Il sole sorgeva alto sulla città di Musutafu ma qualcuno era già sveglio da prima che esso albeggiasse.
Katsuki Bakugou non era riuscito a chiudere occhio per quasi tutta la notte:
continuava a pensare alla domanda che un certo ragazzino dai capelli verdi gli aveva rivolto.«E tu Katsuki, cosa vuoi diventare?»
Che domanda complicata.
Se avesse dovuto pensare a una risposta sicuramente avrebbe detto di essere un "neutrone", ma perché allora era così pensieroso a riguardo?Il fatto è che Katsuki Bakugou non voleva essere uno dei tanti che ancora non aveva trovato la sua strada, voleva essere sicuro di ogni singolo passo che faceva e, se non conosceva nemmeno se stesso, come avrebbe fatto?
Mentre la sua mente dava libero sfogo a tutti i suoi dubbi, senza che se ne accorgesse, Katsuki arrivò a scuola.
Nel grande cortile vari studenti aspettavano il suono della campanella:
qualcuno chiacchierava, altri facevano i compiti per le ore successive oppure qualcuno leggeva un buon libro.Il biondo vide una chioma verde da lontano e il suo stomaco cominciò a bruciare. Odiava quella sensazione mai provata prima. Che cazzo era?
Il ragazzo si girò mostrando il volto e, a quell'azione, il bruciore si placò.
E io che pensavo fosse Midoriya..La campanella suonò, avvertendo tutti gli studenti dell'inizio delle lezioni.
La prime due ore passarono velocemente, tra qualche formula matematica e traduzioni inglesi e alla terza ora, Bakugou si ritrovò al suo solito banco nell'aula di chimica.Era tutta la giornata che aspetta quel fatidico momento:
molto probabilmente Deku gli aveva scritto un'altra domanda su cui riflettere anche se, di domande nella testa, ne aveva già abbastanza.
Oltre a Deku, anche Izuku si era ricavato uno spazio tra tutte le domande di Katsuki.
Protoni, Elettroni, Neutroni e adesso? Quale sarebbe stato l'intervento di Deku?Senza altri indugi, il biondo tirò fuori il quadernino usa e getta che stava accompagnando lui e Deku in un meraviglioso viaggio.
Arrivò fino a l'ultima riga leggendo attentamente tutte le parole che componevano quella pagina, accorgendosi di come Deku scrivesse bene:
aveva una calligrafia dritta e pulita, difficile da dimenticare, e per di più, da ogni frase che buttava sul foglio si intuiva quanto fosse piena di passione e significato.Rileggendo attentamente, la prima cosa che notò fu il soprannome con cui lo sconosciuto l'aveva chiamato: Kacchan.
Suonava quasi infantile, sembrava il soprannome dato da un bambino ad un altro in segno di una grande amicizia.
E dire, che i due protagonisti non si conoscevano affatto.
Eppure.. era come se quei due si conoscessero meglio di chiunque altro.dove ci porterà la scelta di continuare a scrivere questo quaderno?
Ci si pensa mai?
Alle scelte che si fanno e alle conseguenze che portano?
O almeno, Katsuki ci aveva mai pensato?
Aveva pensato a cosa sarebbe potuto succedere quando aveva preso in mano quel quaderno per la prima volta?
No, sicuramente no.
Era sempre stato un tipo impulsivo, intelligente ma orgoglioso.
Spesso era anche egoista, le uniche conseguenze a cui pensava erano solamente quelle rivolte verso di lui. Degli altri, molto spesso, non gli importava.
Ma perché si comportava così? Da egoista?
Per un'unica ragione: paura.
È la risposta comune a tutti, in fondo.
Aveva paura di soffrire, così tanto da non riuscire più a mantenere l'armatura che aveva creato col tempo e dolore. Non voleva più soffrire, non più.
E adesso che leggeva quelle pagine, la sensazione di bruciore allo stomaco era tornata accompagnata stavolta dalla paura, paura di perdere tutto quello che con Deku aveva instaurato:
un rapporto che va oltre la comprensione, proprio perché loro due non si conoscono!
Qualcosa che è nato attraverso un quaderno durante l'ora di chimica e che adesso si stava trasformando, proprio come in una reazione.Katsuki prese il quaderno, una penna e cominciò a scrivere, stavolta però non scrisse niente lasciato al caso:
Ciao Deku,
Mi piace il soprannome che mi hai attribuito, ma se lo dici a qualcuno, giuro che ti trovo e ti spezzo tutte le ossa :)
Oltre a quello, volevo rispondere alla domanda che mi hai rivolto nella scorsa pagina:
dove ci porterà la scelta di continuare a scrivere questo quaderno?
Dove ci porterà, dici?
Beh, spero lontano.
Spero che ci porterà a conoscerci, Deku.
C'era un saggio che diceva:
"L'incontro di due personalità è come il contatto di due sostanze chimiche: si produce una reazione così che entrambe ne escano trasformate."Se mi conoscessi probabilmente non crederesti che sia veramente io a scrivere queste cose, e nemmeno io ci credo.
Voglio sapere la tua identità e far si che si inneschi quella reazione.
So che la non vuoi rivelare perché pensi che io possa prenderti per pazzo ma, se lo facessi, sarei io il pazzo.
Mi hai aperto un mondo, mi hai aperto gli occhi e fatto capire cose che prima neanche immaginavo!
Nonostante io non conosca la tua identità, mi sembra di conoscerti da una vita intera.
Tu e questo quaderno siete diventati il posto in cui rifugiarmi e esprimere il vero me stesso.Per favore Deku, trovami e facciamo si che si inneschi la nostra reazione.
Appena finito di scrivere Katsuki sorrise, era tanto che non lo faceva, ma era sicuro di ogni parola che aveva scritto.
Oramai sapeva che la sua armatura, era stata distrutta da un ragazzo sconosciuto che gli aveva toccato il cuore con delle semplici parole.—
Ciao a Tutti!
Come avevo promesso, ecco un altro capitolo appena sfornato!
Mi sono venute in mente tante idee e, adesso che la scuola è finita, le posso finalmente buttare giù tutte quante qui su Wattpad.Cambiando argomento, cosa ne pensate di questo lato di Katsuki? Non è stra-carino?
Ah e un'altra cosa che nello scorso capitolo mi sono dimenticata di chiedervi:
Cosa siete voi? Protoni, Neutroni o Elettroni?Alla prossima,
riosayin
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𝐒𝐓𝐑𝐀𝐘 𝐍𝐎𝐓𝐄𝐁𝐎𝐎𝐊 | 𝒃𝒂𝒌𝒖𝒅𝒆𝒌𝒖
Fiksi Penggemar"Sono un quaderno randagio: prendimi, scrivimi e poi abbandonami." E se Katsuki, ragazzo arrogante ma che nasconde un carattere amabile e Izuku, ragazzo curioso e con sempre qualche domanda in testa, continuassero a prendere quel quaderno e a parla...