❀XV❀

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Eunjin guardò casa sua, era fuori da diversi minuti che rimuginava su quello che avrebbe dovuto fare.

Doveva entrare ed affrontare la questione, doveva chiedere scusa ai suoi genitori per essere sparita e doveva dirgli di avere un ragazzo.

Poteva anche scappare. Poteva scappare e tornare da Jimin che aveva accarezzato il suo viso per farla addormentare e che l'aveva stretta a lui e che aveva pranzato con lei in camera perché Eunjin si vergognava ad uscire dalla stanza.

No, non poteva scappare. Doveva affrontare i suoi genitori dopotutto se avessero saputo che aveva un ragazzo sarebbero stati contenti... vero?

In quegli anni stavano cercando per lei un uomo ricco con cui si sarebbe potuta sposare, quindi se gli avesse presentato Jimin sarebbero dovuti essere felici perché aveva un ragazzo. Certo, Jimin non era ricco ma la rendeva felice quello sarebbe dovuto bastare.

Ad Eunjin non interessavano i soldi, Jimin la rendeva felice e dei soldi non avrebbero mai potuto comprare tutta la felicità che Jimin le faceva provare.

Jimin era un bravo ragazzo sarebbe dovuto piacere per forza ai suoi genitori.

Prese un bel respiro ed entrò nel vialetto, salì le piccole scale del portico ed aprì piano la porta di casa sua.

Cercò di convincersi dicendo che la sua famiglia non era arrabbiata, erano solo preoccupati altrimenti perché l'avrebbero chiamata con così tanta insistenza? Erano preoccupati per lei perché l'amavano, quando l'avrebbero rivista si sarebbero sentiti sollevati.

L'entrata era vuota e alla sua destra anche il salotto sembrava deserto, dall'ufficio di suo padre provenivano delle voci e dopo aver preso un bel respiro andò in quella direzione cercando di trovare le parole giuste per chiedere scusa ai suoi genitori.

Dovevano essere sicuramente preoccupati per lei era sparita ed aveva perfino spento il telefono, si sentiva in colpa per essere sparita in quel modo ma in sua difesa vedere Il la notte precedente l'aveva davvero fatta spaventare e scappare le era sembrata la scelta migliore in quel momento.

Bussò piano alla porta dell'ufficio e le voci di suo padre, sua madre ed Il si zittirono.

«Avanti» fece suo padre e quando aprì la porta sembrò cadere il gelo nella stanza.

Pensò che aprendo la porta le sarebbero corsi in contro per abbracciarla dicendole che erano infuriati ma erano felici di vederla perché si erano presi un bello spavento non riuscendo a parlare con lei ma non successe.

Rimasero a guardarla per diversi secondi ed Eunjin pensò di fare dietrofront e scappare perché si stava sentendo male per tutta quella tensione che sembrava la stesse schiacciando ed opprimendo.

«Stavamo per chiamare la polizia» disse sua madre ed Eunjin sentì un briciolo di speranza a quelle parole. «Non ti vergogni per quello che hai fatto?»

«Mi dispiace per aver spento il telefono» sua madre rise e si avvicinò a lei.

«Credi che stia parlando di questo?» la donna scosse la testa. «Io sto parlando di te che esci di nascosto dalla tua camera per uscire con uno stupido ragazzino» disse a denti stretti puntandole un dito contro.

U P T O W N | pjm [✓]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora