Capitolo 13

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Rita usciva di casa sempre più spesso, e la maggior parte delle volte non voleva dirmi dove andasse. Le poche volte che ne aveva accennato, aveva detto di andare da Matteo, ma ogni volta non vedevo traccia di lui nel piazzale del condominio. Avevo capito, alla fine, che lei e Elsa stavano tramando qualcosa quando vidi Johnny Boy nel suo box completamente sudato, come se avesse appena terminato un lavoro intenso. Avevo chiesto a Phil se per caso lo avesse mosso alla longhina, e lui infine mi aveva detto che erano state Rita e Elsa; che da settimane quest'ultima lo montava e cercava di mettergli la testa a posto. Ebbi un lampo, e pensai che il loro scopo finale fosse farlo partecipare alla sociale. Non sapevo a che punto fossero con il suo ri-addestramento, ma nell'ultimo periodo mi sentivo più vicino ad Elsa, tanto da pensare a lei anche quando non ne avevo motivo. Qualcosa era cambiato dentro di me, lo sentivo, quando guardavo Elsa o stavo con lei, ma non riuscivo, o forse avevo paura, ad attribuire un nome a quei sentimenti.

Per alcuni giorni, la mattina presto, quando c'eravamo solo io e Phil, avevo montato Johnny Boy, nella speranza di aiutare Elsa per la gare sociale. Del resto io avevo più esperienza nell'addestramento dei cavalli; dovetti però riconoscere che quel cavallo sembrava un altro. Dovevano aver lavorato davvero molto per ottenere certi risultati, e mi chiesi da quanto tempo lo stessero facendo direttamente sotto il mio naso senza che io me ne fossi accorto.

"Io non ci voglio più parlare con te."

Quella frase aveva avuto un grave effetto su di me, come una pugnalata al cuore. Lo avevo capito subito qual'era il problema, nonostante per me non fosse tale, ma mi dovevo spiegare, dovevo chiarire. Sembrava spiazzata quando le dissi che la volevo solo aiutare, come se non riuscisse a vedermi come una persona altruista. Aveva fatto tutto lei, la mia era solo stata la spinta finale verso il traguardo, nient'altro che un aiutino. Eppure lei non mi voleva ascoltare.

La lezione con Cloe non fu piacevole come le ultime; anche la bambina si era accorta che l'assenza di Elsa aveva avuto un brutto impatto su di me; non riuscivo infatti ad essere completamente concentrato, perché la frustrazione che avevo visto nei suoi occhi mi tormentava. Avevo appena mandato in fumo i miei sforzi di avvicinarmi a lei? Sarebbe tutto tornato come all'inizio? Quei pensieri mi fecero più male di quanto avrei ammesso.

Fortunatamente non dovetti averci a che fare a lungo, giacché il giorno precedente alla gare Elsa venne a scusarsi, dicendomi che il mio aiuto le era stato utile. In quel momento mi sentii davvero gioioso, ma cercai di trattenermi; non era tutto perso.

L'auto di mio padre era appena scomparsa dalla strada quando Elsa mi si avvicinò, così silenziosamente che non l'avrei nemmeno sentita se non si fosse schiarita la voce. Mi voltai e me la ritrovai davanti, e dovetti sopprimere un improvviso impulso di abbracciarla, o peggio...

"Sono un problema per tuo padre?" mi chiese.

Alla mia risposta, la ragazza mi guardò negli occhi, ed io quasi mi persi ad osservarli; né marroni né verdi, così particolari e profondi. Sentii lo stomaco stringersi, una sensazione che avevo avuto altre due volte nella vita: una con Piuma Rossa, e una con Giorgia. Ebbi finalmente il coraggio di ammettere a me stesso che mi stavo innamorando della ragazza che avevo di fronte, e mi sembrò di vederla con occhi nuovi. Meno alta di me, senza un fisico perfetto, i capelli raccolti nelle solite trecce, un po' spettinate ora che le aveva da molte ore; il viso, ovale e delicato, non oggettivamente bello, ma che per me sembrava splendere; le labbra carnose e rosse, così invitanti. Ma gli occhi, non riuscivo a starne staccato per più di qualche secondo, e notai con assurdo piacere che ancora mi fissavano. Abbozzai un sorriso e lei ricambiò distogliendo lo sguardo, imbarazzata, come se l'avessi appena scoperta a guardarmi di nascosto.

"Come sarebbe a dire che Cloe non può più fare le lezioni di ippoterapia?" ripetei sconcertato, con una certa rabbia che montava dentro di me.

Mio padre si portò una mano alla nuca, cosa che faccio spesso anche io.

"La referente mi ha detto che deve aumentare le ore pomeridiane, e poi ha anche gli incontri di fisioterapia, e temo che non riusciremo ad incastrare anche l'ippoterapia," rispose, calmo.

"Ma l'ippoterapia le fa bene quanto la fisioterapia!" protestai. Sapevo che non era molto maturo da parte mia, ma non potevo abbandonare le lezioni con Cloe (e Elsa): ora erano i momenti migliori della settimana, mi facevano stare bene.

"Spiegalo tu alla referente, - replicò amaro – ma sappi che io ci ho già provato."

Decisi che ci avrei provato anche io, non potevo perdere quella felicità che avevo acquistato nel tempo passato con Cloe e Elsa.

Durante quella lezione con Cloe, si sentiva che c'era qualcosa di diverso; la bambina cercava molte attenzioni da parte mia e di Elsa, come se sapesse che presto sarebbe finito tutto.

Quando ebbi annunciato la notizia a Elsa, anche lei parve molto dispiaciuta. Eravamo seduti sulla panchina, ed era un momento così piacevole che non avrei voluto finisse mai. Il nostro odio reciproco ormai era solo un brutto ricordo, anche da parte sua notavo una simpatia nei miei confronti, che mi consolava solo in parte. Certo, forse le stavo simpatico ora, ma io sentivo sempre più forti quei sentimenti verso di lei, e la simpatia non mi bastava, ma sapevo che lei non avrebbe mai provato niente del genere per me.

Mi sdraiai finalmente sul letto dopo quella lunga giornata, e, chiudendo gli occhi, mi si parò davanti la scena di poche ore prima. Io così vicino al volto di Elsa, mentre le dicevo che le lezioni di Cloe sarebbero finite, e lei che, con compassione negli occhi, aveva chiesto se potesse abbracciarmi. Sentii di nuovo sussultare il cuore nel petto, nonostante fossi sdraiato nel mio letto, ma quella domanda era così inaspettata e dolce allo stesso modo, e poi da parte sua! Riuscivo ancora a sentire il calore del suo corpo, la testa appoggiata al mio petto e le braccia attorno al mio corpo che si stringevano un po' di più. Fu come se il mondo si fosse fermato, ci avesse pensato su, e poi fosse ripartito nel momento in cui io ed Elsa ci staccamo, lasciando un freddo vuoto tra di noi. Ed ora non riuscivo a non pensarci; al fatto che si fosse offerta lei di abbracciarmi, che quindi per lei valevo qualcosa, e, che diamine, l'avevo abbracciata, il che era più di quello che avrei mai immaginato. E a quel punto la mia mente era partita, producendo centinaia di pensieri che ruotavano tutti intorno a quella ragazza, alcuni dei quali sarei imbarazzato a rivelare.

Aspettavo con ansia il mercoledì successivo, perché finalmente avrei rivisto Elsa, e avrei potuto vedere se qualcosa era cambiato tra di noi dopo quell'abbraccio. Ma non mi sarei immaginato di vederla comparire sulla porta della stalla un giorno in anticipo. Eppure eccola lì, bellissima per me; il mio cuore perse alcuni battiti.

"Cosa fai qui?" Non c'era nessuno, e io non avevo lezione fino a qualche ora dopo, quindi avrei potuto passare del tempo con lei. La mia mente lavorava velocemente, pensando a cosa dire, e soprattutto a non tradire i sentimenti che nascondevo.

"Ti andrebbe di conoscerci un po' meglio?"

Quelle parole sfuggirono dalle mie labbra prima che fossi del tutto convinto di volerle pronunciare, ma ormai era fatta. Elsa accettò con entusiasmo, e mi sentii assolutamente sollevato. Il breve tragitto al prato fu divertente e gioioso, e pensai che in fondo non avevo fatto del tutto male a fare quella proposta. Ma una volta seduti, mentre la guardavo e pensavo che forse era giunto il momento di dirle tutto, mi sentii male. Già da giorni immaginavo il momento in cui avrei collezionato il coraggio per dichiararmi, riflettuto sulle parole da usare, il modo in cui arrivare al discorso. E poi Elsa, inconsapevolmente, aveva reso tutto più facile proponendo il gioco delle 10 domande. E a quel punto, tutto quello che potevo fare, era fare quella domanda, che mi ronzava in testa da tempo, che era invasiva, sbagliata, forse anche infantile, la cui risposta avrebbe potuto distruggermi, oppure avrebbe fatto volare il mio cuore.

#spazioautrice

Eccoci qui, capitolo 13, qualche momento Stelsa in incognito e il secondo prato, sul quale non mi sono dilungata troppo perché penso di essere stata abbastanza esaustiva nel primo libro😅

Cosa ne dite del capitolo?

By the way anche a voi Wattpad si è aggiornato? Vi piace? Io ho preso un colpo quando l'ho visto, mi ci devo ancora abituare.😂😅

Alla prossima settimana✋❤

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