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Alex
Sono ormai due giorni che viaggiamo. Abbiamo lasciato la macchina e stiamo viaggiando in treno, a breve arriveremo a Cracovia e prenderemo da lì l'aereo per Oslo.

Mio padre non mi ha detto nulla su quell'attacco, come immaginavo. Ciò vuol dire che preferisce tenermi fuori. Non mi è molto chiaro il motivo, non so perché mio padre non voglia che sappia cosa sta facendo, ma è un dato di fatto: Elena è in pericolo e gli attacchi non sono finiti.
Abbiamo viaggiato, o per lo meno abbiamo provato a farlo, nel modo più sicuro, evitando ogni tipo di sosta non indispensabile.
Conoscendo mio padre, dubito che permetterà che anche il prossimo attacco fallisca clamorosamente come il primo, e ho paura di chi potrebbe mandare a questo punto. 

Elena si è addormentata con la testa sulle mie gambe e io le accarezzo i capelli. Abbiamo entrambi così paura per quello che succederà. Abbiamo cambiato itinerario all'ultimo, in origine il piano era quello di partire da Praga, ma abbiamo deciso di prendere un percorso meno "classico".

Non so da quanto mio padre la tiene d'occhio, quindi in effetti questo cambiamento sarebbe inutile se abbiamo qualcuno alle calcagna.

Una voce metallica annuncia che la prossima fermata è la stazione centrale di Cracovia.
-Lupetta, ehi, svegliati- sussurro all'orecchio di Elena per cercare di svegliarla. Lei fa qualche versetto incomprensibile e io sorrido, è davvero bellissima, poi lentamente si alza e si strofina gli occhi, con i capelli che le ricadono sul viso. Siamo entrambi sporchi, e la prima cosa che faremo sarà cercare un cambio d'abiti. Sopratutto perché qui la temperatura è notevolmente più bassa rispetto a Milano, e portiamo vestiti troppo leggeri per passare inosservati, in particolare quando saremo ad Oslo, a casa dopo tanti anni.

-Buongiorno- mi dice sbadigliando e io le bacio una guancia.
-Sono le tre di pomeriggio- le sussurro ridendo all'orecchio.
-Buon pranzo- dice allora lei è io rido. La mia lupa ha un grande appetito.
-L'aereo parte tra quattro ore. C'è un bosco qui vicino, molto grande, vietata la caccia. Dovremo correre un po', ma che ne dici?- le dico solleticandole il mento e lei sorride illuminandomi e si alza in piedi di scatto afferendo il suo zaino.
-Andiamo!- grida entusiasta prendendomi per mano e tirandomi verso di lei per farmi alzare, mentre il treno di ferma in stazione e lei corre fuori, seguita dalle mie risate.

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Circa sei ore dopo, l'aereo atterra finalmente ad Oslo e passiamo minuti interminabili in coda, ora per scendere dall'aereo, ora per controllare i passaporti.

È indescrivibile quello che sto provando adesso. Certo non è paragonabile a quello che ho provato quando ho incontrato Elena, ma l'emozione di tornare a casa, l'aria che profuma di quercia e di more. Rivedrò presto tutti, tutto il mio branco. Non credevo mi potesse mancare così tanto.

Prendo Elena per un braccio e la porto fuori con me. Ridiamo e scherziamo mentre decidiamo che strada prendere, dato che a breve ci dovremo separare, quando un odore, poco lontano dall'uscita dell'aeroporto, mi colpisce. Mi investe letteralmente rischiando di farmi cadere.
Guardo Elena e anche lei ha perfettamente capito di chi sia questo odore, troppo forte per essere un buon segno.

Ogni lupo, quando usa un aereo, si scaraventa nei boschetti che abbiamo imposto agli umani di preservare nei pressi dell'aeroporto, e beh, quello qui accanto è pieno di lupi.

Ma non lupi qualsiasi. Oh no, lupi del mio branco. Riconosco il loro odore, riconosco il mio odore. Anche Elena lo fa.
Chiudo gli occhi e penso velocemente a cosa fare. Siamo lontani dalle nostre terre. Non sono qui per caso.
L'ultimo attacco era previsto per oggi, facendo due calcoli.
Sono qui per lei.

Nexus, il legame del lupoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora