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«I poveracci come te non dovrebbero girare in questo quartiere» disse uno dei ragazzi spingendo Jimin, cosa che lo fece cadere a terra. Se non fosse stato così stanco, per tutto il lavoro che aveva svolto quella notte, avrebbe sicuramente risposto, ma non aveva le forze. «Perché sei qui? Cosa ti ha fatto pensare che un pezzente come te possa girovagare per il nostro territorio?».

«Sto semplicemente tornando a casa dopo una nottata di lavoro» rispose Jimin, guardandolo male. Il ragazzo in piedi davanti a lui rise, con un suo cenno del capo i ragazzi che fino a quel momento erano rimasti in disparte si mossero, iniziando a prendere a calci Jimin, il quale era debolmente steso a terra.

«KIM IL!» strillò una voce acuta ed infuriata. Tutti si fermarono, «Cosa stai facendo?» continuò quella voce, avvicinandosi sempre più.

Jimin alzò poco lo sguardo, vedendo una figura minuta posta tra lei ed il bullo firmato Gucci.

«Sto insegnando a questo pezzente una lezione».

«YAH!».

«Ahia!» urlò il ragazzo dopo essere stato colpito da un pugno allo stomaco. Sua sorella sorrise soddisfatta, massaggiandosi le nocche.

«Credi di essere superiore a qualcuno? Devo ricordarti che dormi ancora abbracciato alla tua copertina? È facile mettersi contro un ragazzo, quando si ha un'armata alle spalle» disse la voce vivace della ragazza, il fratello davanti a lei arrossì.

«Cosa ne penserà la mamma quando scoprirà che hai difeso una nullità?».

«Vuoi un altro pugno? Scommetto che il ragazzo ha un nome e tu dillo pure alla mamma, anche la tua università sarà felice di scoprire che per passatempo maltratti le persone».

«Tsk» fece il fratello, guardando male la sorella e puntando successivamente il suo sguardo su Jimin che si teneva il fianco, «sei fortunato che sia arrivata questa guasta feste, andiamo ragazzi» disse ed i suoi amici lo seguirono, Jimin li osservò mentre diventavano sempre più piccoli.

Prese un sospiro di sollievo e la ragazza davanti a lui si voltò. Jimin rimase a bocca aperta, era quello il cosiddetto colpo di fulmine? Il suo cuore prese a battere come un tamburo nella cassa toracica, si ritrovò a deglutire ripetutamente.

Osservò il modo in cui poggiò le mani sulle ginocchia, piegandosi in avanti verso di lui; i suoi lunghi capelli neri che ricadevano in avanti, gli occhietti vivaci, il nasino a punta ed il sorriso furbo. Poi le sue labbra si mossero.

«Cosa?» chiese Jimin e la ragazza ridacchiò, allungando successivamente una mano.

«Ti ho chiesto se stai bene» disse dolcemente, Jimin guardò la sua mano e poi di nuovo la ragazza.

«Sì, sto bene» mormorò, poggiando i palmi sull'asfalto ed alzandosi senza l'aiuto della ragazza dai capelli corvini. Quando si alzò troneggiò su di lei, che nel frattempo manteneva quel sorriso furbo ed allegro.

Indossava una divisa scolastica, quindi era sicuramente più piccola di lui e questo lo fece imbarazzare, perché era dovuta intervenire una ragazza piccola come una formica per salvarlo da quella situazione spiacevole.

«Mi dispiace per mio fratello» disse ed il suo tono era veramente dispiaciuto, «Pensa di essere il re del quartiere solo perché abbiamo più soldi rispetto ad altre persone, ma in realtà ha solo quelli, dentro è vuoto, quasi mi dispiace per lui».

«Non importa, e poi ti ho già detto che sto bene» rispose, mantenendosi sulla difensiva, ma con il cuore che non voleva smettere di battere per lei.

«Oh, sì. Certo!» fece la ragazza con voce poco convinta, poi sorrise, spostò lo zaino davanti a lei ed aprendolo Jimin poté vedere diversi libri e quaderni, infilò la mano sottile dentro lo zaino e tirò fuori dei fazzoletti, avvicinandosi a Jimin. Il ragazzo trattenne il respiro quando la piccola mano di lei si posò sul suo viso, mentre l'altra - con cui teneva il fazzoletto - andò sulla sua bocca, mettendosi a pulire il suo labbro inferiore con un espressione concentrata. Appallottolò il fazzoletto e, per una frazione di secondo, Jimin notò il rosso che aveva sporcato il tessuto bianco, passò la lingua sul labbro inferiore sentendo il tipico sapore metallico del sangue.

Le mani della ragazza tornarono su di lui e sistemò i suoi capelli, poi tolse la polvere dai suoi vestiti. Posò le mani sui fianchi e lo guardò compiaciuta.

«Come nuovo!» esclamò felice, poi il suo telefono iniziò a squillare. «Ugh» sbuffò, guardando chi la stava chiamando, «devo andare, quella serpe di mio fratello avrà sicuramente fatto la spia» non rispose alla chiamata, buttando il telefono in borsa. Sorrise nuovamente a Jimin ed allungò il pacchetto di fazzoletti per farglielo prendere. Il ragazzo lo afferrò, quando toccò la mano della ragazza davanti a lui sentì delle farfalle nascere nel suo stomaco.

«Grazie» sussurrò, incantato dalla ragazza.

«Torna subito a casa adesso e stai attento!» esclamò, prima di girarsi e correre via. Jimin la guardò con il cuore che voleva uscire dal petto.

«Come ti chiami?» urlò Jimin, ma la ragazza aveva già girato l'angolo.

Quella fu l'unica volta in cui la vide, non importava quanto cercasse, la ragazza sembrava non essere mai esistita, ma nei ricordi di Jimin il suo viso era ancora vivido, ed ogni giorno sognava i suoi capelli corvini, così come quando passeggiava tra la folla cercava sempre due occhi vivaci ed un sorriso furbo.

Non importava quanto ci provasse a farla uscire dalla sua testa, lei non voleva andarsene.

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Ciao cucciolotte,
ecco il primo capitolo di "U P T O W N", questo che avete letto è un flashback, ad ogni modo capirete di più dal secondo capitolo💜

Spero che la storia vi piacerà tanto quanto vi piacciono le altre💜 ci vediamo sabato💜

Un bacio enorme ed un abbraccio ancora più enorme in caso ne abbiate bisogno 🌸

Vostra,

Sarah

U P T O W N | pjm [✓]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora