Diary of a ED warrior.

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Tutto vien da sé.
La tua giornata lentamente scorre, stai in mezzo alle persone, sei a disagio, magari ti chiedono se va tutto bene e tu rispondi automaticamente "sì, certo", quando di certo c'è solo che ti stai annullando.
Le persone ti feriscono e tu non osi nemmeno pensare che non sia giusto.
Le persone ti feriscono e tu le lasci fare, pensando di meritartelo, il dolore.

Qualunque cosa è un continuo dire sì al posto di no.
Quanti no non detti, che ti appesantiscono l'anima e ti rimangono sullo stomaco. E nel frattempo continui a sfoggiare un sorriso falso e spento fino a che non ti fanno male le mascelle.
Torni a casa e il peso sullo stomaco si trasforma in vuoto, voragine.
Una voragine scavata dal dolore, dalla delusione, dalla sensazione di valere meno di una briciola.
Una voragine che corrode l'anima, collassando e distruggendo tutto come una valanga.
Una voragine che non può essere riempita se non col cibo.
Non hai fame, non hai voglia di mangiare, vuoi solo fermare quel treno di pensieri veloci che scorre nella tua mente senza darti tregua.
Vuoi solo colmare quel vuoto opprimente nel tuo petto.
E lo fai.
Un biscotto.
Due biscotti.
Dieci biscotti.
Mezzo pacco di biscotti.
Apri il frigo e tiri fuori tutto quello che ti capita, portandolo velocemente alla bocca con vergogna e paura, guardandoti furtivamente intorno per controllare di essere sola.
E mentre lo fai, non riesci a pensare a nulla nemmeno volendo.
Pensi solo a calmare quel bruciore terribile che ti soffoca, che si quieta solo quando lo stomaco che tira prende il suo posto.
Torni a passo lento e indeciso nella tua camera, ti siedi sul letto con gli occhi confusi e vuoti.
Fissi il vuoto, vuoto fuori e vuoto dentro di te, vuoto ovunque.
Vorresti piangere, ma non puoi.
Non una lacrima esce dai tuoi occhi, troppo vuoti e asciutti ormai.
E allora continui a fissare il vuoto, che conosci fin troppo bene, come lui conosce te.
E poi magari ti propongono di cenare fuori quella sera, magari con una bella pizza.
E quell'invito suona più come una coltellata, l'ansia ti attanaglia e balbettando una scusa improvvisata ti rifiuti di mettere un piede fuori di casa.
Significherebbe doversi confrontare con altra gente, sopportare gli sguardi altrui, e tu non ci riesci, soprattutto a tavola.
E ti neghi, fuggi dalla vita.
Fingendo che vada tutto bene, che sia tutto normale.
E poi magari ti dicono che sei bella, ma tu scoppi in una risata amaramente nervosa e, abbassando lo sguardo triste, rispondi "non prendermi in giro, non è vero".
E poi magari pensano che tu lo faccia solo per ricevere complimenti, per attirare l'attenzione, e tu rimani nel tuo dolore.
Non sanno che pagheresti oro per poter solo accettare un complimento altrui.
Non sanno che pagheresti oro per poter solo accettare l'idea di essere considerata bella.
E invece tutto ciò che provi è la sensazione che le persone si prendano continuamente gioco di te.
Non riesci a lasciarti andare, hai paura di loro.
La tua ossessione per il controllo non ti permette di star vicino a ciò che non può essere controllato.
La tua ossessione per il controllo è così forte da impedirti persino di gestire la tua vita.
"Che senso ha tutto ciò?" Ti chiedi continuamente, vagando nel deserto che ti sei creata dentro.
E non trovi risposta da nessuna parte.
Vorresti far scoppiare quella bolla che ti tiene prigioniera, senti la vita che ti scorre davanti e vorresti tanto afferrarla, ma non ci riesci, perché davanti hai un muro.
Quanti pugni che gli hai tirato per cercare di distruggerlo, ma alla fine hai solo distrutto te.

Peace after storm. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora