CAPITOLO 14

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«Posso sapere che ti prende?» gli domando cercando di spostarlo.
Ignorandomi entra nella camera, trascinandomi per un braccio.
Poi prende le chiavi dalla serratura e chiude la porta a chiave.
«Jack mi rispondi?» gli dico con più insistenza.
Mi ha mentito anche lui.
Ne sono sicura.
«Non chiamarmi così! Io non sono chi pensi che io sia!» mi dice alzando la voce.
«Che vuoi da me?» gli domando incrociando le braccia.
«Voglio vendicare mio fratello. Non ti ricordi di me? Sai chi sono? Sono il fratello gemello di Jack. Il fratello che tu mi hai ucciso».
Il fratello gemello?!
Non sapevo avesse un fratello gemello.
«Se non ti avesse conosciuta non sarebbe mai morto!» dice sedendosi sul letto e mettendosi le mani tra i capelli.
«Cosa stai dicendo?».
Sono visibilmente confusa, ma cerco di non farglielo notare.
«Come ho già detto sono suo fratello, Jacopo. Lui è morto».
Questo lo sapevo.
E forse ha ragione.
È morto per colpa mia.
Io l'ho ucciso.
«Perché lo hai fatto? Era il mio migliore amico! Perché mi hai dato la speranza che lui fosse ancora vivo?» gli dico urlando quasi sull'orlo delle lacrime.
«Perché non ti saresti avvicinata a me in nessun altro modo».
Sento che sto per piangere per la rabbia.
Cerco di calmarmi e provo a parlargli nuovamente.
«E come vorresti vendicarti? Vuoi picchiarmi come ha fatto Rocco? Lo so che c'è di mezzo lui».
Si alza dal letto e lentamente si avvicina a me.
Rimango ferma in mezzo alla stanza mentre lo guardo avvicinarsi.
Perché mi ha ingannato?
Come fa Rocco a conoscere Jack?
Perché mi odia così tanto?
«Cosa vuoi da me?» gli dico alzando la testa verso di lui.
«Vogliamo farti perdere tutto. Amici, parenti... tutto. Anche la dignità» mi dice sorridendo.
Continua ad avvicinarsi sempre di più ed io comincio ad indietreggiare verso il muro.
«Potresti almeno dirmi il perché?» gli dico mettendo le mani avanti.
«Tu mi hai rovinato la vita. Hai ucciso il mio fratello gemello. Io e lui eravamo come una sola anima. So che non lo riavrò mai indietro, ma voglio farti provare solo una parte del dolore che provo io».
«Vuoi baciarmi?» gli domando sapendo già la risposta.
«Non ti montare la testa. Tu non piaci a nessuno, tantomeno a me» mi dice ridacchiando.
Mi mette una mano dietro la nuca, accarezzando i miei folti capelli bruni poi mi spinge contro il muro e preme le sue labbra sulle mie.
Cerco di spostarlo via da me ma riesce a bloccarmi, impedendomi di fare qualsiasi movimento.
«Vuoi collaborare o no?» mi chiede lui guardandomi il viso, diventato completamente rosso.
Lo guardo con rabbia e con uno scatto mi libero dalla sua stretta.
Mi dirigo velocemente verso la porta, ma la trovo ancora chiusa a chiave.
Ed io non ho la chiave.
«Non riuscirai ad uscire senza queste» mi dice divertito il ragazzo di fronte a me, dondolando le chiavi davanti al mio naso.
Faccio per prenderle dalla sua mano ma lui mi prende per il collo e mi fa scontrare contro il muro.
«Se le vuoi devi lasciarti baciare» mi dice mostrandomele.
«Fottiti» gli dico a denti stretti.
Poggia un'altra volta le sue labbra sulle mie ancora aperte e mi bacia intensamente.
Non riesco a liberarmi dalla presa della sua mano sul mio collo e dopo poco mi manca il respiro.
La sua mano continua a stringere la presa; mi sta soffocando.
Dopo poco smette di baciarmi e mi guarda soddisfatto.
Delle lacrime mi rigano il viso e le labbra sono rosse per il quasi soffocamento da parte sua.
Sento che intorno al collo mi si formerà un livido.
Non ce la faccio più.
È tutto un incubo.
Perché solo a me?
Perché mi umiliano così?
Io non so cosa ho fatto per meritarmi tutto questo.
Chiudo gli occhi per non guardare Jacopo nei suoi, ma in quel momento sento il flash di una foto appena scattata.
Riapro gli occhi di scatto e vedo Jacopo ridere mentre guarda il telefono.
«Sei venuta molto bene in questa foto Eurus. Questa è l'espressione che vogliamo vedere» mi dice girando il telefono verso di me.
«Che cosa vuoi farci con quella?» gli domando asciugandomi le lacrime.
«Lo vedrai».
Sento che sto per esplodere, ma non riesco a controllarmi e sento la rabbia uscire fuori.
Gli salto addosso e lui cade all'indietro sul letto con me sopra di lui.
Gli prendo il telefono dalla mano e cancello la foto.
Vorrei infilarglielo in bocca e farlo strozzare.
«Lo già spedita a Rocco, Eurus. Ma se vuoi ne facciamo un'altra! Per me non fa differenza» mi dice prendendomi per la maglietta e tirandomi verso di sé.
Non ci vedo più dalla rabbia.
Questa è la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Gli tiro un pugno sulla guancia.
Sembra sorpreso perché lascia subito andare la mia maglietta e tenta di alzarsi.
Gli tiro un pugno più forte, questa volta sul naso, fino a farlo sanguinare. «Eurus non esagerare. Un pugno va bene ma due sono troppi».
Mi sta prendendo in giro?
Crede davvero che io mi fermerò?
Gli tiro un altro pugno sul naso talmente forte che sviene.
Continuo a colpirlo fino a che il suo volto non diventa una massa sanguinante.
Cercando di prendere respiri più profondi mi fermo e lo osservo; i suoi occhi sono semichiusi e rossi, il naso sanguina e ha molti lividi sparsi.
Mi si stringe il cuore.
Mi sembra di picchiare Jack invece che il fratello.
Lui si vergognerebbe di me.
Sospiro affranta e mi alzo dal letto.
Lo stendo meglio sul letto poi vado in bagno a sciaquarmi le mani con dell'acqua ossigenata.
Le nocche mi si sono completamente sbucciate.
Dopodiché prendo un asciugamano e lo bagno con dell'acqua calda.
Tornata in camera gli passo l'asciugamano bagnato sul viso, togliendo il sangue che sta ancora colando.
Dopo aver tolto tutto il sangue, prendo del ghiaccio dal piccolo frigorifero che si trova nella stanza.
Gli appoggio il sacchetto sul viso e gli cerco nelle tasche le chiavi della mia e della sua stanza.
Trovate le mie mi metto le sue in tasca.
Rimango ferma per qualche minuto, aspettando che il ghiaccio faccia il suo effetto.
Controllo l'orologio e mi alzo dal pavimento, togliendogli sacchetto dalla faccia e cercando di caricarmelo sulle spalle come meglio posso.
Poi apro la porta e controllo che nel corridoio non ci sia nessuno.
La sua stanza è la 115 ma la raggiungo con molta fatica nonostante sia vicina.
È molto pesante.
O forse io sono troppo debole.
Apro la porta e lo stendo sul letto per poi rimettergli le chiavi in tasca.
«Scusami».
Mi giro verso la voce che ho appena sentito.
«Scusami Eurus. Pensavo che avrei avuto un po' di rivincita su di te in questo modo. Non avrei dovuto ascoltarli» mi dice Jacopo sussurrando.
Come fa a parlare ancora dopo tutti quei pugni in faccia?
Non credo alle sue parole ma voglio metterlo alla prova.
«Sei sincero?».
«Si te lo posso giurare» mi risponde balbettando.
«Guadagnatelo il perdono. Ringrazia che non ti ho lasciato fuori dalla porta della tua stanza così com'eri» gli dico acida e me ne vado sbattendo la porta.
Lo sento piangere.
Provo pena per lui, ma mi rimprovero subito per questo pensiero e mi dirigo verso la porta della mia stanza.
Mi ha fatto male sapere la verità.
Ma almeno qualcuno me l'ha detto.
Rientro in camera e finisco di sistemare i vestiti nell'armadio.

È circa mezzanotte quando sento la porta della camera aprirsi e vedo entrare le mie amiche che ridono e chiacchierano tra loro.
Alzo lo sguardo dal libro che sto leggendo e le guardo.
Ho le guance rigate dalle lacrime di poco prima e le nocche rosse e sbucciate.
Rachel si gira verso di me e mi guarda.
Smette di ridere e spalanca gli occhi allarmata.
«Eurus che ti è successo?».
Mi siedo sul letto con tutta la calma che ho in corpo, ma non ci riesco e scoppio in pianto.
Calde lacrime mi rigano le guance mentre rivivo in pochi secondi tutto quello che ho subito in due settimane.
Solo ora sembrano accorgersi dei lividi e dei graffi che ho sul collo, sulle braccia e sul viso.
Solo ora sembrano accorgersi che sto male, che non voglio più vivere così.
Solo ora sembrano capire quanto sto subendo sulla mia pelle e nella mia anima.
«Chi ti ha ridotto così? Chi è stato?» continua a chiedermi Rachel, scuotendomi.
Smetto di piangere e la guardo negli occhi.
«Mike mi ha... mi ha fatto questo. Io non volevo che... lo facesse» gli dico singhiozzando mentre indico il collo «Scusami Ray Ray non volevo che finisse così».
Mi passa una mano sulla testa e mi accarezza i capelli,cercando di calmarmi.
«Perché hai le mani rosse?» chiede Luce.
Mi asciugo le lacrime e prendo dei respiri profondi.
«Ho picchiato una persona».
«Quello della terza I con cui stavi prima?» domanda Madison.
«Si. Si è spacciato per il mio migliore amico morto ma in realtà è il suo fratello gemello. Mi ha... ».
Prendo fiato per qualche secondo, sentendo che i nostri compagni di classe stanno entrando nelle rispettive stanze.
Anche le altre si mettono in ascolto e non appena non sentiamo più niente, riprendo a parlare.
«...baciata. Io non volevo. Non volevo.
Poi mi ha fatto una foto e l'ha mandata a Rocco. Vogliono farmi del male ma non so perché. Perché Rocco mi odia così tanto?» dico gridando e ricomincio a piangere.
«Ora stai tranquilla. Ci siamo noi con te» mi dice Luce abbracciandomi.
«Scusami Eurus. Ti avrei dovuto credere» sospira Rachel strofinadosi un braccio.
Provo a sorriderle ma non ci riesco.
«Anche quello che ci hai detto a casa tua ieri era vero?» domanda Madison.
«Tutto ciò che ho detto è vero, Maddy» sussurro.

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