• C∆PITOLO 19 •

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Picchio il muro, lo picchio forte, pugni sempre più forti, distruggo le mie nocche ma non sento il dolore, l'unica cosa che mi fa male ora è il cuore.
Perché mi ostino a farmi del male da sola?  Perché mi illudo sempre?
Mi accascio al suolo, le ginocchia posate  sul parquet di legno, picchio i pugni su esso e poi le sento.
Eccole... Mi sembra un miracolo.
Lente, piccole e salate lacrime che colano dai miei occhi.
Sto piangendo.
Infine, sto piangendo.
Che bello scendono copiose sulle mie guance.
Poco dopo arrivano i singhiozzi, e le lacrime aumentano.
Tolgo la mia felpa e mi alzo dal suolo, cerco disperatamente il taglierino nel cassetto, lo trovo e lo prendo.
Poso la lama sulla mia pelle ricoperta solo da cicatrici e croste, premo e il sangue inizia a scorrere, ancora, mi sono ancora tagliata, eppure non c'erano più tagli ...
Questa volta però piango.

Vorrei solo morire ora.
L'immagine di prima torna in mente, mi sento scoppiare di rabbia, di odio e di dolore.
Tutto misto, mi sento ancora persa, l'ho perso per sempre.
I colori mi sembrano sfocarsi, i miei occhi bruciano, gli ho fatto qualcosa ne sono sicura, gli ho fatto del male per questo mi ha lasciato.
Mi sdraio sul parquet di legno perché non ho le forze per alzarmi.
Voglio solo morire, ma mi limito a versare lacrime e sangue stesa al suolo con il cuore a pezzi.

«Io credevo in noi» sussurro.
Chiudo gli occhi molto forte come per autoconvincermi ch'è solo un'incubo.
Lo è vero.

Dai, basta illuderti ragazza...

Mi abbandonano tutti, perché?
Non merito nemmeno un po' di amore?
Io lo amavo?

Non ti sembra ovvio?
Hai pianto per lui e non per tua madre.
È grave non trovi?

Continuo a guardare il soffitto sopra me, così bianco.
Mi sento soppressa, sento che mi stanno schiacciando la testa.
Ho male, ho male all'anima, il demone la sta mangiando tutta, e fa male, così male.
Guardo di nuovo il soffitto, ed è ancora bianco.
Li sento, i suoi baci, le sue carezze...
Maledizione!

«Perché il mio cuore? Perché mi hai distrutto di nuovo il cuore» parlo sapendo che nessuno può sentirmi oppure rispondermi.
Continuo a guardare il soffitto sopra me, mi sento cadere in un pozzo, vedo il soffitto farsi sempre più lontano.
Eppure sono fissa li su quel punto del parquet, a versare lacrime silenziose.

È successo qualcosa per questo Derek non mi vuole più.
Devo scoprirlo, devo vedere se ho un'altra possibilità, non mi può aver dimenticata così, come se fossi solo un'errore.
E quello sguardo...
Oh quello sguardo pieno di disgusto verso me, quelle sette parole, oggi mi hanno distrutta di nuovo allora che mi stavo ricostruendo lentamente.

Ma che idiota che sono! Perché ci ho creduto ...

Povera illusa...

«Jamila! Sono a casa» la voce di Sophie al piano di sotto.
Ma non mi alzo, il mio corpo non vuole eseguire nemmeno un movimento.
Sento i suoi passi nel corridoio, e poi nella piccola scalinata, sento il rumore del suo pugno che picchia sulla porta posata sul parquet.
Non rispondo, ma lei insiste, il rumore del suo pugno contro il parquet è fastidioso, mi tappo le orecchie e lascio scendere ancora le lacrime.
Poco dopo sento solo silenzio, Sophie sarà andata.

Le delusioni, così orrende, così nocive, fanno sempre del male.

Io ti amavo Derek.
Mi sono appena resa conto di essere intrappolata nella mia stessa bugia.
Ho imparato ad amare.
Derek mi hai fottuto il cervello, la vita e il cuore.
Vaffanculo!

Continuo a fumare.

Sopra la mia testa, leggero, grigio, buono, pesante il fumo di quella sigaretta.
Eccomi qui chiusa in questa stanza, a lamentarmi dei miei problemi esistenziali.
Non mi ha mai amata.
Non mi ama.

Sono ancora sveglia alla fine della notte, il taglierino tra le mani e l'ultima sigaretta tra le labbra
Morta solitaria, spenta in un mare di bugie.

« Ti amo Derek, amo te e i tuoi difetti, amo te e le tue imperfezioni, amo te e i tuoi occhi amo te e tutto quello che sei»

Chiudo gli occhi che mi bruciano.
E i ricordi mi avvolgono come un ragno  che avvolge la sua preda in tele leggere.

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