Capitolo 12

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Danny era tornato a scuola dopo pochissimo tempo, aveva bisogno di controllare da solo la situazione.
Temeva la reazione dei suoi insegnanti e dei suoi compagni, sapeva che il video dello scontro con Vlad era stato messo in rete e sapeva che ne avrebbe pagato, a breve, le conseguenze.
Arrivò in ritardo, le lezioni erano già iniziate, ma non aveva voglia di attirare gli sguardi di tutti camminando nei corridoi pieni di gente.
Quando arrivò, la scuola era deserta, forse fu questo che gli diede la forza di tirare dritto verso la porta della sua aula per poi bussare ed entrare.
<<Buongiorno, mi scusi il ritardo.>> disse timidamente, chiudendosi la porta alle spalle ed offrendo un sorriso timido all'insegnante.
<<Stia tranquillo, per oggi va bene così, si sieda.>> disse il signor Lancer, voltandosi nuovamente verso la lavagna e continuando a scrivere.
Un leggero brusio si era sparso nella classe, ma Danny decise di non farci caso, andando infondo all'aula per sedersi accanto al suo ragazzo che salutò con un bacio a stampo.
Sentiva chiaramente gli occhi di tutti puntati addosso e la cosa non gli piaceva. Non gli piaceva per niente.
Dash, poi, sotto la solita giacca rossa e bianca indossava una maglietta nera con il simbolo di Danny Phantom nel centro, la cosa, per quanto carina potesse sembrare, lo metteva ancora più a disagio, ma decise di non esprimersi al riguardo.
<<Tutto bene?>> chiese il biondo che era più nervoso di lui. Il moro si limitò ad annuire, prendendo il quaderno e cominciando a scrivere per potersi dimenticare della situazione.
Sentiva le mani tremare, sentiva gli sguardi dei suoi compagni, i commenti poco casti che facevano su di lui, sentiva chiaramente che gli facevano delle foto.
Voleva scappare.
La porta della classe si aprí e l'assistente del preside, chiamò fuori il professore, lasciando cadere Danny completamente nel panico.
Si impose di tenere lo sguardo basso sui libri, di fingere che non esistesse nessuno, di studiare quanto avevano appena fatto.
Si piegò a prendere gli evidenziatori nello zaino, ma le mani tremanti riuscirono a far cadere la cartella, facendo uscire fuori il thermos con il quale catturava i fantasmi e facendogli saltare il cuore dritto nel petto.
Rimase paralizzato a guardare l'oggetto che rotolava verso le prime file e sentiva la sua bocca seccarsi.
Dash si alzò al posto suo, per poter recuperare quello che aveva appena perso, ma il brusio in classe continuava ad aumentare, i sussurri diventavano quasi urla e la testa cominciava a girargli vorticosamente, facendogli salire le lacrime in gola.
Sentí una mano che si posava sulla sua spalla e quando si voltò, il sorriso rassicurante di Star, lo fece stare meglio.
<<Va tutto bene. Lo sanno, ma non possono dimostrarlo.>> gli sussurrò in un orecchio, facendolo annuire con la testa bassa.
Paulina, la migliore amica di Dash, andò a sedersi nel posto accanto al suo, posandogli una mano sulla coscia e facendolo sobbalzare.
Il biondo le lanciò un'occhiata che non prometteva niente di buono.
Danny sentiva la trasformazione arrivare, la difesa per quell'attacco che esisteva solo nella sua mente. Phantom lo faceva sentire più sicuro, più protetto.
Il moro si voltò verso la ragazza che gli sorrideva allegramente.
<<Questa sera abbiamo organizzato una piccola festa prima di natale. Ci saremo tutti, penso che sia il modo perfetto per conoscere tutti gli amici di Dash... Volevo dirtelo l'altro giorno, ma sei sparito dalla classe e Dash lo ha dimenticato... Penso che potrebbe farti bene.>> disse cercando di essere gentile.
Paulina era innamorata pazza di Danny Phantom da quando aveva fatto la sua comparsa quasi un anno prima,ormai. Per lei non doveva essere stato facile accettare il fatto che fosse proprio lui che, fra tutti gli studenti, era quello che non poteva e non avrebbe mai potuto avere.
<<Sembra una buona idea. Andrò a fare un po' di shopping per trovare qualcosa da mettere e ci sarò.>> le promise il ragazzo, offrendole un sorriso di circostanza.
La ragazza ispanica cominciò a battere le mani, emozionata, ed annuì soddisfatta, lasciando nuovamente il posto a Dash che, subito, gli prese la mano.
<<Non devi venire se non vuoi.>> disse il biondo. <<Un po' di musica ed Alcool non possono che farmi bene.>> disse quello.
Una poderosa pacca sulla schiena lo fece sobbalzare ancora. <<Fenton uno di noi!>> esordì Kwan, cercando di metterlo a suo agio, il moro si ritrovò a sorridere, ora molto più rilassato.
Uno sbuffo, però, fece voltare tutti.
<<Ora che è praticamente certo che sia Danny Phantom lo conoscete tutti, eh?!>> esordì Sam, parecchio infastidita dalla situazione. Solo dopo che la frase le uscì dalla bocca si rese conto di quello che aveva appena detto e si tappò la bocca, strabbuzzando gli occhi e mandando Danny completamente nel panico,di nuovo.
<<Sei impazzita?!>> tuonò Dash. <<Tu hai una maglia con il suo simbolo stampato sopra e vuoi dare la colpa a me?!>> urlò quella, risentita.
<<Io...io devo uscire.>> disse Danny, alzandosi con la testa che vorticava e le lacrime agli occhi. Sentiva il pavimento mamcargli da sotto i piedi ed era certo che sarebbe caduto.
<<Quella arrabbiata dovrei essere io qui, visto che il mio migliore amico mi ha rubato il ragazzo! Eppure, cerco di fare la persona civile. Sputtanare il tuo migliore amico ti fa sentire grande?!>> urlò Paulina, alzandosi dalla sedia per poter andare incontro a Sam. Danny rimase paralizzato sul posto. <<Il ragazzo in questione è Gay. E a differenza tua mi sono innamorato di chi è davvero!>> sbottò Dash a sua volta. <<Basta...>> sussurrò Danny piano piano. <<Siete degli idioti! Lasciatelo respirare invece di andargli contro! Vi sembra in condizioni di parlarne?!>> urlò anche Star, mentre Kwan assentiva con le parole della sua ragazza. <<Doveva rimanere un segreto! Non vi aveva chiesto davvero altro!>> sbottò anche Tucker.
Danny si sentiva nella tana dei leoni, tutti urlavano, ma nessuno ascoltava.
Tutti avevano qualcosa da dire, tutti volevano dire la propria.
Ma lui non aveva chiesto il parere di nessuno. Pensava di sapere cosa fosse meglio per lui.
Anche gli altri studenti cominciarono ad urlare, quella classe era diventata un circo e lui era proprio nel centro, senza sapere che cosa fare.
<<Basta.>> provò a dire di nuovo.
Anche il signor Lancer ed il preside erano corsi a vedere che cosa stesse succedendo, cercando di ristabilire l'ordine.
Il ragazzo si sentiva svenire, si sentiva sbattere da una parte all'altra, si sentiva tirare, quindi si inginocchiò a terra, tenendosi la testa con le mani, cercando di scacciare l'attacco di panico.
<<Visto che cosa avete fatto?!>> urlò Dash, cercando di sollevarlo da terra, ma Danny proprio non ne voleva sapere. <<Hai iniziato tu con quella stupida maglia!>> ricominciò Sam.
Danny era stanco, sentiva i suoi poteri ruggire nel petto. Sentiva i suoi occhi illuminarsi di verde.
Si alzò di scatto, stringendo i pugni, gli occhi che lampeggiavano, il vento che soffiava in classe, nonostante le finestre chiuse.
<<HO DETTO BASTA!>> urlò con tutta la voce che aveva.
Tutti ammutolirono, guardandolo con tanto d'occhi.
Non si era trasformato, ma quella era comunque una conferma, anzi, più che una conferma.
<<Mi sembra di stare in un circo! So io quello che è giusto per me, so io chi diamine sono, grazie per l'interesse, comunque!>> disse prima di correre fuori dalla classe per rifugiarsi nel bagno.
Si poggiò con le mani sul lavandino, piegandosi in avanti, non voleva piangere, quindi si limitò a guardarsi allo specchio.
Il suo riflesso, stanco, ricambiava il suo sguardo. Non si riconosceva più, non sapeva più chi era.
Da quando Dash era entrato nella sua vita, Danny ne aveva completamente perso il controllo.
Aveva devastato tutto.
Non aveva più il controllo dei suoi sentimenti, della sua vita, dei suoi pensieri e neanche dei suoi poteri. La sua vicinanza gli faceva tanto bene quanto male e sapeva che per lui era lo stesso.
Se Dash non avesse fatto il suo ingresso trionfale in quella che era la sua triste vita, tutto quello non sarebbe mai accaduto.
Non si era trasformato, nessuno aveva le prove certe che lui fosse davvero Danny Phantom, ma anche quando camminava in strada per conto suo, sentiva gli occhi di tutti puntati contro, continuamente.
Sentiva che l'atteggiamento dei suoi compagni era cambiato e sentiva chiaramente che anche quello di Dash stava cambiando.
Si sentiva una bomba ad orologeria pronto ad esplodere in qualsiasi momento.
Ma la cosa che più gli premeva sulla coscienza, era il fatto che, ora, sapeva a che cosa aveva davvero esposto i suoi amici e la sua famiglia. Finalmente toccava con mano e vedeva con evidenza quanto realmente potessero essere in pericolo.
I suoi genitori erano nuovamente succubi di Vlad Masters, delle sue promesse vuote, il suo piccolo gruppo di amici stava collassando.
E quello era solo il minimo.
Quante volte Tucker e Sam avevano rischiato la vita per lui? Quante volte erano stati rapiti insieme a Jazz?
Quando era stato scoperto la prima volta, era stato costretto ad usare il guanto della realtà per cancellare la memoria dei cittadini di Amity Parck, ma ora non esisteva più nessun guanto.
Lo aveva distrutto per paura che potesse cadere nuovamente in mani sbagliate, comprese le sue.
Non si era mai sentito un super eroe, si era sempre e solo sentito un mostro. Da poco si sentiva solo un burattino mosso dai fatti. Si era imposto di pensare che la sua vita dipendesse da qualcuno che stava più in alto di lui, che fosse lo stato americano, che fosse dio, gli alieni, chiunque.
Ora, però, vedeva realmente ciò che aveva fatto. Per la prima volta vedeva chiaramente le sue scelte, i suoi errori.
Non poteva più tapparsi gli occhi e fingere di essere solo una vittima del caso. Lui aveva scelto di rovinarsi la vita nel momento stesso in cui aveva proposto a suo fratello di giocare agli agenti segreti. Aveva messo in pericolo le persone che amava nel momento stesso in cui aveva permesso a quel fantasma d'impossessarsi del corpo di suo fratello.
Era, e sarebbe sempre stato, solo un lurido mostro.
Si sciacquò il viso e si decise a tornare in classe, avrebbe aspettato la fine delle lezioni per agire e, questa volta, sarebbe stato definitivo.
Se ne sarebbe andato.
Così nessun altro avrebbe più dovuto pagare le conseguenze delle sue azioni.
Si trascinò in classe con la testa bassa, in silenzio, senza avere realmente voglia né di farlo, né di proseguire con la sua vita in sé.
Forse era la volta buona, forse sarebbe riuscito a farla finita.
La porta era chiusa.
Bussò e, quando la porta si aprí, non fece neanche in tempo ad alzare gli occhi dal pavimento che il suono delle pistole laser che venivano caricate gli riempì le orecchie.
Sapeva perfettamente cosa stava accadendo.
Alzò lentamente lo sguardo e vide due agenti degli uomini in bianco, con facce disgustate e furiose, che lo puntavano con le armi.
Il fiato gli morì in gola ed il panico gli avvolse lo stomaco, costringendolo a poggiarsi contro la cornice della porta per non cadere a terra.
I suoi compagni lo guardavano terrorizzati, anche il professore era spaventato. Ma non era lui quello in pericolo. Erano loro.
Agli uomini in bianco non era mai importato delle vite dei cittadini di Amity Parck.
Agli uomi in bianco non era mai importato davvero servire la nazione.
Agli uomini in bianco importava solo di quegli insulsi esperimenti che avevano strappato suo fratello dalle sue braccia inermi da bambino di sei anni.
Quegli esperimenti che avevano costretto la sua famiglia a spaccarsi lentamente, facendo cadere qualsiasi tipo di dialogo.
Aveva nuovamente davanti quelle autorità che avrebbero dovuto proteggerlo, ma che non lo avevano mai fatto.
<<Metti le mani in bella vista, ragazzo, e nessuno si farà male.>> disse uno dei due agenti.
Danny, semplicente, lo fece senza protestare. Era arrivato il suo momento, quello per cui era nato.
Doveva togliersi di mezzo.
<<Daniel Fenton, ti dichiariamo in arresto, con l'accusa di essere il ragazzo fantasma, da questo momento in poi sarai sotto la nostra custodia.>> continuò.
Danny, che ormai era arreso al suo destino, si limitò semplicemente ad annuire ed ad allungare le mani per farsi ammanettare. Era la scelta migliore per tutti.
<<Non potete entrare nella mia classe e prendere in custodia uno dei miei studenti senza nessun mandato! Senza le prove!>> urlò il professore che, nonostante tutto, amava i suoi studenti come figli suoi.
<<Va bene così, Mr Lancer, davvero.>> si limitò a dire.
<<No! Non va bene!>> urlò Dash. <<Non potete portarlo via... Voi non... Danny Phantom è un eroe!>> continuò con la voce rotta dalla sofferenza che quel momento gli stava provocando.
<<Sono io Danny Phantom! Prendete me! Prendete me!>> urlò disperato.
I due agenti si guardarono, sempre più confusi.
<<Amore, è finita, va bene così.>> disse ancora il corvino.
<<Devono essere autorizzati, Danny. Non possono portarti via, non ne hanno le prove, nessuno le ha!>>. Continuò nel panico più totale, mentre le lacrime scorrevano, amare, sul suo viso divenuto troppo pallido.
Danny stava per rispondere, ma una voce fin troppo conosciuta lo interruppe. <<Lì ho autorizzati io, Daniel. Usciremo da questa situazione come una famiglia, lo sto facendo per te.>> disse Vlad Masters dal fondo della classe. Danny non lo aveva neanche notato.
L'uomo era seduto comodamente su un banco con le gambe incrociate ed un ghigno terribile, che gli deformava i lineamenti, sulle labbra.
Danny stava per urlare, voleva prenderlo a pugni, fargli sputare sangue, ma una voce mai sentita prima, ma dannatamente familiare allo stesso tempo, lo fece gelare sul posto.
<<Mi dispiace, signor sindaco, ma con tutto il rispetto, non può trattenere un ragazzo innocente.>>
Tutti si votarono verso la finestra dove Danny Phantom era comodamente poggiato con una tuta diversa dal solito.
Le pistole vennero caricate nuovamente, mentre gli occhi di tutti uscivano dalle orbite, ad eccezione di quelli di Danny.
Lui sapeva perfettamente chi aveva difronte.
Gli occhi di Danny incontrarono quelli del nuovo arrivato e le gambe cedettero.
Quel ragazzo dai capelli bianchi e la pelle scura, dalla tuta nera e gli occhi fiammeggianti, non era, e non poteva essere, Danny Phantom.
Era solo il suo fratello gemello, finalmente sveglio.
<<Non verrò con voi.>> disse il ragazzo.
Danny fece appena in tempo ad urlare, che Dan scomparve così com'era arrivato, facendo correre fuori gli uomini in bianco e facendo Cadere Danny in un mare di disperazione.
Non lo avrebbe perso di nuovo. Non ora che lo aveva ritrovato.
Non dopo otto lunghi anni di coma, di silenzio, di speranze rubate.
Non dopo essersi perso tutta la sua vita.
Si voltò verso Vlad Masters come una furia, l'uomo era ancora sotto shock, non si era mosso dalla sua posizione.
Cominciò ad avanzare minacciosamente verso di lui, mentre due cerchi luminosi avvolgevano il suo corpo, cambiando i suoi colori e attivando la sua forma fantasma. Ormai era libero.
Libero da ogni paura, preoccupazione.
Aveva una nuova missione. Un nuovo obbiettivo, lottare per quella persona che gli era sempre mancata come l'aria.
Si sentiva come un drogato davanti ad una dose. Ora che aveva rivisto gli occhi di suo fratello nuovamente aperti, ne voleva ancora.
Vlad non glielo avrebbe portato via.
I suoi palmi s'illuminano di energia, stava per attaccare, ma una mano gli strinse la spalla, trasmettendogli sensazioni che non provava ormai da tempo, rimettendo definitivamente in moto quel cuore gelato che Dash aveva cominciato a sciogliere.
Rimettendo, finalmente, in ordine i pezzi.
<<È finita Danny. Sono di nuovo qui. Questa volta non ti lascio più.>>
Disse Dan.
Danny si voltò e lo guardò per davvero per secondi che parvero infiniti.
Dan era di nuovo al suo fianco, ma questa volta aveva I capelli neri, la pelle chiara gli occhi, di un blu profondo, cerchiati di rosso e pieni di lacrime. Indossava ancora il camice da ospedale ed era così magro che quando Danny lo abbracciò, ebbe paura di romperlo.
<<Sei qui. Sei davvero qui.>> sussurrò lasciandosi andare in un pianto di pura gioia.
<<Sono qui. E non me ne andrò mai più. Te lo prometto.>> disse Dan.
Tuttavia, quel momento di pura gioia, non durò a lungo.
Vlad, aveva scaraventato un banco contro il muro, costringendo i due fratelli a staccarsi. I suoi occhi erano rossi, fiammeggianti, e la trasformazione stava iniziando.
Ben presto, il sindaco si rivelò per il mostro che era.
<<Non finisce qui. Non avrai una vita facile, è chiaro Daniel?! Sei un mostro! Sei solo un mostro.>> disse prima di sparire in un turbinio di mantello.
Ma per la prima volta nella sua vita, Danny non si sentiva più un mostro. Ma solo quello che realmente era.
Un ragazzo.
Un bambino.
Ma non importava più, perché era finalmente felice.

*ECCOCI QUA*
Dopo non so quanto tempo, ho finalmente deciso di revisionare, migliorare e finire quello che sarà il penultimo capitolo del mio libro.
Ancora non riesco a credere di essere arrivata qui e di aver avuto seriamente dei lettori fedeli che mi hanno seguito fino alla fine, quindi, come prima cosa, Grazie.
Grazie per la pazienza, per aver letto i miei deliri, per avermi incoraggiato a continuare con le vostre visualizzazioni, i vostri voti, commenti e messaggi privati.
Scrivere questa storia per me è stato magnifico, magico, un tuffo nel mio passato, nella mia infanzia.
È stato anche un punto di fine ad un bel capitolo della mia vita.
E voi lo avete reso ancora più bello. Mi avete fatto sentire tutto il vostro calore, la vostra vicinanza, la vostra brama di continuare a leggere e non ve ne sarò mai grata abbastanza.
Grazie e al prossimo capitolo,
Ciao fantasmini! 👻

Mine ~ Danny Phantom Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora