Sempre presente.

95 15 9
                                    




La prima cosa che mi passa per la testa è di riaprire la porta e scappare ma, evito e resto ferma impassibile a guardarlo, ho bisogno di un lavoro.

Lui fa la stessa identica cosa, resta a guardarmi, non so quali problemi mentali lui abbia, ma o è muto o lo fa apposta, come se già non fosse abbastanza imbarazzante la situazione. Insomma ho sbattuto la sua macchina e in più lo stavo per uccidere con tutti i miei libri buttandoglieli completamente addosso.

-Prego si sieda.- il suo tono mi sta facendo capire che posso anche andarmene.

Prendo posto davanti a lui e mi sento più tesa di uno stupido manico di scopa, di solito sono sfacciata e non me ne importa un bel niente, ma lui mi mette un agitazione che se potessi mi prenderei a schiaffi da sola, per come mi sento insicura, devo riprendermi.

-Il tuo nome?-  mi guarda serio.

-Amanda Anderson.-

-Hai avuto esperienza in questo campo di lavoro?- intreccia le sue mani davanti a lui.

-Si, vorrei aggiungere che frequento l'università, non vorrei fosse un problema.-

-Non è un problema, mi serviva una ragazza disponibile  di sera o pomeriggio. Quindi sai già come comportarti e cosa devi fare, qui vengono persone di alta qualità e esigo massimo rispetto, hai tre giorni di prova. Se andrai bene poi decideremo i giorni e gli orari.- spiega

-Nell'ambito lavorativo, qualunque esso sia, so svolgere attentamente il mio lavoro, come so anche essere molto rispettosa, non si crei questo problema.- sputo acida.

Sono sicura, mi sta lanciando battutine di proposito.

-Vedremo, e un'altra cosa, con me devi avere la lingua corta.- detto questo si alza e va verso la porta.

-Domani alle cinque, puntuale.- detto questo esce e sparisce.

L'educazione in persona proprio, presuntuoso e idiota che non è altro.

Esco fuori da quella stanza con solo la voglia di prendere la faccia di quello stronzo e infilarla nel cesso.

Uscita fuori salgo in macchina e mando un messaggio a Tessa.

A Tessa:

Domani alle cinque sono in prova. Il capo è un coglione.

Neanche il tempo di posare il cellulare che inizia a suonare. Tessa.

-Sono felice per te! Il capo com'è oltre ad essere coglione? Figo, brutto, vecchio o giovane?- parla velocemente.

-E' coglione e basta.- dico seccata solo a pensare a lui.

-Ci scommetto il mio cane che è figo e giovane.- urla ridendo. -Dai passa da casa mia che ci prendiamo un caffè.- continua.

Rido perché ha azzeccato tutto.

-Okay, arrivo.- chiudo la chiamata e vado a casa sua.

Tessa mi somiglia molto, mi trovo bene con lei e non credevo che avessimo instaurato un rapporto così. E' difficile che mi piaccia qualcuno come persona, sono sempre sulle mie,  odio i rapporti con altre persone che si tratti di amicizia o altro; Preferisco chiamarli più che altro conoscenti. Non voglio legami con nessuno, so cosa vuol dire.. e non finisce mai bene, chi ritieni più importante per te, alla fine, ti pugnalerà alle spalle. Ma con Tessa è diverso credo. Non riesco a fidarmi mai di nessuno, come se avessi creato un muro intorno a me, e non faccio altro che mettere un mattone dietro l'altro.

Dopo due ore piene a parlare e scherzare con Tessa ritorno a casa.

Aspetto che arrivi l'ascensore sbattendo la punta del piede sinistro ripetutamente a terra, odio aspettare gli ascensori, non so perché. Sento chiudere il portone dietro di me e noto qualcuno affianco a me, guardo con la coda dell'occhio, ed è lui. Ma sempre intorno lo devo avere?

Take me home.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora