CAPITOLO 3

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«Come è andata la cena ieri? Marica mi ha detto che è venuto anche Zack a casa di Malia» mi chiede Rachel durante la ricreazione.
«Un vero schifo Rachel. Malia crede che io e Zack siamo fidanzati e...».
«E... cosa?».
«Mi ha fatto una strana impressione. Come se avesse qualcosa di molto brutto da nascondere» le rispondo pensierosa.
Alla fine della cena di ieri, gli adulti ci hanno spedito in camera di Malia per vedere un film.
È stato imbarazzante sentire gli sguardi Maria e Marica su me e Zack, seduti vicini.
Mentre stiamo ancora parlando vedo arrivare Zack e Rocco che, vedendoci parlare, si avvicinano.
«Ehi Eurus come è andata la cena di ieri? Zack si è offeso molto per ciò che gli hai detto» dice Rocco sarcasticamente.
«Che intendi dire?» gli domando guardandolo con diffidenza.
«Ho mandato Zack a cena dalla tua amichetta per farti illudere che gli piacesse. Ma non ha funzionato! E forse tu sai che Zack si arrabbia molto facilmente» mi dice e scoppia a ridere.
Zack invece non osa guardarmi.
Si guarda le scarpe ed è diventato tutto rosso in faccia.
Lo sapevo. Lui e le sue stupide bugie.
Che cosa vogliono da me?!
Che cosa ho fatto di male?!
Lo guardo corrucciando la fronte e stringo i pugni.
Sto cominciando ad arrabbiarmi.
Lascio Rachel e gli altri due, dirigendomi verso la finestra.
Mi avvicino al mio banco e prendo in mano il taglierino che si trova nel mio astuccio.
Torno indietro, nascondendo il taglierino in tasca.
So quello che sto facendo.
So che quello che farò sarà sbagliato.
Ma se lo merita.
Mi avvicino a Rocco che sta ancora ridendo e tolgo il taglierino dalla tasca.
Non fa in tempo ad accorgersene che ho già abbassato il braccio verso di lui, facendogli un taglio profondo sul braccio.
Esce uno schizzo di sangue che mi finisce sulla faccia.
«Eurus che stai facendo?» mi domanda spaventata Rachel, indietreggiando.
«Stronza! Ora ti faccio vedere io» mi dice Rocco infuriato e mi si scaglia contro per tirarmi un pugno.
Sto per colpirlo allo stomaco con il piede, quando Zack mi si para davanti e gli dà un pugno in faccia.
Rocco cade a terra, svenuto.
Il sangue esce copiosamente dalla ferita e il suo occhio sinistro si sta gonfiando.
In questo preciso istante suona la campanella e mi ritrovo davanti tutti i nostri compagni di classe che ci guardano atterriti.
«Professoressa, Eurus ha fatto un taglio sul braccio di Rocco» urla Jenna e poco dopo sviene.
Roteo gli occhi sprezzante.
Torno nuovamente verso la finestra e rimetto il taglierino dentro l'astuccio, pulendo la lama su un banco.
La professoressa arriva allarmata e chiama subito l'infermeria per far medicare Rocco e Jenna, mentre spedisce me e Zack dal preside.
Mentre ci dirigiamo verso la presidenza Zack cerca più volte di parlarmi ma ogni volta lo interrompo con un gesto della mano, dicendogli che non voglio spiegazioni.
Appena entrati sentiamo il preside urlarci di sederci di fronte a lui.
«Si può sapere che cosa vi è preso? Soprattutto tu Holdener, sei impazzita a portare un taglierino a scuola? Te la scordi la gita. E tu Foster, vedi di tenere le mani a posto» ci dice il preside inveendo contro di noi.
Dopo aver finito di gridare tenta di calmarsi e di riprendere fiato.
«Ora chiamerò i vostri genitori». enuncia e, spazientito, ci fa segno di alzarci ed uscire.
Ci guardiamo con uno sguardo interrogativo e ci alziamo.
Usciamo entrambi dalla presidenza ed andiamo verso la classe.
Mi fermo in mezzo al corridoio, stringendo i pugni e guardando a terra.
«Perché mi hai difesa? Io non ti ho chiesto niente! Io non ho bisogno di te. Non ne ho mai avuto bisogno! Lasciami in pace!» dico rivolgendomi a Zack con rabbia.
«Hai ragione ad essere arrabbiata con me, ma ciò che ha detto non è del tutto vero. Io sono veramente innamorato di te».
Incrocio le braccia al petto.
«Ah si?! E come mai? Neanche mi conosci».
«Ti conosco abbastanza per sapere cose che nessun altro sa» mi risponde spazientito.
«E cosa sai?».
«So cosa hai passato. So che cosa ne è stata della tua infanzia. So che avevi una persona che non ti avrebbe mai tradita. E che l'hai persa».
Si avvicina a me, poggiandomi una mano sulla spalla ed io sposto automaticamente la testa da un lato, corrugando la fronte.
Come fa ha saperlo?
Chi glielo ha detto?
Chi è la persona che ho davanti?
Senza dire niente mi giro dall'altra parte e mi accingo ad andarmene.
La sua mano cade dalla mia spalla.
La sento prendere la mia e girarmi verso di lui.
«Hai del sangue sulla faccia» mi dice avvicinandosi e leccando la mia guancia, mi toglie il sangue dal viso. Dopodiché mi sorride e mi lascia andare la mano.
Noto che si  dirige verso il bagno, sicuramente per sciacquarsi la mano sporca del sangue di Rocco.
Rimango impietrita al suolo mentre lo vedo andare via.
Non credevo che potesse essere così viscido.
Dopo poco mi risveglio dal mio stato di trance e vado verso la classe, pulendomi la guancia con la mano.
Entro e mi siedo al mio posto.
La prof, dopo avermi vista entrare, mi avverte che non posso rimanere a scuola; ha chiamato mia madre dicendole di venirmi a prendere e mi dice di scendere in segreteria per aspettarla.
Preparo le mie cose e vedo Luce, Madison e Rachel che mi guardano quasi con paura.
Distolgo lo sguardo ed esco dalla classe con lo zaino sulle spalle.
Non saluto nessuno.
Vado in segreteria e mi siedo su una sedia, sapendo di dover attendere per un'ora intera.
Mentre aspetto mia madre vedo passare Rocco con il braccio fasciato e un livido nero sotto l'occhio sinistro.
Mi guarda con uno sguardo beffardo misto ad odio ed esce dalla scuola, accompagnato dall'infermiera.
Forse lo porteranno in ospedale.
Il taglio che gli ho fatto non era poi così superficiale.
Arriva l'ora di pranzo e finalmente vedo mia madre entrare dal cancello. Mi guarda con rabbia e firma il permesso per farmi uscire prima.
Poi mi prende per un braccio e mi trascina verso la macchina.
«Si può sapere che ti è successo? Io e tuo padre avevamo un turno di lavoro oggi pomeriggio ed invece dobbiamo tornare a scuola per parlare con il preside. E dovrai venire anche tu!» mi dice mia madre mentre saliamo in macchina per tornare a casa.
«Sono molto delusa» continua.
Cerco di non guardarla, provando a nascondere la rabbia e la delusione che provo in questo momento.
È sempre colpa mia.
Per tutto il viaggio non ci parliamo né ci guardiamo, ma ogni tanto mia madre mi lancia un'occhiata preoccupata.
Appena arriviamo sotto casa con la macchina, vedo mio padre che ci sta aspettando al portone.
Mia madre lo saluta per poi aprire il portone ed entrare nel cortile.
Ci dirigiamo insieme verso l'ascensore, lo prendiamo ed entriamo in casa.
«Porta lo zaino in camera e dopo vieni in cucina. Ti dobbiamo parlare» mi dice mio padre a braccia conserte.
Annuisco e lascio lo zaino nella mia stanza, dirigendomi poi verso la cucina.
I miei genitori sono seduti vicini al tavolo e mi guardano severi, ma al tempo stesso con comprensione.
«Sappiamo che per te è molto difficile controllare la rabbia per quello che hai passato» inizia mio padre «Sappiamo anche che non ti piacciono gli psicologi ma crediamo che te ne assegneranno uno dopo il colloquio».
Smette per un momento di parlare e mi squadra.
Alzo gli occhi verso di lui e lo incito ad andare avanti.
«Anche se non siamo i tuoi veri genitori ci saremo sempre per te. Ricordatelo» esclama severo.
«Cercheremo di dissuadere il preside dal non mandarti al camposcuola. Va bene?» aggiunge mia madre, poggiando una mano sulla mia spalla.
Annuisco nuovamente e mi abbracciano entrambi.
Dopo un po' sciolgono l'abbraccio e cominciano a parlare tra loro come se nulla di spiacevole fosse accaduto.

Dopo aver pranzato prendiamo la macchina e torniamo a scuola.
Ci dirigiamo verso la segreteria dove i miei genitori dicono il motivo per cui sono venuti.
La segretaria gli indica la presidenza ed entrano nel suo ufficio, dicendomi di aspettarli fuori.
Mi domando perché i genitori di Zack non ci sono.
Forse non sono stati convocati.
Mi siedo fuori dalla porta ad ascoltare ciò che dicono e a quanto pare aveva ragione mio padre: mi hanno assegnato uno psicologo per il controllo della rabbia.
Sono preoccupati per il mio comportamento.
Fantastico! Ci mancava solo questo!
Un'altra perdita di tempo!
Ma almeno non mi hanno sospesa e potrò andare al camposcuola.
Almeno i miei genitori non perderanno i soldi.
Mi alzo dal pavimento e vado nel giardino che si trova sul retro della scuola.
Mi siedo sulla panchina più vicina e sento le palpebre pesanti.
Mi sveglio di soprassalto dopo qualche minuto, così decido di andare a bere un po' d'acqua e di sciacquarmi il viso per svegliarmi.
Mentre cammino per i corridoi sento i ragazzi dell'orchestra fare le prove; sono molto bravi.
Comincio a muovere i piedi a tempo di musica e arrivo velocemente davanti alla porta dei bagni.
Appena entro nel bagno vedo qualcosa che esce da una delle porte chiuse.
Mi incuriosisco e mi avvicino per vedere meglio di cosa si tratta.
Noto una scia rossa, che presumo essere sangue, uscire da sotto la porta dell'ultimo bagno.
Sento le gambe bloccarsi e il respiro diventare affannoso.
Mi dirigo verso il bagno da cui si intravede quel liquido rosso e provo ad aprire la porta, che trovo chiusa da dentro.
Provo ad aprirla qualche altra volta e dopo un po' di sforzi ci riesco.
Non mi inorridisce quello che vedo, né mi fa urlare.
Sono abituata a quest'orrore e tutto ciò non mi impressiona.
Ma una lacrima scende dal mio occhio, mi scorre sulla guancia e si infrange sul pavimento diventato color cremisi.

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