5:"Zayn"

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Mi risveglio tra le braccia di qualcuno. Sono avvolta in una copertina di Winnie The Pooh morbidissima, forti braccia mi trasportano.

"Hey, Bambi, ben svegliata. Hai dormito ben nove ore di fila... Sono le sette, ti portiamo a casa nostra, così dormi da noi." Louis sorride verso di me.

Mugolo in risposta. Eleanor si fa largo nel mio campo visivo e alllarga gli angoli della bocca in modo impressionante. "Oh, tesoro, sei sveglia finalmente! Il dolore ti ha stordita un po', credo, e ti ha portato sonnolenza." Mi accarezza la guancia.

"Oh, non voglio davvero disturbare..." Sussurro.

"Cosa? Ma dai..." Mi da una pacchetta sulla spalla e apre la portiera dell'auto, mentre il suo ragazzo mi ci infila dentro. Li ringrazio mentre mette in moto ed esce velovemente dal parcheggio del dormitorio 6 con una manovra pericolosa.

Arriviamo a casa, e, tanto per cambiare, mi metto a dormire senza mangiare.

Sono passate tre settimane da quando sono qui, e va tutto bene. Finalmente. Tutto nella mia vita è sempre andato tutto male, ogni volta che qualcosa si sistemava c'era sempre qualcos'altro dietro l'angolo pronto a saltarmi addosso.

Qui, invece, è tutto liscio. Anche, se pur strano a dirsi, con Zayn. 

Già, Zayn. Camera 666. 

E' successo stranamente, e tutto di fretta.

Camminavo nel corridoio senza troppa fretta, anzi. Mi stavo avviando verso la mia porta, giusto tre giorni fa. Mi sono cadute le chiavi della macchina di Niall per terra, le avevo perchè me l'aveva appena prestata per passare dal parrucchiere con El. Sì, tra l'altro nuovo colore. Mi attardavo a raccogliere il mazzetto dal pavimento freddo, quando ho visto due piedi scalzi davanti ai miei occhi. 

Ho alzato il viso, per trovarmi di fronte un ragazzo non molto più alto di me, moro, occhi scuri, pelle abbrozata. La porta della 666 era aperta dietro di lui. Da dentro solo buio. 

"Phoebe Indiane Hills." Ha detto. Il tono indagatore. Ho annuito piano, molto piano.

Ero terrorizzata: prima di abbassarmi, quel ragazzo non era lì, e nemmeno nel corridoio, e nessuna porta si era aperta.

"Bene. Finalmente..." Ha sospirato. Poi si è avviato dentro la camera scura, si è girato solo quando ormai vedevo metà della sua immagine slanciata, l'altra era nascosta nelle tenebre. Mi ha fatto un cenno per seguirlo. Ero immobile, ma appena mi ha fatto capire che avrei dovuto andare con lui, il mio corpo si è mosso come attivato da una calamita.

L'ho seguito fin dentro; quando ha chiuso la porta dietro le mie spalle, ho pensato che non sarei più uscita da là.

Una luce si è accesa, e ha rivelato un comodino con sopra una abat jour, una letto matrimoniale disfatto e altre cose sparpagliate in giro per la stanza. Pareva una normale camera da collegiale, ma c'erano piccoli dettagli che dimostravano il contrario: le pareti erano nere, come il soffitto e il pavimento, il letto era a due piazze, c'erano quadri strani alle pareti...

"Siediti." Ha ordinato. Ovviamente ho obbedito e mi sono piegata per sedermi su uno sgabello accanto all'angolo della stanza. "No. Non lì. Siediti sul letto, Phoebe." Ha indicato le coperte disordinate.

"Chi sei?" Ho sussurrato dopo qualche secondo.

"Zayn."

Zayn. Bel nome, ma non inglese, di sicuro arabo o asiatico... Non lo sapevo. E avrei avuto il coraggio di chiederglielo solo dopo un po'. L'ha pronunciato con un tono durissimo, come se odiasse il suo nome e non sopportasse dirlo. Ma a me, personalmente, piaceva. Avrei volentieri chiamato mio figlio Zayn. Era stupefacente come stessi pensando che avrei dato il suo nome a mio figlio mentre uno sconosciuto comparso dal nulla e che misteriosamente sapeva il mio nome mi aveva intrappolata nella sua camera, e poteva essere un assassino, o uno stupratore. Ma mi sentivo così al sicuro che potevo spostare i pensieri su cose banali della vita normale.

"Bene, ti ho ceracta per molto tempo, Phoebe. E ora sei qui finalmente." Ho alzato un sopracciglio, perchè proprio non riuscivo a capire. Nonostante fossi immobilizzata dalla paura, la curiosità di sapere perchè mi cercava era maggiore, e mi ha addirittura spinta a parlare.

"C-Cercarmi?"

"Sì. Cercarti... Senti," Continuò dopo una breve pausa. "non sono uno che parla tanto, quindi ti dirò lo stretto indispensabile, ora. Chiaro?" Non era affatto una domanda, e lo avevo capito. 

"Bene, ti ho cercata perchè devi stare con me. Non lo capirai subito, ma è così e punto. Non posso spiegarti molto adesso, ma sappi che devi mantenere un segreto, a costo della tua vita. Da oggi in poi tu sei mia. Di nessun altro. E te lo dimostrerò se non obbedisci. Tutto chiaro?" Pausa. "Bene, ora fa come se fossi a casa tua. Ma non parlare, non uscire da qui e soprattutto, non fare rumore, perchè nessuno deve sapere cosa c'è qui dentro. Ci siamo intesi?" Ho annuito.

Dico solamente che alla fine sono uscita da quella stanza sconvolta, solo la mattina successiva.

Room 666Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora