Capitolo 3

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C'era solo un posto in cui poteva andare quando aveva bisogno che qualcuno lo ascoltasse senza fare domande e dare consigli troppo sbagliati, o troppo giusti, dipende dai punti di vista.
In ospedale.
Suo fratello gemello, circa otto anni prima, aveva avuto un brutto incidente ed era finito in coma.
Era stato questo il pretesto che aveva spinto i suoi genitori a schierarsi contro i fantasmi diventando cacciatori.
E forse era anche il suo pretesto per giustificare il fatto di essere un mezzo fantasma. Per giustificare quello che faceva e cercare di essere dalla parte dei buoni.
Ma esistevano davvero fantasmi buoni?
Entrò velocemente, salutando le infermiere ed i dottori che ormai lo avevano perennemente fra i piedi da otto anni, e puntò dritto verso la camera del ragazzo.
Entrò e sorrise con leggerezza, avvicinandosi al lettino e lasciando un bacio sulla fronte del ragazzo addormentato, cercando di evitare che una lacrima scappasse al suo controllo, poi prese una sedia e si sedette al suo fianco, scostandogli i capelli dal viso con un tocco leggero. <<Ciao Dan... >>
Prese la sua mano esanime nelle sue e sorrise nel notare che, nonostante tutto, continuavano ad essere più grandi delle sue e fredde come lo erano sempre state.
<<Ti ho fatto aspettare questa volta, vero? >> chiese al vuoto mentre carezzava piano la sua mano. <<Mi dispiace, ma non voglio che nessuno mi segua qui e... Ed ho novità, non volevo rischiare.>> cominciò in un sussurro appena udibile.
Ormai erano otto anni che parlava con qualcuno che non poteva rispondergli e che, molto probabilmente, non si sarebbe mai svegliato dal sonno catatonico in cui era caduto.
<<Sai, è un po' che trovo delle rose bianche nel mio armadietto, tutte le mattine. Sono le mie preferite, ricordi? Jazz pensa possa essere un corteggiatore, ma io ho paura di essere stato seriamente scoperto questa volta, perché anche volendo, cosa ci sarebbe da corteggiare?>> si morse il labbro inferiore ed abbassò lo sguardo.
<<Senza di te sono un casino. Sono un colossale casino e... Dan, non c'è la faccio più.>> si piegò e poggiò la guancia contro il suo petto, chiudendo gli occhi perché non ne uscisse una fontana. Si lasciò cullare e calmare dal battito regolare del cuore dell'altro ragazzo, quella era l'unica cosa che gli indicava che fosse ancora vivo.
<<Quando c'eri tu a proteggermi, nessuno si azzardava a farmi del male, a prendermi in giro, anche se eravamo solo due bambini e, tutto sommato, ancora lo siamo. Se tu potessi parlare, aprire gli occhi per un attimo e darmi un consiglio, saprei che è quello giusto.>> continuò a parlare con dolcezza, mentre il suo collo veniva stretto da un nodo troppo grosso per essere mandato giù.
Danny strinse gli occhi e si aggrappó al camice che il ragazzo indossava.
<<Se solo tu fossi qui, non dovrei affrontare tutto questo da solo, ma saremmo insieme.>> e le lacrime cominciarono a scendere copiosamente, ruzzolando sulle sue guance. <<Mi manchi. E tu sei un egoista. Perché mi hai lasciato da solo in questo casino? Con mamma e papà le cose non vanno bene, odio mentirgli. Non so neanche farlo, Dan. Jazz, prima o poi, morirà a causa di un arresto cardiaco a causa mia. Tucker e Sam... Stanno diventando degli estranei, e lo stanno facendo tutti. Tutti.>> scosse la testa e si asciugò le lacrime con un gesto secco, sollevandosi dal petto del fratello con un improvviso moto di rabbia e frustrazione. <<Svegliati. Danren, svegliati... Per favore... >> ma ovviamente l'altro ragazzo non rispose.
Danny non c'è la fece, afferrò le sue cose e scappò fuori più in fretta che poteva.
Se solo fosse rimasto per qualche altro secondo, avrebbe notato che dalla guancia di Danren scivolava una lacrima luminosa che s'infranse contro il cuscino candido.

Non aveva voglia di tornare a casa, ma aveva paura che se si fosse trasformato, avrebbe attirato troppo l'attenzione e non gli andava neanche di scappare o combattere.
Aveva solo bisogno di un po' di tranquillità, quindi decise di arrivare al parco vicino casa sua per poter riflettere in santa pace a cosa doveva fare della sua vita.
Dalla sua famiglia ai suoi amici. Li stava perdendo tutti a causa del suo stupido segreto.
Ricordava quando era tutto facile, quando c'era Danren al suo fianco a proteggerlo, a tirarlo su di morale ed a capirlo.
Jazz era fantastica, davvero. La adorava, era la persona più importante della sua vita ma non poteva neanche pretendere di reggere il confronto con Dan, perché lui riusciva ad entrargli dentro, almeno da quanto poteva ricordare.
Perchè si, lo ricordava, certo, ma quei ricordi non erano più così vividi, era come se stessero sbiadendo lentamente, lasciandolo più solo di quanto già non fosse.
E questo lo faceva impazzire.
Si rendeva conto che di suo fratello non gli sarebbe rimasto molto, se non contiamo le foto di quando erano piccoli e la scena dell'incidente perennemente impressa nella sua mente e pronta ad uscire fuori non appena chiudeva gli occhi per poter riposare.
Ricordava quanto era felice prima che tutto accadesse, ma non ricordava neanche per quale assurdo motivo lo fosse, non ricordava i tutti i gesti, le conversazioni, i sorrisi.
E si sentiva in colpa, perché si erano fatti una promessa solenne, quella che non si sarebbero mai dimenticati dell'altro.
Sentiva gli occhi gonfi e le lacrime che scendevano copiose sulle guance troppo scavate, perché aveva smesso di mangiare anche quel minimo che riusciva ad ingerire.
Voleva piangere fino a disidratarsi, mentre il terreno assorbiva il suo maledetto corpo.
Ma sopratutto non voleva più sentirsi solo come si sentiva ogni giorno della sua vita nonostante fosse circondato da persone che lo amavano.
Si era chiuso al mondo, ormai, stava diventando insensibile ad ogni forma di dolore che non fosse interno.
Era così preso dalla musica che fuoriusciva dai suoi auricolari, che non si rese conto che qualcuno lo stava osservando da un po', almeno fino a quando questa persona non si sedette accanto a lui e gli sorrise.
Dash Baxster riusciva sempre a trovarlo nei momenti meno opportuni della sua vita.
Danny tolse gli auricolari e guardò sospettosamente il gelato che il ragazzo biondo gli stava porgendo, rendendosi conto di avere davvero fame, aveva dimenticato di nuovo di mangiare.
<<Puoi mangiarlo, non l'ho avvelenato.>> lo prese in giro bonariamente spingendolo nuovamente verso di lui.
Danny lo prese con mani tremanti e lo guardò confuso ed accigliato.
<<Che ci fai qui? >> chiese alzando lo sguardo sul viso rilassato dell'altro ragazzo.
Quello arrossì grattandosi la testa imbarazzato, ma gli rivolse un altro sorriso. <<Io ti ho seguito...>> ammise sospirando per poi lasciarsi andare sull'erba.
Danny lo guardò senza spiccicare mezza parola. Non era arrabbiato, stranamente. Anzi, si sentiva leggermente più importante adesso, insomma, Dash Baxster aveva appena ammesso di averlo seguito. Non era una cosa da poco.
<<Posso conoscere il motivo di questo tuo improvviso istinto d'agente segreto? >> chiese cominciando a mangiare goffamente il gelato che ormai si stava sciogliendo fra le sue mani.
Il biondo distolse lo sguardo puntandolo ostinatamente su una Margherita bianca che spuntava dal terreno. Non sapeva esattamente cosa dire, cosa fare.
Non ne conosceva il motivo, aveva semplicemente intuito che potesse avere bisogno di lui, di qualcuno al quale appoggiarsi per non crollare e sprofondare, visto che aveva già toccato il fondo.
Avrebbe voluto confessargli tutto quello che gli faceva provare, avrebbe voluto stringerlo mentre gli lasciava qualche bacio fra i capelli, avrebbe voluto baciarlo fino a consumargli le labbra, ma non sapeva neanche da dove si cominciava.
Ripescò una rosa bianca dallo zaino e la adagiò sulla sua coscia, vedendolo strabbuzzare gli occhi.
<<Volevo solo darti questa... Quando le trovi nell'armadietto sembri sempre così felice e... Io credo che mi piaccia vederti felice... >> disse sempre più a disagio, lasciando l'altro ragazzo senza parole.
Il moro prese la rosa fra le mani e la rigirò sorridendo appena, poi se la portò al naso e ne annusò il profumo, come faceva tutte le mattine.
<<Sono le mie preferite..>> sussurrò così piano che sospettò che il biondo non lo avesse neanche sentito.
<<Si, lo so... >> rispose invece, facendogli arrossate le guance.
Danny lo aveva sempre giudicato male, non aveva mai guardato oltre il suo continuo infastidirlo, non aveva mai guardato oltre quella stupida facciata da duro che si costruiva tutti i giorni.
Così facendo non si era accorto che quel ragazzo aveva un animo sensibile. Aveva un cuore enorme e sopratutto non si era mai accorto che la sua compagnia gli piaceva più del normale.
<<Grazie, Dash.>> disse solo continuando a sorridere.
<<Di cosa? >> chiese quello confuso. Il moro non lo stava davvero ringraziando per qualche rosa ed una manciata di complimenti, vero? <<Per esserti accorto di me.>> disse, invece, sorprendendolo totalmente.
<<Tu mi piaci, Danny. Come potrei non accorgermi di quanto è bello il tuo sorriso, di quanto sono ribelli i tuoi capelli o di quanto sono tristi quegli occhi blu?>> disse a mezza voce. Il cuore dell'altro prese a battere all'impazzata. Non sapeva cosa dire, non sapeva cosa fare, come muoversi...
Si sporse verso di lui e gli lasciò un bacio sulla guancia che fece nascere un sorriso enorme sulle labbra del maggiore che intrecciò le loro dita, per il semplice gusto di vedere se avrebbero mai potuto combaciare.
Danny glielo lasciò fare e si fermò a guardare le loro mani intrecciate per qualche minuto, senza dire neanche una parola, ma godendosi il silenzio e la sensazione dell'imbarazzo che piano piano andava a dissiparsi.
<<Io... So che non mi conosci e non ti biasimerei se tu mi rifiutassi, ma vorrei il permesso di corteggiarti, di frequentati...>> disse Dash.
Danny lo guardò spaesato, mai si sarebbe aspettato quello che gli stava chiedendo, mai avrebbe pensato di poter anche prendere solo in considerazione la folle idea di poter stare insieme a quel ragazzo che lo aveva sempre tormentato.
Ma in quel momento, sapere delle rose, sentirsi dire quelle parole, sentire quelle sensazioni, quei sentimenti...
Aveva bisogno di quello. Sentiva il bisogno impellente di averlo vicino, così tutto d'un tratto, quindi annuì leggermente e gli rivolse un sorriso.
<<Forse domani me ne pentirò, o lo farai tu, ma per oggi vorrei provare.>> disse con una leggera esitazione nella voce che aveva preso a tremare per l'emozione nuova che stava provando. Neanche Valerie gli aveva mai fatto quell'effetto.
Dash lo guardò completamente spiazzato per qualche secondo, ma ben presto se lo tirò addosso e lo baciò facendolo sedere sulle sue gambe.
Non era il primo bacio per nessuno dei due, ma non avevano mai sentito le labbra cercarsi disperatamente, i denti cozzare, il cuore dell'altro battere così forte da voler raggiungere il compagno. Era strano. Faceva paura.
Le mani del biondo tremavano e non riusciva a smettere di sorridere, mentre Danny si aggrappava a lui disperatamente sentendo che alcuni di quei pezzi rotti stavano ritrovando il loro maledetto posto.
<<Da oggi ci sono io qui per te.>> disse Dash con il fiatone e gli occhi socchiusi non appena si staccarono.
Il moro era uno spettacolo con le guance rosse, gli occhi lucidi, le labbra gonfie e quell'espressione beata in volto.
Ma non gli rispose. In effetti non gli rispose mai.
Semplicemente andò a cercare un altro bacio.

<<No mamma, ti ho detto che rimarrò a cenare a casa dei Fenton. >> disse per l'ennesima volta il biondo al cellulare che teneva contro l'orecchio svogliatamente.
Massaggiare la cute del ragazzo moro era molto più produttivo e piacevole.
Danny, infatti, era pigramente poggiato contro il suo petto ampio ed erano entrambi mezzi distesi sul divano in soggiorno.
Non avevano perso tempo ad avvisare i loro genitori. Che la loro relazione fosse un segreto agli occhi di tutti, okay, ma non anche con le loro famiglie. Avevano bisogno di potersi vedere da qualche parte.
<<Perché Danny mi sta usando come cuscino e non ha intenzione di alzarsi. E Maddie non mi farà tornare a casa.>> disse provocando una risata al ragazzo sopra di lui.
<<Va bene, a stasera. Ti amo anche io, mamma.>> detto questo agganciò e sorrise al ragazzo dagli occhi azzurri.
Danny, da parte sua, non perse tempo e si sporse in avanti per rubargli un bacio a stampo.
<<Vi ho già detto che pretendo che stiate ad una distanza di almeno 50cm.>> sbottò Jack, il padre di Danny, con un finto tono rabbioso mentre rialzava il figlio schersamente. <<Oh, andiamo papà! Non fare il geloso! Tu sarai sempre il primo uomo della mia vita!>> disse il moro mettendosi a sedere composto per potergli fare posto sul divano.
Non appena l'uomo si sedette, il figlio gli balzò addosso e gli diede un tenero bacio sulle labbra, facendo sorridere Dash.
Amava la parte di Danny che non era ancora cresciuta. Quella spensieratezza che lo caratterizzava quando non era troppo scosso o stressato. Quei gesti dolci e bisognosi di essere ricambiati che rivolgeva un po' a tutti.
Lo adorava. Era la sua piccola fetta di felicità e si, finalmente poteva definirlo suo.
<<Sei un ruffiano.>> borbottò l'uomo facendo sbuffare il ragazzo divertito. <<Si, lo so.>>ammise quello scrollando le spalle e provocando le risate di tutti.
<<Coraggio, ora! Tutti a tavola!>> urlò Maddie dalla cucina mentre lei e Jazz mettevano la cena sul tavolo.
Di solito lo faceva Danny, in realtà, ma quel giorno era stato un po' troppo impegnato con la bocca di un certo ragazzo biondo.
<<Vado in bagno ed arrivo! >> urlò di rimando il corvino saltando giù dal divano mentre gli altri si sedevano attorno al tavolo apparecchiato.
<<Qualsiasi cosa tu stia facendo, te lo chiedo in ginocchio, caro. Continua a farla.>> sussurrò Maddie non appena il figlio fu abbastanza lontano. <<Non lo vedevo così felice e spensierato da otto anni. E voi state insieme da qualche ora.>> continuò Jack annuendo distrattamente mentre afferrava la mano della moglie e ne baciava il dorso con dolcezza, rimpiangendo di aver tirato fuori quei brutti ricordi che avevano giurato di non tirare mai più fuori.
<<Ma non farlo soffrire.>> aggiunse Jazz fulminandolo con lo sguardo e Dash odiò quella sensazione, ma decise che no. Non lo avrebbe mai fatto soffrire. Non volontariamente almeno, perché gli ostacoli da superare erano dannatamente tanti.
<<Cosa state bisbigliando tutti?!>> chiese Danny mentre prendeva posto accanto a Dash e Jazz, guadagnandosi quattro sorrisi colpevoli. <<Le solite minacce da famiglia protettiva.>> disse il biondo stringendo gli una mano da sotto al tavolo e facendolo sorridere.
<<Mh, va bene, tenetevi pure i vostri misteri.>> detto questo cominciò a mangiare quasi voracemente gli spaghetti con le polpette che aveva nel piatto, lasciando di sasso un po' tutti all'interno della stanza.
Maddie guardò ancora una volta il biondo e gli mimò un "ti prego, continua così" con le labbra.
E si, Dash avrebbe continuato.

*ECCOCI QUI*
In ritardo di qualche giorno, ma eccovi il terzo capitolo di questa storia strana.
So di aver corso un po', visti i trascorsi dei due ragazzi nel Cartoon, ma capirete ben presto il motivo.
Voglio ringraziarvi come ogni volta perché continuate a leggere i miei deliri strani e senza troppo senso e vi saluto invitandovi a lasciare qualche Commento o qualche stellina per capire se vi piace.
Al prossimo capitolo! 👻

Mine ~ Danny Phantom Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora