Ciò che non ti uccide, ti fortifica.

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-lo stiamo cercando ovunque, l'importante è che non arrivi qui, da te.- inizia lui.

-Tu non devi fare niente, capito? Non metterti idee in testa, capisco la tua rabbia, ma sappiamo cosa è in grado di fare.- mi guarda, come se non volesse ricordare, chiude gli occhi, perché sappiamo entrambi che ricordare fa male.

-Se noti qualcosa di strano o qualsiasi cosa che possa essermi di aiuto, devi dirmelo.- finisce.

E li avrei dovuto dirgli di Nick, ma non ho detto niente, perché se lo avessi fatto sarebbe stato peggio, conosco quel verme e so che in meno di un giorno farebbe arrivare la notizia a colui che mi ha rovinato la vita, fino a farlo arrivare qui, nel mio nascondiglio.
Non ho detto niente, ho solo annuito, perché devo starmene in silenzio per non mettere in pericolo ne me ne mia madre.

-Tranquillo Denver, ma devi chiamarmi a ogni novità che hai, anche la più insignificante.- dico prendendo gli occhiali da sole e indossandoli.
-Stasera vieni a casa nostra, dopo tutto il viaggio che hai fatto meriti una bella cena.- gli faccio un bel sorriso, scrivendogli la via in un fogliettino di carta.

-So già dove abiti.- mi da una pacca sulla spalla.

-Che memoria di ferro.- dico ridendo.
Mi accompagna alla macchina.
-Grazie mille Denver.-
-Farò di tutto per proteggervi.- dice lasciandomi un dolce sorriso e scombinandomi i capelli, poi si volta e se ne va.

Apro la porta di casa e quello che vedo mi fa rabbrividire e stringere i pugni, non di nuovo, cazzo.
Seduta in cucina, con la testa tra le mani, mia madre e tutto in torno a lei è in disordine, bicchieri rotti, il divano disfatto, oggetti rotti ovunque.
La rabbia sale nelle vene, stava iniziando a vivere e ad essere felice, e ora la rivedo come tanti anni fa, in preda al panico, insicura e fragile.

Mi avvicino a lei, piano, le poso una mano sulla spalla.

-Mamma.-dico piano, per paura che anche solo parlando ad alta voce si possa rompere in mille pezzi.

-È tutto okay, mamma.- le tolgo piano le mani che ha incastrate tra i capelli, la faccio girare lentamente verso di me.
Vedo i suoi occhi distrutti, il suo viso pallido e l'aria di chi crede di non riuscire mai a fare la cosa giusta.

Mette una mano sulla mia guancia.
-Mi dispiace, mi dispiace per tutto, mi dispiace tanto.- continua singhiozzando.

Le mie lacrime vogliono uscire, ma devo essere forte per lei,
Non
Devo
Piangere.

-Mamma non è colpa tua, capisci? Non è colpa tua, è scappato, tu non centri niente, lo ritroveranno mamma.- Metto le mie mani tra i suoi capelli -Tu non crollerai per lui, tu sei forte, okay?-
Mi abbraccia forte e io ricambio.

-Grazie, piccola amy.-
Era da tanto tempo che non mi chiamava così.

-Ora ti fai una bella dormita, e quando ti risvegli ti sentirai molto meglio!- le sorrido accarezzandole la guancia.

-Forza! Andiamo.- la prendo per mano e la porto nella sua stanza, la faccio mettere a letto e le imbocco le coperte.
-Andrà tutto bene.- le do un un bacio ed esco, chiudendo la porta della sua camera.

Ritorno in cucina, prendo il telefono e chiamo Jake, fortunatamente mi sono salvata il suo numero.
Dopo due squilli risponde.

-Pronto?- sentire la sua voce mi fa sentire un po' meglio..

-Pronto Jake, sono Amanda.-

Take me home.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora