CAPITOLO 1

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ALISHA EDWARDS' POV

Metto fine al suono insistente della mia sveglia e mi costringo ad alzarmi per non fare tardi al college.

Con molta pigrizia e lentezza mi dirigo al bagno dove cerco di svegliarmi, gettandomi dell'acqua fredda sul viso.

Faccio una smorfia di disgusto, guardandomi allo specchio.

Il mio chignon disfatto dà un aspetto peggiore al mio riflesso mattiniero e mi costringo a distogliere lo sguardo per evitare un'altra ondata di repulsione nei miei confronti.

Apro l'armadio e prendo le prime cose sotto mano.

Non mi importa se risulterò poco presentabile, alle otto del mattino è la mia ultima preoccupazione.

Attraverso il corridoio stretto e lungo di casa mia. Quando arrivo in cucina, il post-it rosa attaccato al frigorifero attira la mia attenzione.

"Il mio turno è iniziato prima del previsto. Mi dispiace non averti potuto preparare la colazione. Ti voglio bene, mon amour.
- Mamma "

Sorrido leggendolo.

Il mio stomaco è chiuso e non mi dispiace uscire senza aver mangiato neanche un boccone. Non avrò problemi.

Afferro le chiavi della macchina ed il mio zaino, uscendo.

Il college dista circa dieci minuti da casa mia, ma con il traffico che c'è penso proprio che non arriverò puntuale.

Sbuffo, imprecando mentalmente mentre appoggio la testa contro il sedile e guardo ansiosa il semaforo che spero diventi verde il prima possibile.

Quando il colore che aspettavo tanto scatta, lo faccio anche io premendo sull'acceleratore.

Una moto nera d'un tratto mi sbarra la strada, facendomi frenare bruscamente.

Il mio viso rischia di sbattere contro il volante, ma la cintura di sicurezza ha impedito che ciò accadesse.

Guardo scioccata la vettura a terra e subito scendo dalla mia auto per andare a controllare che la persona che si trovava in sella non si sia fatta nulla.

"Oh mio Dio, stai bene?"

Un grugnito, un movimento e un lamento. Si leva il casco un ragazzo.

"Cazzo.."

Si tocca la spalla che si trova contro l'asfalto ed io tento di alzarlo.

Delle persone nel frattempo ci hanno raggiunte e ci guardano preoccupate.

"Sta bene, signorina?"

Un uomo mi tocca la spalla, ma io lo ignoro perché la mia attenzione è tutta sul ragazzo.

"Ma sei impazzita?" dice sbraitando, ma allo stesso tempo gemendo dal dolore.

"Mi dispiace non ti avevo visto, ma hey tu mi hai tagliato la strada!"

"Sei tu che andavi troppo veloce"

Si è rincoglionito a causa della caduta, vero? Non sta tentando di negare l'evidenza, giusto?

"Mi stai prendendo in giro, spero" dico io, alzandomi mentre lo fa anche lui.

Muove leggermente il collo e quando tenta di muovere la spalla fa una smorfia di dolore.

"Vuoi che ti accompagni in ospedale?"

"Non ho bisogno di essere aiutato da una ragazza"

Rimango interdetta non essendo sicura di aver sentito bene.

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