Aftermath

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Ci avevano circondati, erano in pochi, avevo già in mente qualche piano per scappare.

Tirai fuori la bacchetta, insieme a Draco, e la puntammo verso alcuni di loro.

«Buttate le bacchette a terra», disse uno.

Non eravamo intenzionati a lasciarle nemmeno per un istante.

«Shh, non c'è bisogno delle cattive maniere», uno di loro si tolse il cappuccio.

Voldemort. Rabbrividii e sussultai allo stesso tempo.

«Come ai vecchi tempi, vero Draco?», domandò.

Fece un passo in avanti, mentre Draco, automaticamente, si mise davanti a me, per proteggermi.

Voldemort si mise a ridere. Quella risata mista fra l'isteria e cattiveria.

«Dammela», disse poi severo.

«Assolutamente no», rispose Draco. «Lei è mia».

Cosa? Ho sentito bene? Ha detto mia? Sono sua?!

«Draco, Draco, Draco», girò la bacchetta fra le mani. «Tu non vuoi che tua madre e tuo padre muoiano, giusto?».

«Ma guarda cosa ti sei ridotto a fare», sogghignò. «I ricatti.. Combatti da uomo, se tanto la vuoi».

Rimasi sbalordita. Stava facendo una richesta di guerra? Contro Voldemort? Quel ragazzo è pazzo!

Sembrò sorpreso quanto me, il suo sguardo poi si spostò, guardandomi e sorridendo maliziosamente.

«Cos'hai deciso?», domandò.

«Sei disposto a rischiare la vita per quella», sogghignò. «Sono io che comando».

Un Mangiamorte mi prese da dietro, così anche Draco, che cercò di liberarsi, con scarsi successi.

Voldemort si avvicinò a lui.

«Cattivo Draco, cattivo», sogghignò.

Gli prese il braccio, dove era inciso il Marchio Nero, e solo toccandolo con il dito, gli provocò un dolore allucinante.

Come quel giorno nel bosco. Vedevo il dolore nei suoi occhi, i muscoli contratti, e la mascella tesa.

Voldemort rideva, provava piacere nel far soffrire le persone. Non riuscivo a star ferma guardando Draco soffrire.

«Smettila! Lascialo stare!», gridai.

Si girò, e tolse il dito dal Marchio, mentre Draco, respirò affannosamente.

«Non torcerle nemmeno un capello!», gridò senza fiato Draco.

«Ma certo che no», sogghignò.

Me lo ritrovai davanti, mentre mi sfiorò il viso con quel dito freddo e teso.

«Che bella coppia che si è creata», sorrise. «Sarebbe un peccato, dividervi».

Proprio detta l'ultima parola, caddi in un sonno profondo, viaggiando nel buio, sola e senza meta.

Quando ripresi coscienza, ero seduta su una sedia, sola e indifesa.

«Si è svegliata, a quanto vedo», quella voce. «Finalmente a casa, vero?».

«Non toccarmi», dissi severa.

«E invece si».

Mi baciò la guancia, e quel contatto mi provocò brividi di disgusto.

«Dov'è Draco?».

«È la stessa domanda che mi ha posto lui», alzò gli occhi al cielo. «L'amore, che disgusto».

Mi diede uno schiaffo forte sulla guancia, facendomi girare dall'altra parte.

«Ne pagherai le conseguenze, sporca Mezzosangue».

Si avvicinò ad un banco, pieno di attrezzi. Riconoscevo la frusta in cuoio e le catene.

Prese un piccolo coltellino, e toccò la punta con il ditò, facendosi tagliare.

«Questo, è per essere scappata».

Poggiò la lama fredda sul mio braccio, e con tutta la forza che aveva, mi tagliò.

Cercai di opporre resistenza, ma più i secondi passavano, più il dolore si faceva insopportabile.

«Ti aiuterò a soffrire, cara Mezzosangue».

Prese la bacchetta, mentre le mie lacrime scendevano, una ad una.

Odiavo mostrarmi debole, ma non riuscivo a sopportare tutto questo dolore.

«Crucio», sogghignò.

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