Nagini

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Stavo fluttuando, mentre delle voci, parlavano in sottofondo. Riconoscevo quel posto.

«Si è svegliata», quella voce cupa.

Caddi violentemente su un tavolo.

«Fatelo entrare», ordinò.

Aprii lentamente gli occhi, non riuscivo a muovermi.

Da una porta, uscì Draco, a sguardo basso, mentre, dietro di lui, Lucius Malfoy, lo teneva fermo per la camicia.

«Possiamo incominciare lo spettacolo», sogghignò Voldemort.

Si alzò in piedi, girandosi dalla parte di Draco. I suoi occhi erano gonfi, e rossi, aveva pianto.

Quelle lacrime, vere, piene di amore e tristezza.

Quell'anfibio, viscido e strisciante, venne verso di lui, con quella lingua disgustosa.

Mossi un braccio, cercando di allontanarmi.

«Crucio!», urlò Bellatrix, con tutta la cattiveria che aveva.

Rimasi ferma, mentre quel dolore atroce, mi uccideva dentro.

«Smettila!», gridò Draco, serrando i pugni.

Il dolore cessò. Mentre ripresi a respirare.

«Nagini..», sussurrò. «La cena».

Il serpente, strisciò sul tavolo. Stavo per morire, davanti a Draco.

Chiusi gli occhi, mentre le scene, mi passarono davanti come un flashback.

Le voci, la realtà, le catene, l'aiuto, la corsa, i dispetti, la fuga, le labbra, il compleanno, le conseguenze. Tutti questi ricordi, mi attraversarono la mente.

Harry, Ron, Ginny.. Draco.

Aprii gli occhi. Ero pronta per morire.

Tutto questo, accadde in una frazione di secondo, mentre il buio, incominciò ad offuscarmi la vista, fino a farmi finire di respirare.

Più passavano i giorni dalla mia morte, più Draco soffriva dentro.

Piangeva ogni giorno, mi chiamava. E io ero li, giorno dopo giorno, a piangere insieme a lui, e gli rispondevo.

Ma non poteva vedermi.

Non poteva toccarmi, e non poteva sentirmi.

Il peso dei suoi sensi di colpa, lo uccidevano dentro. Moriva dentro.

Le sue lacrime bagnavano il viso incessabilmente, mentre la rabbia lo spingeva a far cadere a terra tutto quello che lo circondava.

Volevo fermarlo, dirgli che io c'ero, che l'avrei protetto, e che ero fiera di lui, di quello che mi ha fatto scoprire in soli pochi minuti: l'amore.

Quel fatidico giorno, corse verso la foresta, sguardo basso, camminata veloce e decisa.

Trovò la tenda di Harry.

«Potter!», gridò.

«Malfoy?».

«Dammi quella pietra».

«Non posso, Ron mi ha espressamente..».

Non gli diede il tempo di finire la frase, che lo spinse contro un albero, stringendo forte il colletto della sua camicia.

«Potter, se non vuoi unirti alla morte come lei, dammi la pietra».

Harry, con un tremoliccio alle mani gliela diede, Draco con cattiveria, gliela prese dalla mano, e lo mollò di scatto.

«Pensi che lei ti parlerà, dopo aver assistito a questa scena?».

«Non ho voglia di giocare».

Camminò per altri lunghi minuti, stesso sguardo affranto, stessa forza.

In un punto si fermò, e cadde fra le sue ginocchia. Strinse forte la pietra, chiudendo gli occhi.

Quando li riaprì, sorrise.

Poteva vedermi, sentirmi.

«Draco..», sussurrai.

Gli diedi la mano, ma non poteva toccarla.

«Hai le mani fredde?», singhiozzò.

«Ghiacciate», aggiunsi. «Ti amo, Draco».

«Ti amo, Hermione».

Lasciò cadere la pietra per terra.

E camminò ancora più lontano. Voldemort era li, ad aspettarlo, e sogghignava.

«Pronto?», sorrise.

Chiuse gli occhi.

«Avada Kedavra!».

Dalla bacchetta, un lampo verde, si scaraventò contro di lui, portandolo alla morte.

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