E fù così che un ennesimo trio si formò. Serpe, Albus e Scorpius. I tre ragazzi riuscirono a non far sparlare di loro per tutto il castello, fortunatamente. Se n'erano andati da luogo dello scontro con il gigante appena prima dell'arrivo dei professori.
Scorpius aveva tirato ancora una volta fuori quella vicenda durante i dieci minuti di pausa. Serpe si era presa un bel raffreddore ma non ne voleva sapere di andare in infermeria.
"Perché non ti vuoi curare?" chiese Al, stranito da quel comportamento. "Perché non ne vedo il motivo" rispose Serpe, starnutendo ancora una volta e facendo quasi cascare Scorpius dalla panchina sulla quale stavano seduti. Erano in uno dei tanti piccoli spazzi aperti del castello e non c'era neanche troppo movimento a quell'ora.
"Abbiamo ancora quattro minuti liberi" fece notare Serpe. Scorpius rivolse lo sguardo all'enorme torre dal gigantesco orologio della scuola. Persino un cieco avrebbe potuto vedere l'orario e si ritrovò costretto a dire "Vero...sarà meglio incamminarci verso le nostre rispettive aule".
"Allora, ci becchiamo dopo?" chiese la ragazza, quasi dispiaciuta.
"Ma certo" rispose Albus, pattandole la spalla. "Alla prossima pausa".
"Alla prossima pausa".
***
"Quei...dannati...schifosi...luridi...mezzosangue" brontolò Dayan, senza smettere di prendere a pugni il muro che si trovava davanti. Si era persino ritrovata costretta ad abbandonare momentaneamente la riunione per reccuperare calma e lucidità, cosa a dir poco impossibile data la situazione in cui si trovavano.
"Hanno...fatto...fuori...il mio piccolo gigante con un avada kedavra...lo stesso incantesimo con cui...hanno ucciso Crist...la maledizione che dovrebbe essere utilizzata solo da...dai maghi oscuri...che razza di nuova generazione è mai questa!?".
Concluse il monologo con una testata e la maschera da mangiamorte che ancora indossava si crepò appena sulla parte che copriva la fronte. La ragazza inspirò e si sedette a terra.
"Non sono mai uscita dai gangheri così, prima d'ora...".
"Questo perché non ci siamo mai trovati davanti a circostanze simili" spiegò una voce, proveniente da uno specchio che stava praticamente incollato al soffitto, appena di fianco al lampadario spento. Nel riflesso del vetro comparve una figura conosciuta dall'intero mondo magico: lord Voldemort. Quindi, non si era ancora rassegnato, eh? Pensò Dayan, alzando lo sguardo verso la suddetta figura sbattendo un paio di volte i denti. "Che cosa vuoi?".
"Lo sai bene cosa voglio, donna. Riportami in vita e risolverò tutti i tuoi problemi!" insistette ancora Voldemort, stringendo le labbra come se non vedesse l'ora di riassaggiare il potere.
"Ti ho spiegato da tempo i miei piani e anche che non sei utile a questi ultimi. Quindi, perché dovrei accontentarti? Saresti solo l'ultima ruota del carro e proprio non so come spiegartelo meglio!".
"Ma ora siete in sei" notò Voldemort, sorridendo e mostrando i suoi denti gialli e marci. Gli occhi rossi risplendevano persino al buio e incutevano allo stesso modo che alla luce del sole una sensazione di brivido e terrore puro.
"Hm...bel tentarivo, però la mia risposta non cambia".
A quel punto, il signore oscuro fece schioccare il collo con un rapido movimento di questo verso sinistra e sparì con uno schiocco di dita. "Tanto, quando non saprete più che pesci pigliare, vi ritroverete costretti a venire da me. Mi chiederete in ginocchio di accettare la vostra offerta di resurrezione. Vedrete, la mia vendetta contro i mezzosangue sarà mostruosa" furono le ultime parole che disse, quel giorno. Quell'essere compariva sempre nei sogni di Dayan e in qualunque metallo si riflettesse. Questo perché, in qualche modo, aveva scoperto essere imparentata con lui, con lord Voldemort, il mago oscuro più temuto di tutti i tempi.