INTRODUZIONE

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Sto correndo.
Perché sto correndo?
Non so dove sto andando.
Le gambe rallentano e mi fermo in mezzo alla strada.
Mi ritrovo davanti ad un palazzo che mi sembra di aver già visto prima.
Vedo una panchina in lontananza così mi siedo e rifletto su cosa è successo.
Urla. Rabbia. Io che scappo.
Ma so che non riuscirei mai ad andarmene per davvero.
Mentre sto rimuginando su questi pensieri, ricordo che devo ancora preparare la valigia per domani.
Mi alzo e decido di tornare a casa.
Durante il tragitto sento la rabbia offuscarmi le idee e cerco di calmarmi non pensando all'accaduto.
Entro nel portone e mentre sto per prendere l'ascensore ho come l'impressione che mi manchi qualcosa.
Appena tornata vado in camera mia e mi stendo sul letto, rimanendo ferma a pensare.
Perché l'ho fatto?
Dopo qualche minuto sento la porta aprirsi ed entra mio padre che mi avvisa, con un po' di timore, di venire a tavola per la cena.
Esco dalla stanza quasi subito e prendo la via per andare in cucina.
Entro nella cucina e saluto con un cenno i miei genitori.
Mi metto seduta e cerco di gustarmi la mia minestra preferita ma non ci riesco.
«Sei sicura di volerci andare?» mi chiede improvvisamente mia madre.
«Si, tanto ormai avete già pagato» le rispondo alzando lo sguardo verso di lei.
«Ti possiamo aiutare in qualche modo?» mi chiede di rimando mio padre.
«No».
«Comportati bene però».
«Va bene» gli dico quasi ringhiando per il nervosismo.
Finisco con controvoglia la minestra e li saluto.
Mi alzo da tavola e me ne vado in camera per finire di sistemare la valigia, quando ripenso alle mie amiche.
Gli devo una spiegazione.
Prendo il telefono e mando un messaggio a tutte e tre chiedendo loro di venire urgentemente a casa mia e, anche se controvoglia, accettano il mio invito.
Mi dispiace di aver recato loro tanto dispiacere.
Vorrei trovare un modo per rimediare.
Mi siedo sul divano e comincio a leggere un libro, mentre aspetto il loro arrivo.
Prima di tutte arriva Luce.
Come al solito è vestita bene e alla moda, cosa che io non sono di certo.
Indossa una gonna corta a balze grigia, una maglietta attillata del medesimo colore, una giacchetta di pelle nera e un bellissimo paio di stivaletti con un poco di tacco.
Il tutto è incorniciato dai suoi capelli corti castano chiaro e dagli occhi verde scuro.
Ogni volta che la vedo sembra una bambolina.
«Non posso rimanere per molto perché i miei genitori non vogliono neanche che io sia qui. Mi dispiace» mi dice, abbassando la testa.
«Non importa. Va bene così» le rispondo cercando di sorriderle.
Ci sediamo sul divano e rimaniamo in silenzio, fino a che non sentiamo suonare alla porta con insistenza.
Distolgo lo sguardo dal libro che stavo leggendo, sbuffando.
Lo appoggio sul divano, mi alzo e vado ad aprire.
Sono Rachel e Madison.
Rachel è più alta di me; è bionda, con i capelli ricci e occhi color miele dallo sguardo penetrante.
Indossa una maglietta bianca della Levis, una felpa grigia, dei jeans neri e delle scarpe da ginnastica; è appena tornata da danza e ha ancora la borsa con sé.
Anche Madison è appena tornata da danza.
Tutti i suoi vaporosi ricci scuri sono arruffati e sembra abbia il fiatone.
Lei indossa un paio di jeans azzurro chiaro, una felpa grigia corta e un paio di scarpe da ginnastica.
Le faccio entrare in casa.
«Che sia chiaro! Io sono venuta solo per non lasciare Luce e Madison da sole. Quindi sbrigati che ho da fare» mi dice scocciata Rachel, poggiando la borsa all'ingresso, accanto a quella di Madison.
«Nessuno ti ha obbligato a venire. Se vuoi te ne puoi anche andare» le rispondo risedendomi sul divano.
Non mi risponde e si siede sul divano anche lei, incrociando le braccia.
«Allora che cosa volevi dirci?» mi chiede Madison.
«Un segreto che non ho mai detto a nessuno...».

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