezza, solitudine, paura... Il tutto nascosto dal vuoto. Cosa gli è successo a questo ragazzo.
Prendo la coperta e il sacchetto con il cibo e distolgo subito lo sguardo.

Cavolo faii! Perché l'hai guardato negli occhi! Sei troppo stupida, non devi guardare le persone negli occhi, fai troppo schifo!

«Grazie» rispondo semplicemente.
Il signore entra in macchina e partiamo verso casa.


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