Capitolo 6

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Il viaggio in macchina, alla fine, era stato relativamente tranquillo.
Danny non era stato troppo acido. Sam aveva finito per stare zitta per tutto il tempo, sapendo che non era saggio essere troppo acidi quando Danny era d'umore nero.
Tucker aveva cercato di fare qualche battuta per rendere l'aria quantomeno respirabile.
Star non aveva fatto altro che lanciare occhiatacce alla ragazza dagli occhi viola per le cattiverie che aveva rivolto al fratello.
Jazz aveva optato per il silenzio teso ed ostinato, con tanto di braccia incrociate e broncio degno di una bambina di quattro anni.
E Dash aveva semplicemente sperato che le cose non diventassero troppo ingestibili da sopportare.
Tuttavia i desideri del biondo non potevano realmente essere esauditi, perché odiava vedere il suo ragazzo in quel modo. Con tutto il cuore.
Non riusciva a capire cosa lo avesse potuto turbare tanto e aveva provato così intensamente a leggergli la mente per poter capire che cosa stava attraversando che non si sarebbe stupito se ci fosse riuscito davvero.
Riuscirono ad arrivare a destinazione che erano ancora tutti vivi, ad ogni modo.
Jazz e Star furono le prime a saltare giù dalla macchina ed a schizzare in casa con le loro borse a portata di mano. Non sopportavano più quell'aria tesa.
Sam e Danny, presero le loro cose e le seguirono a ruota in religioso silenzio, il ragazzo si chiuse in bagno e non sembrava troppo intenzionato a voler uscire tanto presto, Dash era certo che avrebbe usato la scusa di una doccia rilassante per il lungo viaggio affrontato.
Il biondo rimase con Tucker.
<<Non credo sia stata una buona idea infilare tutta quella gente nella stessa auto, amico.>> disse Tucker senza troppi giri di parole aiutando il biondo a prendere le ultime cose rimaste in macchina. <<Con il senno di poi, non posso che darti ragione.>> sospirò entrando a sua volta e facendo strada all'altro ragazzo.
Tutti avevano occupato le proprie stanze, lasciando a Dash quella padronale, e almeno di positivo c'era che avrebbe potuto finalmente dormire in un letto abbastanza grande con il suo piccolo che non voleva saperne di uscire dal bagno principale. <<Lasciagli il suo tempo. È fatto così. Ha dei giorni buoni e dei giorni cattivi. Oggi non è decisamente uno di quelli buoni.>> lo consolò ancora Tucker dandogli una pacca amichevole sulla spalla muscolosa.
E Dash davvero non lo capiva, perché fra tutti era quello che avrebbe dovuto odiarlo di più.
Se con Danny si tratteneva per ovvi motivi, con lui non lo aveva mai fatto. Gli aveva fatto cose terribili nel corso degli anni ed ora stava cercando di costruire quantomeno una conversazione. Non lo meravigliava che Danny lo avesse scelto come suo migliore amico, era una persona buona, proprio come lui.
<<Lo so com'è fatto, ma ammetterai che è frustrante. Non sapere che cos'ha mi fa impazzire.>> ammise grattandosi la testa imbarazzato con un leggero sorriso che gli in curvava le labbra sottili. <<È fatto così. Non riesci a capire che cosa lo sta distruggendo fino a quando non smette di farlo.>> detto questo il ragazzo scrollò le spalle e scese di sotto a controllare che tipo di aria tirasse fra le ragazze e, ancora una volta, quel giorno Dash gli fu davvero grato perché gli aveva evitato di ritrovarsi in una brutta situazione.

Intanto Danny era seduto sul pavimento del bagno e guardava la cartella gialla che aveva trovato sul pavimento del laboratorio dei suoi genitori la sera prima.
In alto era scritto il nome di suo fratello e, forse, per questo la situazione lo inquietava più del previsto.
Sapeva che non avrebbe dovuto aprirla, sapeva che se i suoi genitori avessero voluto che sapesse gliene avrebbero parlato, ma non poteva fare finta di nulla. Doveva sapere tutto. Era il suo fratello gemello.
Fu con la convinzione di avere quel diritto, che neanche i suoi genitori avevano, che si decise ad aprire finalmente la busta, tirando fuori un piccolo plico di fogli ripiegato e pieni di calcoli che, per lui, non avevano il ben che minimo senso.
Cominciò a sfogliarlo, ma non riusciva davvero a stare dietro a tutti quei numeri, era certo che neanche Jazz al massimo della sua forma ci sarebbe riuscita.
Ma proprio quando stava per perdere le speranze, proprio quando stava per mandare tutto a qual paese, quando stava per lanciare i fogli in aria, ecco che dei fogli con delle parole stampate al posto dei calcoli sbilenchi ed a matita, fecero la loro comparsa.
Danny cominciò a leggerli velocemente e ad ogni riga, ringraziava sempre di più sé stesso per non aver messo in disordine i calcoli.
I suoi genitori avevano trovato il modo di svegliare, finalmente, suo fratello. E la chiave di tutta l'operazione era Danny Phamtom. Niente di più facile.
Sorrise fra sé e sé, ne avrebbe parlato con Jazz. Avrebbero visto insieme quali erano i pro ed i contro ed avrebbero ignorato i contro.
Il problema era metterli in atto.
Non avrebbe dovuto farlo senza prima consultare i suoi genitori, era una pessima idea che avrebbe potuto concludersi con la distruzione del suo stesso fisico, ma nonostante aveva Dash, ora, non era lo stesso.
Non era bello vivere senza quello che era stato la sua metà da tutta la vita.
Nonostante avesse una famiglia fantastica, due amici da invidiare ed ora anche un fidanzato ed una cognata meravigliosi, non riusciva a vivere con la consapevolezza di non aver potuto fare nulla per suo fratello.
Aveva bisogno di riaverlo indietro. Aveva bisogno di poter dire di avere un fratello gemello come aveva sempre fatto.
Aveva bisogno di non essere solo.
Si alzò da terra con un leggero sorriso motivato sulle labbra e si decise ad uscire dal bagno.
Certo non si aspettava di trovarsi da solo, in mezzo ad un'enorme casa in cui regnava il silenzio più totale.
Si fece coraggio e si decise a salire al piano superiore per poter controllare nelle camere.
Entrò in quella padronale e fu abbastanza sollevato di trovarci dentro Dash che alzò lo sguardo e gli sorrise, invitandolo a sedersi sulle sue gambe. Danny non se lo face neanche dire.
Andò a sedersi sulle sue ginocchia, infilando la testa nel suo collo ed inalando il suo odore forte.
<<Va tutto bene, piccolo?>> chiese con una dolcezza che Danny non credeva potesse tirar fuori. Si sentiva fortunato a poter dire, anche solo a sé stesso, che quel ragazzo che aveva tanto odiato era davvero suo.
E si sentiva in colpa pensando che non era certo quello il modo di affrontare la situazione.
Stava facendo stare male anche lui e non se ne rendeva conto. Non subito, almeno.
<<Non è decisamente uno dei miei giorni migliori, ma passerà... Sono molto lunatico, mi dispiace.. >> disse, quasi in un sussurro, mentre chiudeva gli occhi e si lasciava cullare dalle sue braccia forti.
<<So che dovrei lasciarti i tuoi spazi... Ma mi fa impazzire non sapere quello che ti passa per la testa.>> gli disse cercando di rimetterlo dritto per poterlo guardare finalmente negli occhi.
Ma Danny non voleva, sapeva che il biondo lo avrebbe letto come un libro aperto. Sapeva che gli avrebbe vomitato addosso quella che era la verità, dall'inizio alla fine.
Dash, smise semplicemente di provarci, afferrando il concetto e, col senno di poi, non era certo pronto a sentire quello che gli usciva dalla bocca.
<<Ho un fratello, Dash. Un fratello gemello.>> disse senza staccarsi dal suo petto. Gli doveva quantomeno una gran parte di spiegazioni che fino a quel momento non gli aveva dato.
<<Si chiama Danren. Lui è in coma da circa sei anni.>> disse non ottenendo risposta dal maggiore che s'irrigidí, senza avere la minima idea di cosa fare.
<<Sei anni fa io e Dan stavamo giocando in camera, mamma e papà ci avevano chiesto di rimare buoni fino a quando i loro colleghi di lavoro non fossero andati via. Stavano lavorando al loro primo progetto con i fantasmi, loro lavorano per il governo come ricercatori... >> ammise, facendosi forza per la prima volta dopo quei terribili momenti. <<Inizialmente non volevano neanche partecipare. Sapevano quanto fosse rischioso. Ma erano i migliori nel loro campo e sono stati convinti. Io non avevo troppa voglia di stare buono quel giorno, ad ogni modo, non ero un bambino tranquillo.>> sospirò e si sollevò dal suo petto per poterlo guardare negli occhi. Dash aveva un colorito preoccupante in faccia, sembrava che stesse per vomitare, ma Danny aveva paura di smettere. Sapeva che non sarebbe riuscito ad affrontare nuovamente l'argomento.
<<Ho convinto Dan a scendere di sotto, in laboratorio, per giocare agli agenti segreti, ma lui è inciampato e si è messo a piangere, distraendo mamma e papà. Il fantasma si è liberato e, cercando di scappare, ha posseduto Dan ed è volato via.>> fu costretto ad abbassare lo sguardo ed a prendersi una pausa. Dash prese la sua mano e cominciò ad accarezzarla. Voleva che il moro sapesse che da lui aveva tutto l'appoggio che poteva dargli.
<<Lo abbiamo seguito, io non capivo cosa stesse accadendo, ma sapevo che me lo stavano portando via, Dash. Lo sentivo che non lo avrei mai più rivisto. Infatti, quando il fantasma non ebbe più bisogno di lui, uscì dal suo corpo, mentre stava volando, e Dan cadde giù urlando. Quella fu l'ultima volta che riuscì ad ascoltare la sua voce. Che lo vidi... Vivo.>> le lacrime ormai avevano cominciato a scendere come fiumi. Danny tremava e Dash non sapeva davvero che cosa fare.
<<Corsi da lui e cominciai a scuoterlo, a chiamare il suo nome, ma... Ma lui non rispose. Non rispose mai. Vedevo solo i suoi occhi spalancati che non guardavano da nessuna parte, il suo sangue che sporcava anche me... Le persone che ci circondavano e cercavano di tirarmi via, ma io non volevo. Non potevo lasciarlo... >> si morse il labbro inferiore e si coprí il viso, nella speranza di calmarsi, parlarne faceva dannatamente male. <<Se solo non avessi avuto la brillante idea di giocare agli agenti segreti... Tutto questo non sarebbe mai accaduto... Tutto questo... Lui... Lui dovrebbe essere qui, ma....>> e Dash lo baciò, nella speranza di poterlo calmare. Lo strinse contro il suo petto non sapendo cosa altro fare e cominciò a cullarla piano.
Non aveva idea di quanto potessero essere grandi i demoni di quel ragazzo. Non aveva idea di quanto avesse sofferto.
Si sentiva in colpa come non mai per averlo trattato così male nel corso degli anni. Si sentiva fortunato a poterlo stringere fra le braccia. Se mai fosse crollato, sapeva che Danny sarebbe stato forte per sorreggere entrambi. Ma in quel momento, era lui a dover essere abbastanza forte da sorreggerlo.
Prese il suo viso fra le mani e lo costrinse a guardarlo.
<<Adesso ascoltami bene, Danny. So che le mie parole non cambieranno nulla, non cambieranno quello che è successo, né come stai in questo momento. Non riesco neanche ad immaginarlo come stai. Ma posso dirti con certezza che non è colpa tua, amore.>> e Danny aveva già cominciato a scuotere la testa, voleva piangere tutte le sue lacrime fino a rimanere senza. <<No. Non scappare. Non da me. Ascoltami, amore... Per favore. Io so che nessuno potrà mai prendere il suo posto. Che ti senti spaccato a metà, che non sai più chi sei. Io mi sento così anche quando io e Star non ci vediamo per un solo giorno, ho paura d'immaginare come possa sentirti tu. Ma da oggi, che hai deciso di condividere questa parte del tuo passato con me, non sei più solo. Ci sono io ora.>> disse stringendo la presa per evitare che il ragazzo balzasse via. <<Non sei solo. Io non sono lui, ma sono sicuro che se fosse qui mi chiederebbe di prendermi cura di te ed è quello che io voglio fare. Voglio farti stare bene, come tu fai stare bene me ogni giorno con la tua sola presenza. Voglio aiutarti a portare questo peso.>> disse con la voce ferma.
Danny lesse la sincerità nei suoi occhi. Non lo schifo, non la pena, solo la sincerità che tutte quelle parole esprimevano.
Danny non rispose, si limitò ad abbracciarlo e a piangere, fino a finire le lacrime, fino ad addormentarsi stremato.
Dash gli tolse le scarpe e lo coprì con la coperta, lasciandogli un bacio sulla tempia. <<cosa nascondi dietro a quegli occhi blu, amore? Quanta forza puoi ancora avere? >> sussurrò al suo orecchio ottenendo in risposta un sospiro pesante che gli annunciò che stava definitivamente dormendo.
Si assicurò che non prendesse freddo e decise di scendere al piano inferiore. Aveva bisogno di abbracciare sua sorella. Di vedere con i suoi occhi che stesse bene.

Star, Jazz, Tucker e Sam Avevano deciso di seppellire l'ascia da guerra, intanto.
Stavano parlando di cose di poco conto, mentre ridevano e sgranocchiavano biscotti.
Di certo non si aspettavano che un Dash sconvolto e quasi in lacrime piombasse su Star per abbracciarla stretta.
<<Sono così felice che tu sia qui... Ti prego, non lasciarmi mai.>> chiese alla sorella sempre più confusa che ricambiò il suo abbraccio cercando di rassicurarlo come meglio poteva.
<<Per quale assurdo motivo, concepito dalla tua testa malata, dovrei lasciarti, adesso? >> chiese con un tono di voce di quelli  che solitamente si usa per parlare ad un bambino capriccioso. <<Non lo so, ma tu promettilo e basta, ti prego... >> chiese con un tono lagnoso e disperato. <<Non ti lascerò mai. Te lo prometto.>> lo assecondò lei, ottenendo in risposta un cenno d'assenzo col capo ed una stretta più forte.
Dash si staccò di malavoglia e Jazz capí che Danny si era finalmente aperto dalle lacrime che stavano scendendo dagli occhi del ragazzo. Il suo cuore perse quasi un battito nel realizzarlo. Il suo fratellino, chiuso al mondo ed a qualsiasi stimolo esterno da circa sei anni, era finalmente riuscito ad aprirsi con qualcuno e quel qualcuno gli stava rendendo la sua vita pezzo dopo pezzo.
Erano quelli I momenti in cui Jazz, nonostante fosse passato davvero poco tempo, si augurava che la loro storia non finisse mai.
Aveva davvero voglia di saltargli al collo per la felicità, ma decise di trattenersi per non dare troppo spettacolo e non dover spiegare tutto dall'inizio alla fine. Non era facile neanche per lei parlarne apertamente.
<<Danny si è addormentato, salgo di sopra per evitare che si svegli da solo, non è stato troppo bene e non voglio lasciarlo troppo a lungo.>> detto questo decise di salire nuovamente lasciando nella confusione più totale tutti gli occupanti del soggiorno.
<<Ma che cosa è successo?! >> chiese Tucker, ancora sconvolto.
<<Sono cose fra Danny e Dash. Quando si sveglierà glielo chiederete senza pressarlo troppo. >> disse dedicando un'occhiata significativa a Star.
I due ragazzi annuirono abbastanza abbattuti, da quando Danny si nascondeva anche da loro? Dopo tutto quello che avevano passato insieme? Dopo tutto quel tempo passato insieme?
La rabbia che Sam stava provando a nascondere, sarebbe presto esplosa, ne era sicura. Non solo il biondo aveva distrutto ogni sua possibilità di poter far breccia nel cuore del suo migliore amico, ma glielo stava portando via, giorno dopo giorno.

Quando Danny si svegliò, non fece in tempo ad aprire gli occhi che si ritrovò due labbra schiacciate sulle sue. Fu felice di ricambiare il bacio e quando si staccò sorrise che aveva ancora gli occhi chiusi. <<Se qui.>> costatò spingendolo di lato per potersi sdraiare sul suo petto muscoloso.
<<Non andrò da nessuna parte, amore mio, te lo prometto.>> disse lasciandogli un bacio sulla tempia. E forse per la prima volta nella vita, Danny credette ciecamente alle parole della persona con cui stava parlando.

*ECCOCI QUA*
Come al solito spero con tutta me stessa che questo capitolo vi sia piaciuto. Spero vogliate farmelo sapere e mi scuso per il ritardo, ma ero rimasta bloccata su piccoli dettagli che dovevo riordinare prima nella mia testa.
Detto questo, vi saluto!
Al prossimo capitolo! 👻

Mine ~ Danny Phantom Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora