E così mi sono ritrovata di nuovo qui, in bagno.
Oggi mi sento pesante, non letteralmente, è solo, quel demone mi pesa e odio il fatto che abbia divorato la mia anima, odio il fatto che vive dentro me, odio me stessa per averlo lasciato fare, per essere stata debole, odio che mi strappa i miei sentimenti, odio che mi faccia provare odio contro me stessa, odio che mi fa odiare, odio il fatto che mi comanda a suo piacimento, che con una sola frase possa cambiare il mio umore, che mi ricorda sempre cosa sono, odio che mi porta sempre a farmi del male, a prenderla.
É stato così semplice farmi cedere alla tentazione, mi diceva: "dai! Prendila, con lei starai bene" ed io come un'idiota l'ho ascoltato, l'ho presa e ho fatto di essa la mia droga, eppure mi piace quando mi apre la pelle, mi piace potere vedere quel sangue, bello rosso che colora un po' la mia vita buia, sentirlo scorrere sulla mia pelle, sentirlo cadere sul lavandino, goccia per goccia, mi piace il contrasto dei colori: il rosso del sangue e il bianco della ceramica.
Sono distrutta lo so, ammetto che forse dovrei alzarmi, e forse posso farcela, ammetto che forse devo andare avanti e dimenticarmi di mia madre, di mio padre, del fatto che la mia famiglia è distrutta a causa del mio egoismo, di non aver nessuno che mi può veramente capire, dimenticarmi di Derek, dimenticarmi dei ricordi, dimenticare lo schifo che sono e camminare a testa alta.Ma non farmi ridere per favore, sei più inutile di un pezzo di merda e credi andare avanti...
Vaffanculo tu!.
Guarda, non piangi nemmeno, chissà se sei un'essere umano? Devo fare arrivare i sensi di colpa?
Basta! Silenzio!
Mi faccio un nuovo taglio, magari sta zitto.
Qualche secondo dopo vedo il sangue sgorgare di nuovo dal mio avambraccio, una nuova linea parallela.
Distruzione, io sono la distruzione.
Ho paura di me stessa, ho paura di quello che posso fare, ho paura che poi facendomi male faccia del male agli altri.
Basta pensare, pulisco il lavandino, rimetto la lametta al suo posto ed esco dal bagno.Vado in camera mia trovando Sophie sul mio letto.
Ci guardiamo per un po' di tempo, senza dire nulla.
E poi mi abbraccia, mi stringe a lei, così forte che per un momento mi sono sentita sollevata.
« Scusami Jamila, non volevo farti del male, non pensavo davvero quello che dicevo, ero arrabbiata per questo, ma non è colpa tua, tu sei un'angelo, sei così innocente, era la rabbia che ha parlato al mio posto» la sento piangere sulle mie spalle, lacrime causate da me, altro male causato da me.
«Non fa nulla Sophie, ti capisco, smettila di piangere però» lei mi sorride e annuisce.
Sono felice di aver fatto pace con Sophie, dopotutto è la mia famiglia, e dobbiamo stare uniti.« Comunque ho liberato la soffitta, domani chiamo qualcuno per montare un letto e un'armadio, avrai la tua cameretta, ovvio non come quella di New York, grande quasi come il salotto, ma sarà tutta tua» annuisco e gli bacio la guancia.
Mi sdraio per dormire, Max è fuori con i suoi amici.
Mi accarezzo i tagli freschi sotto le coperte, e poco dopo mi addormento, dopo due giorni che non dormo trovo infine la pace.
...«Mamma! Dove sei?» continuo a gridare.
Le sue urla si sentono, ma io non la vedo. Un'onda enorme mi arriva addosso, sprofondo in acqua e con fatica torno in superficie.
Continuo a nuotare, la pioggia che aumenta sempre di più, il vento e la corrente mi portano verso gli scogli, nuoto con tutte le mie forze per scappare da quelle onde ed arrivare alla barca, cerco mamma con lo sguardo e appena la vedo nuoto verso di lei...l corpo di mia madre di schianta contro la parete scogliosa della grande costa.
«Mammaaa!»
Il suo corpo privo di sensi si muove tra le onde verso il largo.
Voglio solo morire.«Mamma!» mi sveglio, ovviamente la pace dura sempre poco.
Quando arrivano i sensi di colpa?
Basta! Ne ho abbastanza di questi ricordi, ne ho abbastanza di essere perseguita dalla coscienza sporca.
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THE MOST BE∆UTIFUL OCE∆N
RomanceJamila, una ragazza come tante, almeno é quello che sembra. Invasa da un demone che divora lentamente la sua anima, dalla responsabilità di aver un fratello di cui prendere cura, dal senso di colpevolezza che la soffoca, da migliaia di problemi che...