Occhi contro occhi.

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E' incredibile come la mia povera macchina sia strapiena di libri ovunque, insomma mi è sfuggita la situazioni dalle mani, quel posto era enorme e con così tanti libri che è un peccato non leggerli. Ed ora eccomi qui, una ragazza di circa un metro e sessanta, che litiga con lo sportello della macchina che cerca di chiudere con un piede e di arrivare al portone senza ammazzarsi. Incredibilmente sono arrivata davanti l'ascensore e non vedo praticamente nulla visto che sto tenendo tra le mie braccia non so quanti libri, sento l'ascensore aprirsi ed entro subito, quando si sta per chiudere si riapre nuovamente, segno che è entrato qualcuno e riesco a vedere solo le spalle, si volta verso di me e..
Porca merda sul serio?!
ritiro subito la testa dietro i libri così non può vedermi.

Diavolo, sul serio?
Stiamo scherzando?
ma perché proprio a me, per quale motivo? impreco mentalmente contro me stessa per essere costantemente sfigata, credo non mi abbia riconosciuta.

Prendo un grosso respiro e sbuffo stanca di aspettare, l'ascensore arriva al mio piano e convinta, vado a passo spedito verso fuori, dimenticando che sto trasportando tipo venti libri se non di più, succede tutto in un secondo, prima ne cade uno e poi tutti gli altri libri lo seguono, chiudo gli occhi sapendo già dove sono andati a finire, ne apro uno verso la sua direzione e lo trovo a fissarmi tra l'incredulo e l'incazzato, stiamo per non so quanti secondi a guardarci negli occhi, e non posso non notare la bellezza delle sue iridi, hanno un colore cosi freddo che incutono timore solo a guardarli, ma non riesco a staccare questo contatto visivo e non capisco il perché, come se il mio cervello si fosse bloccato.

-Prima la mia macchina, ora me?- chiede scontroso.

-Può capitare, mica l'ho fatto apposta! Ma poi ti trovo ovunque.- allargo le braccia in segno di disperazione, mi abbasso e raccolgo tutti i libri.

-Ti puoi muovere che devo passare?-

Ora gli spacco la faccia.

-Devo raccogliere i miei libri se non l'hai notato, quindi se hai fretta puoi anche andare a farti fottere.-

Lo vedo stringere la mascella, si nota lontano un miglio che è incazzato, sembra me con il ciclo praticamente.

Si poggia su un lato e incrocia le braccia aspettando che io finisca di raccogliere i libri. Neanche un "ti aiuto io", ma si tanto sei coglione fino alla punta dei capelli, l'avevo già capito.

Finito mi alzo e vado dritta al mio appartamento, senza degnarlo di uno sguardo, e lui fa lo stesso.

Pure vicino di casa, vedi che culo.

Metto tutti i libri al loro posto e vado in cucina, sul frigorifero trovo un post-it di mamma

"Ho già pranzato, ti ho lasciato tutto nel forno, baci a stasera." .

Perfetto e ora che diavolo faccio? Ho lavato e sistemato la cucina e ora sono con una tazza di caffè e cerco le mie sigarette.

Vado fuori sul balcone e mi siedo sul piccolo dondolo mentre accendo la sigaretta, apro e inizio a leggere un libro.

-quindi sei nuova?- chiede una voce

Sobbalzo e faccio volare il libro in aria, spaventata a morte mi volto verso l'ultima persona che vorrei vedere.

-Ma sei per caso idiota?- Lo fulmino con lo sguardo, ecco chi era ieri sera, vuole farmi venire un infarto?

Intravedo un sorriso, con le braccia si poggia sulla ringhiera e mi squadra dalla testa ai piedi.

-Sei così simpatica con tutti?- chiede con un sopracciglio alzato.

-Si ma, con te mi viene ancora più naturale- sfoggio un bel sorriso tirato.

Si è comportato da stronzo mondiale e ora vuole fare il simpatico vicino di casa?

Si chiama dialogare e ammetti di essere stata anche tu una grande stronza.

E tu da dove spunti?

Ora anche la me interiore mi devo subire? E comunque non si chiama "dialogare" ma "far venire infarti".

-E comunque si, mi sono trasferita ieri.- dico mentre raccolgo il mio libro, poi ritorno a guardarlo.

Arriccia il naso -E questa nuova vicina, che distrugge macchine e cerca di uccidermi con dei libri, come si chiama?-

Mi scappa una risata, per il modo e il tono che ha usato e un sorriso anche a lui.

-Detto cosi sembra strano. Ma comunque, mi chiamo Amanda e non è stato un piacere conoscerti.- dico tornando seria.

-Mi chiamo Jake e anche per me, non è stato un piacere conoscerti.- dice con un sorriso di sfida, si volta ed entra dentro. Meglio, fuori dalle palle. Per tre secondi è riuscito ad essere simpatico poi è ritornato stronzo come prima.

Entro dentro e chiudo la finestra sbuffando.

-Mi chiamo Jake e anche per me, non è stato un piacere conoscerti.- imito la sua voce con tono stridulo, vai a quel paese idiota.

Noto lo scatolone che ho lasciato di fianco l'armadio e vado a prenderlo, lo metto sopra il letto e mi siedo iniziando a frugarci dentro.

Ci sono tutte le mie fotografie, tutti i miei ricordi racchiusi in uno scatolone.

Una inquadra me con il premio del primo posto. Fino a tre settimane fa praticavo arti marziali, e tutta la mia rabbia o tristezza la facevo uscire fuori grazie a questo sport, facendo uscire fuori la parte migliore di me. Anche perché avevo e ne ho tutt'ora bisogno di quello che li ho imparato.

In un'altra ci siamo io e mia madre piene di pittura ovunque, e mi scappa un sorriso.

le riposo, chiudo lo scatolone e lo rimetto dov'era.

Amo le fotografie, sono un piccolo pezzo di carta con dentro dei ricordi, capita a tutti qualche volta di trovare una  vecchia fotografia per caso, la prendi tra le mani, la sfiori piano perché hai paura di rovinarla o semplicemente perché hai un piccolo pezzo della tua felicità tra le mani, ed esso.. si, va trattato con estrema delicatezza.


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fine secondo capitolo.

Take me home.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora