Capitolo 27

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Fortunatamente, col fatto che gli ultimi invitati erano arrivati, potei nascondere la faccia dietro il menu mentre fingevo di decidere cosa ordinare. In realtà, l'unica cosa che volevo fare era oscurare la vista di Giorgia, perché vederla di fronte a me era imbarazzante. Non avevo nemmeno fame; ritrovarmi la mia ex davanti agli occhi, così inaspettatamente, dopo così tanto tempo, mi aveva fatto passare l'appetito, e messo una voglia matta di andarmene. Alla fine, quando arrivò il cameriere, dovetti per forza abbassare il menu e affrontare la realtà. Ordinai una semplice pizza viennese e una birra piccola, che magari mi avrebbe fatto passare un po' di imbarazzo. Per un momento pensai di scrivere ad Elsa, ma pensai che non sapevo che reazione avrebbe avuto sapendo che c'era Giorgia, quindi preferii lasciar perdere. In quel momento venne la parte più imbarazzante, perché, dovendo aspettare che arrivassero le nostre ordinazioni, dovevamo per forza fare conversazione. Non attaccai bottone con nessuno, aspettai che qualcuno cominciasse a parlarmi. Per fortuna, Giorgia era assorta in una conversazione con mio padre. Mio malgrado, non riuscii a non ascoltare.

"Come va con l'università?" gli chiese mio padre.

"Oh, mi sono laureata quest'anno, ed ora sto pensando di iscrivermi ad una magistrale a Mantova," rispose lei. Si era già laureata, chissà con che voto... del resto lei era una ragazza intelligentissima, non mi sorpresi che fosse giù laureata, mentre io non mi ero neppure mai iscritto all'università.

"Che ragazza dotata," si complimentò mio padre con il padre di lei. "Da una parte mi dispiace che lei e Stefano si siano lasciati..."

Non potevo crederci che mio padre stava veramente tenendo quella conversazione con il padre della mia ex. Avrei voluto sprofondare, così presi il cellulare e feci finta di scrivere un messaggio, nel caso i due (o i tre, se includiamo Giorgia) si voltassero verso il diretto interessato.

Giorgia, forse anche lei turbata dalla conversazione, si mise a parlare con Nadia, chiedendole di come stesse Cloe. Io invece continuai a seguire ciò che mio padre stava dicendo.

"E l'ha trovato un nuovo ragazzo?" chiese al padre di Giorgia.

"Che io sappia no, ma è stata molto impegnata con gli studi, credo non avrebbe nemmeno avuto il tempo di avere un ragazzo," rise.

Giorgia era single da quando ci eravamo lasciati. Sperai con tutto il cuore che non fosse colpa mia, che non mi amasse troppo per andare oltre. Nonostante non fosse più la mia ragazza, era stata una parte importante della mia vita, e non volevo certo che soffrisse ancora per colpa mia.

Finalmente le pizze cominciarono ad arrivare, così tutti interruppero le conversazioni per mangiare. Pensavo che a quel punto sarei stato più calmo, ma la verità è che ad ogni morso, quando alzavo lo sguardo, ritrovavo quello di Giorgia che mi scrutava con mistero. Avrei davvero voluto sapere cosa passava per la testa di quella ragazza, perché non ne potevo più di quegli sguardi senza nessuna parola. Ma io non le avrei detto niente, non ci sarei riuscito: qualsiasi domanda, anche un semplice "come va", sulle mie labbra sarebbe suonato sbagliato. Era tutta colpa mia se il nostro rapporto era andato in frantumi, ero io il colpevole, non potevo certo iniziare una conversazione come se niente fosse. Mi chiesi se lo notasse che ero cambiato; da quando stavo con Elsa, mi ero accorto di essere quasi un'altra persona. Giorgia aveva dovuto starmi accanto nei momenti peggiori, quando odiavo tutto il mondo, mentre Elsa era una fase diversa, una fase in cui ho ricominciato a scoprire la bellezza di stare sereno, di essere felice senza sbavature. Giorgia voleva solo il meglio per me, forse vedere che io lo avevo trovato in qualcun'altra la feriva. Ma io non potevo farci nulla, la vita a volte ti inganna: ti fa credere che siete fatti l'uno per l'altra, ed invece è solo un'illusione. Mi sentivo in colpa per quello che era successo, ma non avevo modo di rimediare.

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