❀XI❀

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La corvina sventolò la mano, salutando per l'ennesima volta Jimin che rise ricambiando il saluto.

Salì gli ultimi gradini del portico e con un dolce sorriso stampato sul viso aprì la porta, cercando di fare il meno rumore possibile in modo da non farsi sentire dai suoi genitori, non che stesse pensando a loro in quel momento. No, la sua testa era ancora con Jimin ed un altro sorriso illuminò il suo viso ricordando i baci che si erano scambiati e le parole dolci del ragazzo.

Avrebbe voluto urlare per la felicità ma si morse il labbro per non farlo.

Una volta dentro casa sospirò sollevata vedendo tutte le luci spente al piano di sotto, non si sentiva volare una mosca così richiuse la porta, stando nuovamente attenta a non fare troppo rumore mentre la chiudeva. Sperava con tutto il suo cuore che i genitori e suo fratello fossero già a letto persi nel mondo dei sogni. Poi la luce del salotto venne accesa e Eunjin si sentì morire.

«Dove cavolo eri? Per quale motivo non hai risposto a nessuna delle nostre chiamate?» la voce di sua madre era spaventosa. Quando era arrabbiata faceva ancora più paura ed Eunjin chiuse gli occhi preparandosi a qualsiasi cosa sarebbe arrivata. Si girò e vide sua madre, suo padre e perfino suo fratello guardarla sospettoso ed arrabbiati.

«Stavamo per uscire a cercarti! Eri con un uomo, non è vero?» sbottò infuriata sua madre e la corvina sentì il suo viso sbiancare. «Lo sai che non puoi uscire con nessuno se non sono io a deciderlo. Allora? Con chi eri?» tuonò avvicinandosi pericolosamente alla ragazza che si schiacciò contro la porta desiderando di essere inghiottita dalla superficie legnosa. Tutto pur di non affrontare quella conversazione.

Non poteva semplicemente dire di aver avuto un appuntamento con Jimin, per i genitori ci sarebbero state così tante cose sbagliate in lui che l'avrebbero chiusa in camera impedendole di uscire e passandole il cibo dalla fessura sotto la porta. L'avrebbero tenuta ai domiciliari.

Non potevano assolutamente sapere di Jimin.

«E-ero con May» disse senza nemmeno pensarci e sua madre aggrottò le sopracciglia perché quel nome non le suonava per niente famigliare.

«E chi sarebbe questa May?» chiese con tono sempre arrabbiato ma con il viso leggermente più rilassato, sapere che non si trovava con un uomo doveva averle tolto un grande peso dalle spalle.

«Una mia amica, è la figlia della signora Bom» spiegò e a quel punto gli occhi di sua madre si spalancarono.

«E per quale motivo esci con certe persone? Con la figlia della donna che pulisce camera tua? Sai cosa potrebbero pensare le pers-»

«Non ci vedo niente di male» sussurrò sollevando le spalle. Ovviamente subito dopo averlo detto si pentì: in quei casi era sempre meglio tenere la bocca chiusa altrimenti sua madre le dava uno schiaffo.

Infatti lo fece colpendo il suo braccio e facendola sussultare, la corvina fu grata di indossare un maglione altrimenti il punto colpito le avrebbe fatto male per diversi minuti. Sua madre aveva una mano davvero pesante ed anche se non l'aveva mai colpita sul viso non significava che non faceva male, non in senso di dolore corporeo ma emotivo. Ogni volta che la colpiva la faceva sentire in imbarazzo ed avrebbe desiderato scomparire perché ogni volta che la colpiva erano sempre presenti altre persone. Sembrava lo facesse apposta perché sapeva quanto la facesse sentire a disagio.

U P T O W N | pjm [✓]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora