Capitolo 11

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Quando Danny riprese coscienza, ormai era buio.
Per un attimo non riuscì a capire dove fosse, ma ben presto riuscì a mettere a fuoco il soggiorno e la faccia di Vlad che lo fissava con uno stranissimo ghigno stampato in faccia.
Elaborò l'immagine che aveva davanti e si alzò, trasformandosi completamente nel panico.
<<Ancora tu!>> urlò nel panico, mentre si guardava attorno per capire come cavolo fosse arrivato in Wisconsin.
Ma ben presto il suo cervello smise di farsi delle domande perché, spostando lo sguardo, vide Dash legato e pieno di lividi in un angolo. Fece per correre da lui, ma un raggio di energia lo colpí, facendogli sfondare una parete.
<<Che carino, e lui che giurava che non fossi tu il ragazzo fantasma! >> disse scoppiando a ridere l'uomo.
Danny, intanto, era riuscito a rimettersi in piedi, barcollando. <<Lascialo in pace, Vlad! Lui non ti ha fatto niente!>> urlò con le lacrime agli occhi ed i pugni stretti. <<Sta semplicemente pagando per quello che hai fatto tu, Daniel. Per tutti I tuoi peccati!>> disse l'uomo, avvicinandosi a lui. <<Hai ucciso tu tuo fratello. Hai mentito a tutti, anche alla tua stessa famiglia. Sei un mostro, Daniel. Vuoi convincerti che sei diverso da me, ma la verità è che siamo uguali!>> ringhiò, prendendolo dal collo ed alzandolo da terra.
Danny era arrivato allo stremo, non riusciva più a far funzionare nessuno dei suoi muscoli, non riusciva a far funzionare il suo cervello, non riusciva a trovare una via d'uscita.
Dash si liberò in fretta e si mise dietro di Vlad, non lo stava propriamente aiutando, ed i lividi erano spariti dal suo corpo, sul viso aveva lo stesso ghigno di Vlad.
Danny cercava di chiamarlo, di chiedere aiuto, ma i suoi poteri stavano venendo meno, insieme alle sue forze, e non faceva che dibattersi come un pesce preso all'amo, senza nessuna speranza di sopravvivere.
<<Sei un bugiardo, sei solo un bugiardo.>> erano queste le parole che Dash continuava a rivolgergli, mentre lo guardava con gli occhi fiammeggianti di collera e pieni di disgusto e disapprovazione.
Danny ci provava a negare, provava ad urlare ma non aveva la forza di contrastare nessuno dei due, era solo tanto, ma tanto, indolenzito ed aveva solo voglia di chiudere gli occhi per sempre.
Di scivolare via come l'acqua, di non svegliarsi mai più, proprio come Dan.
E a proposito di Dan, anche lui era in piedi dietro di Vlad, non faceva che ripetere le stesse parole di Dash, e piano piano si unirono anche i suoi genitori, i suoi amici.
Era finito e solo come meritava di essere, provò ad urlare e, finalmente ci riuscì...

Si svegliò di soprassalto trasformandosi, sudato e tremante, ma questa volta nonostante la sua visuale non facesse che girare come una trottola, era tutto vero.
Quello da cui si era svegliato era solo un incubo, solo uno sfogo della sua stanchezza e dello stress emotivo al quale era appena stato sottoposto.
Sentii chiaramente delle mani che spingevano le sue spalle affinché si sdraiasse, altre che gli tenevano la fronte, altre che gli tenevano le mani.
Si sentiva in trappola e se quello appena fatto era un incubo, e quella la realtà, non sapeva davvero quale delle due fosse oggettivamente meglio.
Oltre alla testa che girava pesantemente, sentiva le orecchie fischiare, i sudori freddi scendere dalla sua pelle e sentiva quelle mani che cercavano di tenerlo fermo, mentre percepiva dei borbottii confusi che non riusciva a decifrare.
Vlad lo aveva preso per davvero? Quelle ombre scure e non definite che vedeva, magari erano i suoi aiutanti, oppure era stato preso dagli uomini in bianco?
Non sapeva cosa fosse meglio onestamente, ma piano piano riuscii a concentrarsi su un unico contatto piacevole.
Qualcuno aveva schiacciato le labbra sulle sue e gli chiedeva l'accesso alla sua bocca, battendo leggermente con la lingua sulle sue labbra.
Era Dash.
Ma né Vlad, né gli uomini in bianco avrebbero mai permesso a Dash di avvicinarsi e di baciarlo, quindi strinse gli occhi, cercò di fare ordine nella propria mente e, quando li riaprì, rilasciò un sospiro di sollievo, abbandonando la testa sul bracciolo del divano.
Era nel soggiorno di casa sua, Dash, la sua famiglia, i suoi amici, erano tutti lì, tutti al sicuro, tutti con lui.
Nella stanza c'erano anche diversi medici ed i genitori di Dash, si era appena trasformato davanti ad una piccola folla di persone, insomma.
<<Ben tornato nel regno dei vivi!>> disse Dash allegramente, facendogli chiedere che cavolo avesse da ridere tanto. Il biondo lo spinse in dietro e gli fece allungare un braccio verso il dottore alla sua destra che era palesemente sbiancato. <<Se permetti i dottori dovrebbero finire gli esami iniziati, e non so quanto rimanere trasformato possa modificare i tuoi parametri.>> disse ancora, sempre con quell'immenso sorriso a dipingergli le labbra.
Il moro si limitò a ritrasformarsi, lasciando finire ai medici quello che avevano iniziato, ma si chiuse ostinatamente nel suo silenzio, guardando il soffitto come se fosse la cosa più interessante del mondo.
Si limitava a farsi spostare come una bambola, in silenzio, senza la forza di dire o fare niente.
Collaborava il minimo indispensabile, la sensazione avuta in sogno, continuava a tormentarlo anche da sveglio. L'ansia di dover affrontare la collera dei suoi genitori che gli avevano proibito di combattere, l'ansia di vedere il disgusto dipinto sul viso dei suoi suoceri e su quello di Star, non voleva affrontare la situazione che si era venuta a creare, voleva scappare.
Voleva sparire, facendo perdere a tutti le sue tracce.
Avvertì chiaramente le dita di Dash che gli massaggiavano la cute e quando aprí nuovamente gli occhi ed incontrò i suoi, quel sorriso non giustificato era ancora lì ed il suo viso era sollevato, sereno, come non lo era mai stato.
<<Va tutto bene, amore mio?>> chiese il biondo. Il moro si limitò ad annuire e sospirare. Almeno il suo fidanzato non era arrabbiato, una persona in meno da affrontare.
I medici sembravano terrorizzati anche solo di toccarlo, nonostante lui non stesse neanche reagendo. Era quello l'effetto che avrebbe fatto a tutti da quel giorno in poi?
Non sarebbe mai più passato inosservato? Non sarebbe mai più stato il gracile Daniel Fenton?
<<Hai perso la lingua?>> chiese ancora. Danny sbuffò e si passò la mano libera sul viso.
<<Sto bene, smettila di fare domande, per favore.>> sbottò, sentendo tutti rilasciare il respiro che stavano tenendo.
Il ragazzo, ora, era ancora più confuso, la testa non faceva che esplodergli, ma voleva capirci qualcosa.
Finalmente i medici si allontanarono da lui e Dash lo aiutò a mettersi seduto dritto sul divano permettendogli di vedere i volti di tutti che erano solo preoccupati. Niente di più.
Il moro cercò gli occhi del suo ragazzo, ponendogli una domanda, silenziosamente.
Che cosa era successo?
<<Sei svenuto mentre ti portavo a casa, dopo il combattimento e... Hai avuto una specie di crisi, la mamma ti ha visitato, ma ha dovuto chiamare degli esperti, per assicurarsi che le sue teorie fossero solo teorie... Potresti avere un trauma cranico.>> disse gentilmente, mentre continuava a stringergli la mano, ma abbassava lo sguardo. <<Non ti svegliavi.>> sussurrò facendo stringere il cuore di Danny in una morsa dolorosa. Non riuscì a resistere oltre e gli saltò in braccio abbracciandolo forte ed ad occhi chiusi, mentre sentiva il biondo che cercava di inalare il suo odore e sentiva chiaramente le sue lacrime bagnargli la maglietta.
<<Adesso sono sveglio e va tutto bene, amore. Non volevo farti preoccupare, perdonami.>> sussurrò contro il suo orecchio, ma sapeva che non se la sarebbe cavata così facilmente.
Infatti, Dash lo prese da sotto le cosce e lo portò in camera sua, buttandolo sul letto e sedendosi sui suoi fianchi, mentre gli teneva le mani bloccate sulla testa per evitare che scappasse. <<Ha inizio il quarto grado, non è vero?>> chiese il moro con tono lagnoso. <<Me le merito le risposte che mi devi, non credi?>> chiese di rimando il biondo. Danny si limitò a sospirare ed annuire.
<<Ti ho chiesto se eri tu, dopo il combattimento, ma hai detto no. Ma ti sei svegliato e ti sei trasformato davanti ai miei occhi, quindi non puoi negare. Perché mi hai detto no?>> chiese. <<Eravamo davanti a tutta la scuola, Dash. Una cosa è un dubbio, una cosa è ammetterlo davanti a tutti.>> rispose il più tranquillamente possibile. <<Perché non me lo hai detto?>> chiese ancora, stringendo suoi suoi polsi e perforandolo con lo sguardo. <<Io... Volevo tenerti lontano da tutto questo... Volevo proteggerti e... Ti giuro che nella mia testa aveva senso.>> l'altro rise leggermente e gli lasciò i polsi, consentendogli di sedersi difronte a lui. <<Solo nella tua testa poteva avere senso, infatti.>> disse con un tono strano, che Danny non riuscì a capire. <<Non ti fidi di me? Avevi paura che sarei corso a dirlo in giro per tornare ad avere la popolarità che avevo prima?!>> chiese a brucipelo. Danny poteva percepire senza troppi problemi che erano quelle le domande che più di tutte lo avevano ucciso mentre lui non voleva decidersi a riprendere conoscenza.
<<Cosa?! No!>> sbottò anche il minore, mettendosi subito sulla difensiva. <<Avevo solo paura di coinvolgerti in questa storia! Ho coinvolto mia sorella ed i miei migliori amici, i miei genitori, e sono tutti in costante pericolo...>> cercò di spiegare.
<<Me lo diresti se non fosse così, vero?>> il moro si limitò ad annuire lievemente e Dash si ritrovò a stringerlo forte in un abbraccio.
<<Sono sempre stato un grande fan di Danny Phantom... Tu lo sai, ma... Ora vorrei solo che non esistesse, che scomparisse dalla tua vita. Non avevo mai capito quanto tu rischiassi la vita ogni giorno, Danny...>> disse senza avere neanche un punto nel quale arrivare. Era nervoso e di conseguenza non faceva che farneticare sul niente. Voleva fargli capire che era okay, ma anche che non voleva gli capitasse nulla.
<<Insomma... Non ci avevo mai pensato che Danny Phantom potessi essere tu... So che ho sempre sbagliato, ma eri il mio piccolo, il mio gracile Danny e invece ora...>>
Danny gli prese il viso fra le mani e lo costrinse a guardarlo.
<<Sono sempre io, Dash. Sono sempre io. Ti prego, non lasciarmi, io ti amo.>> sussurrò sull'orlo delle lacrime. <<Non ti ho mentito su altro, te lo giuro. È stato il mio unico errore! Tu mi conosci! Tu mi conosci! Sono sempre io!>> continuò sempre più spaventato. Dash gli accarezzò una guancia, in silenzio, mentre lo guardava negli occhi chiari.
Passarono secondi che al ragazzo parvero anni, ma finalmente il biondo parlò.
<<Anche io ti amo.>> disse prima di unire le loro labbra.

Quando scesero di sotto, il primo contatto che Danny ebbe con il mondo esterno, fu quello con lo schiaffo di sua madre, che non gli permise neanche di parlare.
<<Avevi promesso! Avevi acconsentito a mettere il bracciale!>> sbottò sull'orlo di una crisi di nervi.
Danny si toccò la guancia colpita con una mano e si limitò ad abbassare lo sguardo sulle sue converse rovinate.
<<Avrebbe ucciso Dash...>> si limitò a sussurrare, facendo sospirare sua madre.
Si ritrovò in un abbraccio subito dopo e sentì i suoi muscoli rilassarsi, come la notte in cui avevano scoperto chi era davvero.
<<Lo so amore... Perdonami ero solo preoccupata.. Non avevo dubbi che te lo saresti tolto, in realtà.>> disse, mettendo le mani sulle sue spalle e rivolgendogli un piccolo sorriso forzato.
<<Stai bene?>> si limitò ad annuire.
Suo padre, sua sorella ed i suoi amici si limitarono ad abbracciarlo forte, ma ora doveva vedersela con Shann e Jamie...
Come avrebbe fatto se gli avessero impedito di vedere Dash?!
Con quale faccia sarebbe andato da loro dopo aver messo nei guai Dash?
Tuttavia, ancora una volta non ci fu il bisogno di porsi domande, né di crearsi paranoie inutili, perché Star corse fra le sue braccia, stringendolo forte e scoppiando in lacrime, sfogando tutto il nervosismo e l'ansia che aveva accumulato dal momento in cui suo fratello era stato preso in ostaggio.
<<Hai salvato Dash! Grazie, Grazie!>> singhiozzò contro la sua spalle.
<<Ma io non ho fatto niente... Vlad ha fatto tutto da solo!>> cercò di evadere il moro, in fin dei conti era la verità.
<<Avresti trovato il modo. Se non fossi stato lì, sarebbe morto!>> continuò lei, facendogli solo salire un grosso groppo in gola, perché la verità era ben diversa.
Se lui non fosse stato lì, Dash non sarebbe mai stato in pericolo.
<<Lo hai salvato dal momento stesso in cui hai accettato la prima rosa.>> disse Jamie, poggiando una mano sulla sua spalla gracile.
Il moro si voltò a guardare il suo fidanzato. Non sapeva cosa fare o dire con esattezza, ma lui non aveva troppa voglia di rendersi utile, infatti, si limitò a scrollare le spalle.
<<Non volevo metterlo nei guai... Io... Non so come scusarmi...>> rispose, ma anche Shann lo abbracciò forte. <<Se tu sei accanto a lui io so che non potrà mai succedergli nulla di brutto, non lo permetterai. Tu lo ami!>>
E di quello era certo, avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per poterlo salvare. Sempre. Da qualsiasi pericolo e male.
Lo avrebbe sempre salvato, lo avrebbe sempre tirato su.
Non voleva a non lo avrebbe mai lasciato.
<<È lui l'eroe di questa storia, diciamo che se non mi avesse portato a casa, il mio segreto non sarebbe più un segreto, beh, se fossi rimasto vivo per raccontarlo, ovviamente.>> tutti si guardarono, nessuno parlava.
Danny si fece prendere di nuovo dall'ansia. <<Cosa succede?!>> chiese nel panico.
<<Non è più un segreto... >> rispose Jazz.

*ECCOCI QUA*
Ma ciao fantasmini, eccomi con il nuovo capitolo di Mine, bello e pronto.
So da me che non è uno dei migliori che io abbia mai scritto, ma mi serviva hahahaha, quindi spero vi sia piaciuto comunque e che vogliate farmelo sapere in ogni caso con qualche commento o con qualche stellina.
Spero di aver messo quantomeno un po' di suspance...
Scusatemi ma ho avuto un brutto blocco che non è del tutto passato, in effetti...
Detto questo vi lascio un grosso abbraccio ed un grosso bacio e vi saluto,
Alla prossima!
M👻

Mine ~ Danny Phantom Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora