Capitolo 1

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Danny aveva un grosso problema quella mattina. Non aveva nessun vestito abbastanza scuro da poter indossare affinché non si notassero troppo i lividi che si portava dietro.
Se avesse indossato il pantalone bianco, lo avrebbe macchiato di sangue, ma se avesse indossato il pantalone chiaro, decisamente troppo aderente avrebbe avuto un motivo in più per essere riempito di pugni.
Stava guardando l'armadio da circa 20 minuti ormai, e non sapeva davvero che cavolo fare, aveva anche valutato l'opzione di andare a chiedere a sua sorella di prestargli qualcosa, ma ovviamente, aveva subito cambiato idea.
Bestemmiò tutti i santi che conosceva e decise indossare il pantalone chiaro e stretto con una maglia rossa e bianca, era già abbastanza in ritardo e non aveva davvero intenzione di peggiorare le cose.
Corse di sotto ed afferrò una fetta di pane tostato da sopra il tavolo, senza pensarci troppo e, dopo aver salutato i suoi genitori, corse fuori, si nascose nel vicolo vicino casa e si trasformò velocemente.
Ormai era così in ritardo che non poteva permettersi neanche di controllare che non avesse dimenticato nulla, quindi si alzò in volo diretto verso quel maledetto inferno che gli altri ragazzi della sua età chiamavano scuola.
Si decise ad atterrare dietro un albero per ritrasformarsi, ma guardando l'ora sul suo orologio da polso, si rese conto che ormai era troppo tardi e che sarebbe dovuto entrare alla seconda ora.
<<Perfetto! Non solo mi sono svegliato prima questa mattina, ora dovrò entrare tardi e non mi piace neanche questo stupido toast!>> ringhiò a mezza voce contro se stesso per poi passarsi una mano fra i capelli, spazientito.
Quello che non aveva contato era che qualcuno potesse passare abbastanza vicino a lui da poterlo sentire.
<<Smettila di lamentarti, Fenton! Se quel toast proprio non ti piace vieni a fare colazione con me.>> disse una voce fin troppo conosciuta che lo fece sobbalzare, infatti, quando Danny si voltò, incontrò lo sguardo duro ed imbarazzato di Dash Baxster che incombeva su di lui.
<<E perché mai dovrei venire a fare colazione con te?! >> chiese stizzito infilando le mani nelle tasche del pantalone aderente.
E davvero, il biondo non avrebbe dovuto soffermarsi troppo a guardare quelle gambe magre e toniche Strette in quel pantalone chiaro.
Sentiva la bocca farsi decisamente secca e le mani leggermente tremanti. Non trovava un modo coerente per potergli rispondere, aveva paura di essersi cacciato in una di quelle situazioni senza via d'uscita.
<<Perché ho bisogno di parlare seriamente con te a proposito di questi.>> disse tirando leggermente il colletto della maglietta del moro, che si spostò subito come scottato.
<<E come mai vorresti parlare proprio di questo?!>> ringhiò l'altro assottigliando gli occhi per poterlo fulminare a dovere.
Il biondo deglutí e fece un passo in dietro mentre si grattava la testa imbarazzato. <<Perché mi dispiace, Fenton. Va bene?! >> ringhiò a sua volta evitando di guardarlo negli occhi.
Danny si sentí gelare il sangue nelle vene e lo guardò confuso sul da farsi per qualche secondo, ma alla fine il bisogno di mettere qualcosa di decente nello stomaco, prevalse sul suo istinto di autoconservazione. <<Va bene, verrò a fare colazione con te.>> disse semplicemente. Il biondo gli sorrise e lo afferrò malamente da un polso, fin troppo felice per rendersene conto, trascinandolo verso un caffè lì vicino.
Danny lo lasciò fare, sempre più confuso e spiazzato dalla situazione che gli si era venuta a creare.
Presero posto in un tavolo all'aperto in un angolo appartato e, mentre Dash infilava il naso nel menú, Danny si accese una sigaretta.
Il biondo sollevò lo sguardo su di lui e lo guardò con disappunto e Danny, non riuscì a capire per quale assurdo motivo, ma si sentí come un bambino cattivo beccato con le mani nel sacco.
<<Tu fumi?! >> chiese con un cipiglio strano in volto il ragazzo più grande. Il più piccolo arrossì a disagio e fece un cenno positivo con la testa. <<Solo a volte. Solo quando sono troppo nervoso ed ho bisogno di aiuto a smaltire la rabbia.>> ammise semplicemente.
Il biondo lo guardò con tristezza, senza neanche cercare di nasconderlo questa volta.
<<Mi dispiace... I-io non volevo provocati tutto questo dolore, davvero... >> sussurrò con la faccia di chi farebbe qualsiasi cosa per tornare indietro ed evitare che la cosa in questione potesse accadere.
Il moro, un po' per orgoglio, ed un po' per verità scrollò le spalle e gli rivolse un sorriso tirato e di circostanza.
<<Ormai sono abituato... E Poi, a molti altri, va sicuramente peggio di me.>> rispose scrollando le spalle con leggerezza, come se non fosse una cosa troppo importante.
Dash stava per ribattere, ma il cameriere si frappose fra di loro, smanioso di prendere le ordinazioni e, quando se ne andò, Dash aveva dimenticato che cosa doveva dirgli.
Danny aveva appena addentato la sua ciambella al cioccolato, che Dash era rimasto, di nuovo, incantato a guardarlo.
Il modo in cui litigava con quella ciambella decisamente più grande di lui, il modo in cui si leccava le dita, lo stava facendo diventare pazzo.
<<Allora... Ti piace?>> Gli chiese prendendo un morso del suo cornetto per potersi in qualche modo distrarre da quello che l'altro ragazzo stava facendo.
I suoi occhioni blu puntati su di lui ed il suo sorriso soddisfatto, però lo lasciarono nuovamente e piacevolmente spiazzato.
<<È tutto buonissimo. Già lo adoro questo posto!>> rispose contento.
E Dash era contento perché lui lo era e perché, per la prima volta, Fenton non gli stava sputando addosso insulti, non stava scappando da lui e sopratutto non sembrava neanche spaventato. Avrebbe decisamente potuto abituarsi a tutto quello.
Ma il destino non sembrava essere d'accordo con lui, a quanto pare.
<<Okay, mi hai portato in un locale carino, mi hai chiesto scusa ed ora stai facendo la persona carina. Quindi... Dove sta la fregatura?>> chiese Danny puntando i suoi occhi di ghiaccio nei suoi. Dash aprì la bocca, ma non sapeva davvero cosa rispondergli. Dov'era la fregatura? Nel fatto che il giorno dopo avrebbero fatto finta che nulla di tutto quello fosse mai accaduto? Nel fatto che non avrebbero mai potuto camminare mano nella mano alla luce del sole, semmai l'altro ragazzo avesse ricambiato i suoi sentimenti? Non potergli dire quello che provava?
Quei pensieri lo fecero alterare e sbatté un pugno sul tavolo, frustrato.
<<Non puoi semplicemente fidarti di me per una volta?! Deve esserci per forza una fregatura?! >> Chiese parecchio stizzito per poi buttarsi sul suo cappuccino per poter nascondere la tempesta che quel ragazzo aveva scatenato dentro di lui.
<<No, se non fossimo noi due. Ma in tutto questo io sono una nota leggermente stonata, non trovi? Pensi che ai tuoi amici faccia piacere che siamo qui? >> chiese il moro con tranquillità, mentre con la punta del cucchiaio giocava con la panna della cioccolata calda.
<<Non lo sapranno. Ed andrà tutto bene.>> rispose Dash ancora più alterato di prima. <<Ma certo, faremo finta di niente. Non sia mai tu debba sfigurare davanti a loro.>> e Danny neanche lo sapeva perché lo stava facendo. Neanche lo sapeva perché quella situazione lo faceva stare così male.
<<Io non sono come loro, perché non vuoi capirlo?! >> urlò il biondo attirando su di sé l'attenzione di alcuni clienti che li circondavano.
Danny gli offrì un sorriso sbilenco ed annuì. <<Già. Infatti sei qui a chiedere scusa al povero sfigato. Hai un grande cuore, Baxster.>> e quelle parole colpirono il biondo con talmente tanta violenza che si sarebbe volentieri messo a piangere davanti a lui. <<Perché devi fare così? Stava andando tutto bene.>> e se prima era arrabbiato, adesso era davvero distrutto. <<Perché non voglio affezionarmi a te.>> disse contrariamente a quello che il biondo immaginava.
Il ragazzo difronte a lui teneva una calma che nessuno sarebbe riuscito a tenere in una situazione simile. Parlava come se non avesse emozioni, come se nulla potesse ferirlo.
Era sicuramente più forte di quello che aveva sempre pensato.
<<E perché no? Funzioniamo insieme.>> disse Dash, guadagnandosi un sorriso sarcastico che lo fece arrossire fino alla punta dei capelli. <<Non capire male, maledizione! Intendevo che Funzioniamo come amici!>> si corresse con la faccia paonazza, e Danny rise comprendosi le labbra con la mano e facendogli perdere una quarantina di battiti.
<<Hai ragione. Ma ogni volta che apro il mio cuore a qualcuno, vengo deluso. E non voglio stare male per te. Non possiamo essere amici, a Paulina verrebbe un collasso. >> e Dash non se la sentí di proseguire quella conversazione.
Rimase in silenzio a guardare il piatto vuoto in cui gli era stato portato il cornetto.
<<Dovremmo andare, si è fatto tardi. >> disse Danny alzandosi dalla sedia. Dash annuì e lo seguì all'interno del locale. Pagò per entrambi sotto le proteste del moro e lo accompagnò a scuola.
La campanella ormai stava per suonare, ma nonostante la colazione mezza disastrosa che avevano avuto, nessuno dei due aveva voglia di lasciare l'altro.
Rimasero ancora un po' a parlare di cose di poco conto, alla fine, quando la campana suonò, prima che gli studenti potessero uscire dalle loro classi, Dash si sporse verso il suo orecchio, lasciandolo di sasso.
<<Magari non possiamo essere amici, ma possiamo essere compagni di colazione.>> detto questo, sparì nel corridoio, ingoiato dagli altri ragazzi che avevano cominciato a popolarlo.

La matematica, Danny, l'aveva sempre odiata. Teneva la testa poggiata sulle braccia e guardava davanti a sé, quando in realtà non stava prestando neanche un minimo di attenzione a quello che il professore scriveva sulla lavagna.
Non riusciva a non pensare a quello che era accaduto qualche ora prima fra lui ed il capitano della squadra di football.
Sembrava quasi che il ragazzo cercasse un approccio con lui. Sembrava che gli importasse davvero.
Inutile dire che il mezzo fantasma aveva certamente apprezzato i gesti carini che il biondo gli aveva rivolto, ma non riusciva a capirne il motivo e non vedeva l'ora di poter andare a casa a parlarne con sua sorella che, sicuramente, ci vedeva molto più lungo di lui.
La campanella suonò, annunciando la fine dell'ultima ora, e Danny si alzò dal suo posto con calma, non aveva voglia di essere investito da quella mandria di ragazzi impazziti che correvano verso la libertà.
Si trascinò in corridoio e, quando aprì l'armadietto per poter prendere i libri che gli sarebbero serviti quel pomeriggio, ne cadde una rosa bianca dal suo interno.
Il ragazzo rimase a guardare il fiore ai suoi piedi perplesso per qualche minuto, dopo di che si abbassò e lo raccolse, rigirandoselo fra le mani.
Un biglietto, attaccato all'anta interna del suo armadietto, attirò la sua attenzione e lo aprì per poterlo leggere.

"So che sei molto di più di ciò che credi di essere.
Questa rosa non sarà bella quanto te, ma so che sono le tue preferite.
Sorridi, perché sei bellissimo quando lo fai.
Tuo
~ IdiotaInnamorato"

Ed a leggere quelle parole, Danny sorrise.
Si sentiva il petto più leggero e le guance in fiamme, sapeva di non doversi illudere troppo, sapeva che molto probabilmente quella era una trappola e lui ci stava cadendo dentro, ma non gli interessò.
Era bello sentirsi apprezzati per una volta.
Il ragazzo chiuse l'armadietto velocemente e si voltò per poter correre a casa, ma si ritrovò la strada sbarrata dai suoi due migliori amici che fissavano, sconcertati, ciò che stringeva fra le mani.
<<E quella?>> Chiese Sam con un cipiglio accigliato in volto.
Il ragazzo moro scrollò le spalle, ma non smise di sorridere. <<Non lo so, è saltata fuori dal mio armadietto. È stato un pensiero carino.. >> disse portandola al naso per poterne annusare il profumo.
<<Non farti troppe illusioni, lo sai come funziona in Questa scuola, fossi in te la butterei e non ne parlerei con nessuno.>> continuò incrociando le braccia al petto.
<<Ignorala, è solo gelosa perché nessuno sa quali sono i suoi fiori preferiti e di conseguenza non gliene regalano! >> disse Tucker dandogli una pacca amichevole sulla spalla per poi avviarsi verso l'uscita della scuola.
<<Chi te la manda?>> Chiese ancora. Danny alzò semplicemente le spalle e la rispose con cura nello zaino.
<<Ora devo scappare, ho promesso a mia madre che, almeno oggi, non avrei tardato!>> detto questo lasciò i due in cortile, per cercare un posto in cui potersi trasformare in santa pace.
Non notò che un certo biondino aveva seguito ogni sua mossa da quando era uscito dall'aula di matematica a quando aveva lasciato i suoi amici in cortile.
E Di certo non notò il sorriso a cui aveva dato vita sul volto dell'altro.

*ECOCI QUI*
Dopo mesi interi, che ho passato a cercare disperatamente il modo di accedere a questo profilo, è arrivato il secondo capitolo di questa storia!
Devo ammettere che non avrei mai pensato che qualcuno potesse seriamente aprirla e leggerla, sono rimasta piacevolmente sorpresa di vedere che invece era stata addirittura votata, vista anche la coppia strana che ho deciso di inserire.
Mi fa piacere che qualcuno di voi conosca Danny Phantom, davvero.
Detto questo, spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto e che me lo facciate sapere con qualche Commento o qualche stellina!
Al prossimo capitolo!
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Mine ~ Danny Phantom Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora