Capitolo 10

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Min

Mi svegliai come al solito prestissimo, e rimasi sorpresa quando mi accorsi di aver dormito nel mio letto, se così si possono definire due coperte stese sul pavimento. Mi alzai in piedi e mi diressi in soggiorno. Lui era lì, seduto sulla poltrona, in una posizione assolutamente ridicola, ancora nel mondo dei sogni. Guardai l'orologio appeso al muro. Erano ancora le sei del mattino...

“Deve tornare a casa” pensai, cominciando a guardarlo. Sembrava un bambino con quei capelli scompigliati e la bocca leggermente aperta. Era un peccato doverlo svegliare...

 «Chissà cosa sta' sognando...» sussurrai, allungando d'istinto, una mano, per toccargli la fronte.

«Qualunque cosa sia, credo che sarò costretta a distruggerla.» dissi questa volta alzando un po' la voce. Sorrisi maliziosamente cominciando a dargli piccole pacche sulla spalla, mentre il mio viso si avvicinava sempre di più al suo. Ero davvero troppo vicina, ma riuscii a realizzarlo solo quando i suoi occhi si aprirono e incrociarono i miei.

 Il quel preciso istante il mio cuore mancò un battito. Non riuscii a muovermi per un attimo che sembrò interminabile, ma poi distolsi a forza lo sguardo e scattai in piedi.

 «Devi tornare a casa...» dissi arrossendo leggermente. Mi girai e andai nella camera da letto per prendere qualcosa da mangiare.

Jungkook

 “Cosa è appena successo?” mi chiesi. Il suo viso era così vicino al mio... e nonostante la mia mente mi dicesse di allontanarmi, tutto il mio corpo era completamente bloccato da quella maledetta forza, che mi impediva di muovermi ogni qual volta mi trovavo accanto a lei.

 Quella ragazza mi sorprendeva continuamente. Quando credevo di aver inquadrato la sua personalità e il suo modo di fare, puntualmente faceva qualcosa che non mi aspettavo, che rovinava sempre tutto.

 «Certo che fa' caldo qui dentro....» dissi facendomi aria con la mano. Poi la vidi tornare con due mele in mano. Senza guardarmi me ne diede una e mentre andava a sedersi vicino al tavolino , disse: «Mangiala, poi ti accompagno alla stazione.».

 Annuii e andai a sedermi dall'altro lato del tavolino. Nella stanza regnava un silenzio imbarazzante, e più continuavo ad addentare la mela, più mi faceva caldo.

 «H-hai dormito bene?» dissi, cercando di rompere il ghiaccio.

 «Si... avresti dovuto svegliarmi, ti avevo detto che avrei dormito io sulla poltrona.» rispose, arrossendo lievemente mentre cercava di non incrociare il mio sguardo. Sorrisi. “Quindi anche tu arrossisci di tanto in tanto, eh?” pensai, guardandola.

 «Sembravi davvero stanca, ho preferito non farlo...» dissi.

 Min

 Quella fu' l'unica conversazione che avemmo quella mattina. Per tutto il resto del tempo, nessuno dei due aprì bocca, ed io cercai in tutti i modi di evitare il suo sguardo, per non andare incontro a domande inerenti a quello che era accaduto durante il suo risveglio. Non era niente di eclatante, ma era la prima volta che mi trovavo così vicina ad una persona. E la cosa era... era imbarazzante.

 Lo so' che detta da me una cosa del genere, sembra ridicola, ma insomma... sfortunatamente sono un essere umano anche io, e gli esseri umani, da quanto son riuscita a capire, provano diversi tipi di sentimenti, alcuni dei quali provocano imbarazzo. Però io davvero non mi capisco. Di solito non do' molto peso a cose come i sentimenti e il mio carattere mi rende una tipa che non prova mai vergogna. Insomma ho vissuto per anni, vestendomi di stracci e non mi sono mai vergognata, perchè ora, per una cosa così insignificante ho avuto questo tipo di reazione?

“Dovrei andare da un dottore?” pensai.

 Dopo essermi accertata che entrasse nell'autobus giusto, lo salutai con la mano e mi misi in cammino per andare al mio primo giorno alla pompa di benzina. Ebbene si, è da un po' di tempo che ci sto pensando. Di cominciare con un nuovo lavoro, intendo. Oggi sarà solo una prova per testare le mie capacità, ma cercherò di fare del mio meglio, perché ho davvero bisogno di guadagnare. Devo assolutamente togliermi dai piedi quel debito di 1.000.000 won(1000 € circa), che mi impedisce ancora di vivere una vita decente.

Jungkook

 «Allora? Allora? Cosa hai fatto, cosa??» cominciò a chiedermi Jimin, appena misi piede in casa.

 «Cosa vuoi che abbia fatto? Ho dormito, mi pare ovvio!» risposi, perché è quello che avevo fatto, niente di più, niente di meno.

 «Cosa ti aspettavi?» chiesi.

 «Niente, solo... sai qualcosa tipo... insomma, tipo quelle vicende che si vedono nei drama...» rispose sorridendo maliziosamente.

 «È questo che hai fatto questa notte? Ti sei fatto i film? Pervertito!» esclamai colpendolo sul braccio.

 «Yaaa, non sono quel tipo di persona!» urlò, ricambiando il pugno.

 Scoppiai a ridere e con me anche Taehyung che passava di lì, senza maglietta e con un asciugamano sui capelli bagnati.

 «Oggi viene a prenderci PD-nim?» chiesi a Jin, cambiando argomento.

 «Si, ha chiamato, ha detto che sarà qui tra poco, preparati in fretta.»

 «Okay hyung!».

Min

 Arrivai alla pompa di benzina, in anticipo rispetto all'orario prestabilito. Arrivarci non era stato difficile, anche perché non era molto lontana dal mio quartiere. La porta del piccolo studio dell'amministratore era aperta, quindi decisi di entrare. Presentarsi in anticipo, non era male per aumentare le possibilità di successo di questo primo giorno di lavoro.

 «Buongiorno...» dissi. Mi guardai intorno, non c'era nessuno dietro la scrivania. La stanza era immersa nel silenzio, ma di certo non potevo stare lì impalata. Vidi delle sedie lungo il muro di fronte la scrivania. Mi avvicinai e mi sedetti. Dopo neanche un minuto, una ragazza spuntò fuori da una porta all'interno dello studio. Balzai in piedi e mi inchinai a 90° gradi.

 «Oh... ciao! Sei la ragazza nuova?? Benvenuta!!» esclamò. Alzai il capo e la guardai per bene. Era alta e indossava una divisa arancione. Era davvero bella, ma la cosa che colpiva più di tutte oltre al suo viso dai tratti gentili e la folta chioma di capelli castani che le incorniciavano il viso, erano gli occhi. Quelli non erano occhi orientali, erano grandi e chiari. A prima vista sembravano verdi, ma più li si guardava più si riuscivano a scorgere altre sfumature di colore, che davano loro, quel tocco in più, che un occhio asiatico normalmente aveva difficoltà a raggiungere.

 «Salve...» risposi stringendo la mano che intanto mi aveva allungato.

 «Oggi è il tuo primo giorno vero? Il capo è uscito un momento, quindi tocca a me spiegarti tutto. Seguimi!» disse trascinandomi nella stanza dalla quale era appena uscita. Sulla faccia aveva un sorriso gigantesco e sprizzava energia da tutti i pori.

 «Allora.... qui c'è la tua divisa, puoi andare a cambiarti in quel camerino!» disse indicandomi un piccolo spazio oscurato da una tenda rossa.

 «Grazie...» dissi ed entrai. Indossai la divisa. Era di un arancione alquanto appariscente, e la cosa non mi piaceva. Ma come con il lavoro al bar, non potevo permettermi di essere puntigliosa, quindi... va bene, indosserò anche qualcosa di così appariscente, pur di azzerare i miei debiti e ricominciare da capo.

 Quando uscii, lei cominciò a saltellare battendo le mani.

 «Stai benissimo! Ah... scusami non mi sono presentata, sono Jae-hwa, Kim Jae-hwa. Piacere di conoscerti!»

 J-jae-Hwa? “Questo nome mi è familiare, chissà dove l'ho sentito... vabbeh, poco importa...” pensai.

 «Io sono Park Min...» risposi.

 Conoscere nuove persone, non mi è mai piaciuto. Il motivo? Perchè so' che tanto non potrò mai fidarmi di nessuna di loro.

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