Capitolo 13

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La pace aveva preso il posto di tutti gli altri sentimenti.
Mentre fuori la neve cadeva, e copriva tutto con il suo manto gelato, avvicinando il natale, Danny sorrideva.
Non aveva mai amato le feste.
Da quando Dan era finito in coma non aveva più senso neanche svegliarsi la mattina per scartare i regali di natale, o sedersi a tavola insieme a tutta la famiglia per ascoltare i suoi genitori che litigavano sull'esistenza di babbo natale.
Non amava dare auguri a nessuno, non aveva senso augurare il meglio se poi il meglio non arrivava mai.
Faceva solo male, tremendamente male.
Come quel posto vuoto che nessuno aveva mai occupato, ma che tutti si rifiutavano di apparecchiare, accanto a lui.
Come la mancanza di quel regalo in più sotto l'albero.
Come la calza in meno appesa al caminetto.
Era la mancanza che faceva male. Il ricordo. L'assenza. La speranza.
Ma quell'anno era diverso, perché la neve non portava solo le feste, ma con lei si sarebbero sciolti tutti i dispiaceri che quell'anno avrebbe portato finalmente via.
La neve, avrebbe portato un nuovo periodo pieno di quella pace che Danny non provava da troppo tempo.
Si sarebbe seduto accanto al fuoco e, finalmente, avrebbe voltato pagina, iniziando un nuovo e magnifico capitolo della sua vita.
Ma prima, i problemi andavano risolti.
Dei passi che trotterellavano giù dalle scale, gli fecero voltare la testa, mentre le sue labbra si schiudevano in un sorriso genuino.
Dan era ai piedi delle scale, indossava una felpa che gli stava corta dalle maniche ed un pantalone di tuta che gli stava corto dalle gambe. Era più alto di lui.
<<I tuoi vestiti mi stanno stretti!>> si lamentò, buttandosi a peso morto sul divano e poggiando la testa sulle sue gambe.
Danny prese a carezzargli i capelli. Non lo faceva da tanto tempo, ma sapeva quanto al fratello piacesse sentirsi massaggiare la cute. Sapeva quanto amasse quelle piccole attenzioni che gli facevano capire che lui c'era.
<<Mamma e papà sono andati a comprarti qualcosa, devi avere un po' di pazienza.>> gli disse con la voce soffice. <<Pensavo fossero scappati per disperazione.>> rispose l'altro, facendolo scoppiare a ridere.
Quando il giorno prima Danny e Dan erano tornati da scuola, ancora sconvolti, sua madre era al telefono con l'ospedale, un'infermiera aveva notato che Dan era scomparso, mentre suo padre era al telefono con il. Signor Lancer.
Entrambi erano abbastanza sconvolti dalle parole che uscivano dai telefoni, eppure, non appena avevano posato gli occhi sui due ragazzi, quella disillusione, quel frenarsi dal festeggiare per non stare male, era scomparso.
Erano corsi a stringere entrambi, avevano urlato e pianto di gioia, Jazz era quasi svenuta per lo stupore e, finalmente, Danny si era sentito di nuovo a casa.
Non è facile spiegare come ci si sente quando viene a mancare un fratello.
È come se morisse una parte di te, quella migliore.
È come entrare in apnea e vivere la vita senza poter respirare, sentendo il bisogno di farlo. Un dolore straziante, che ti logora dentro.
Ma la verità è che non senti assolutamente niente.
Danny aveva smesso di vivere nel momento esatto in cui Dan, stretto fra le sue braccia, aveva chiuso gli occhi.
Danny aveva smesso di respirare e piano piano anche di esistere.
Nulla aveva più senso.
Aveva passato otto anni a convincersi di poter superare tutto, aveva passato otto anni a vivere per due, nel senso di colpa costante e nella costante consapevolezza che, senza la sua metà lì, fosse di troppo.
Neanche Dash era riuscito a sanare quel dolore. Non era riuscito a tirarlo fuori dal limbo nel quale era caduto, per il semplice motivo che Dash era solo una piccola lucciola che lo avrebbe accompagnato nel suo cammino attraverso il tunnel oscuro che era diventata la sua vita, ma Dan era la vera luce alla fine.
Si sentiva in colpa nel pensarlo, ma Dash non gli era mai bastato.
Lo amava, lo amava alla follia, ma non avrebbe mai potuto colmare quel vuoto. Mai.
Ora che Dan c'era, sentiva che anche i suoi sentimenti verso di Dash aumentavano. S'incastravano, finalmente, nel posto giusto.
Non aveva bisogno di elemosinare amore, ce lo aveva già, quello che Dash gli donava era solo un completamento.
La felicità nel ritrovare Dan aveva fatto passare in secondo piano anche il problema Vlad. Il. Signor Lancer aveva spiegato a suo padre tutto, nei minimi dettagli, eppure, la gioia aveva annebbiato tutto.
Ma. Danny sapeva che se voleva vivere tranquillo, Vlad doveva sparire.
<<A che cosa pensi?>> gli chiese Dan, guardandolo dal basso. <<A quanto è bello riaverti qui. Non è più scontato per me.>> spiegò il Danny.
Il gemello sospirò, tirandosi a sedere e prendendo le sue mani. <<Sai cosa mi teneva vivo?>> gli chiese poggiando le fronte sulla sua, Danny scosse la testa. <<Tu.>> rispose semplicemente Dan. <<La tua voce che mi raccontava le tue giornate. Aspettavo con ansia che arrivasse la sera per poterti ascoltare, ma allo steso tempo volevo non arrivasse mai, sapevo quanto stavi male nel vedermi in quel modo. Avrei dovuto proteggerti.>> gli disse abbracciandola forte. Ma Danny non era d'accordo.
<<Sai cosa mi ha tenuto vivo in questi anni?>> chiese a sua volta, Dan abbozzò un sorriso e scosse la testa. <<Tu.>> rispose a sua volta. <<La consapevolezza che ci saresti stato lo stesso. La speranza che il giorno dopo avresti aperto ancora gli occhi.>> disse facendo riempire gli occhi dell'altro di lacrime.
<<Non hai mai dibitayo per un solo istante. Non hai mai perso la speranza. Mi sono addormentato che eri un bambino e mi sono svegliato che sei un eroe. Il mio eroe.>> e quella parola, se uscita dalle labbra di Dan, non era così brutta. Era un eroe. Perché era riuscito a svegliare suo fretwllo. <<Ma gli eroi tolgono di mezzo i cattivi e noi, ora, dobbiamo pensare a Vlad.>> disse Dan. <<Noi?>> <<Noi.>>
E mai quella parola era stata più bella. Noi.
<<Tu non combatterà contro Vlad.>> disse il minore dei gemelli Fenton. <<Perché tu puoi e io no?!>> si alterò l'altro.
<<Non rischierà di finire nuovamente in coma, Dan!>> urlò, chiudendo la conversazione.
Dan non sembrava aver capito alla perfezione le ragioni del fratello, infatti corse di sopra, offeso. Ma Danny preferiva che si sentisse offeso più che farlo uccidere.

Mine ~ Danny Phantom Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora