CAPITOLO 20

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Sono seduta sul divano a guardare la TV quando sento suonare alla porta.
I miei genitori sono al lavoro e mi hanno lasciato un po' di pollo con le patate nel forno per cena. Sicuramente non saranno loro.
Abbasso il volume della TV e mi alzo dal divano per andare a vedere chi è.
Chi potrà mai essere a quest'ora?
Mentre vado verso la porta mi guardo allo specchio che si trova all'ingresso e mi sistemo i capelli come meglio posso.
Guardo dallo spioncino e vedo Zack con in mano... un mazzo di fiori?!
Cosa vorrà mai adesso?
Come può venire qui dopo ciò che ha fatto?
E come fa a sapere dove abito?
Guardo l'ora sul grande orologio che si trova alla mia sinistra: le 20 in punto.
Non riesco a stare mai veramente da sola; c'è sempre qualcuno che mi disturba.
Sospiro rumorosamente ed apro la porta.
Lui si avvicina in modo impacciato, facendomi quasi ridere, mentre alzo la mano in segno di saluto.
«Ciao Eurus. Questi sono... sono per te» mi dice quasi balbettando, porgendomi il mazzo di fiori.
È proprio buffo!
«Che ci fai qui?» gli domando mentre prendo i fiori, girandomi verso il mobile alla mia destra per poggiarceli sopra.
«Vuoi uscire con me?».
Mi giro di scatto e lo vedo sorridere nervosamente mentre il suo viso si arrossa.
Non so che pensare in questo momento. Me lo sta veramente chiedendo?
«So cosa cerchi di fare. Jacopo mi ha detto che c'entravi anche tu» smetto di parlare cercando di calmarmi, ma non ci riesco «Perchè mi hai fai questo? Cosa ti ho fatto?» continuo scuotendo la testa.
Mi guarda sorpreso e si appoggia al muro accanto alla porta con un braccio, cambiando sguardo.
«Ti ho già detto perchè lo faccio. Lui sa cosa ero e sa cosa sono. E se parla mi rovinerà la vita. Ti ho chiesto di uscire perchè ormai non me ne importa più nè di me né di lui. Mi importa solo di te» mi risponde tutto d'un fiato.
Accosto la porta dietro di me e mi avvicino a lui, guardandolo negli occhi senza battere ciglio.
«Non mi ricordo cosa ho passato io figuriamoci quello che abbiamo passato insieme» gli dico a bassa voce.
«Se vuoi te lo posso dire io» mi risponde lui, abbassando la testa verso di me.
Mi allontano da lui scuotendo nuovamente la testa.
«Come posso fidarmi di te per l'ennesima volta?».
«Perchè tra noi due sono io quello che si ricorda, non tu che ti dimentichi ciò che hai fatto non si sa per quale motivo».
Sta cominciando ad innevosirsi anche lui. Mi scruta con sguardo cupo mentre incrocia le braccia al petto.
«Non ho dimenticato dopo che tu...» comincio ma mi interrompo prima di parlare troppo.
«Dopo che cosa? Ti ricordi solo ciò che ti è più comodo? Io ero venuto qui perchè volevo farmi perdonare per tutto il dolore che ti ho causato. Ma anche tu dovresti scusarti con me».
Alzo un sopracciglio non sapendo di cosa stia parlando.
«Non ricordi neanche questo, vero?» mi domanda sconsolato.
Scuoto la testa. Non so veramente di cosa lui stia parlando.
«Tu mi hai spezzato il cuore. Non ero mai stato in grado di amare qualcuno, perchè nessuno ha mai amato me. Ma da quando ti ho vista ridere per la prima volta mi hai scaldato il cuore. Sei stata l'unica in tutta la mia vita che ho veramente amato e che mai amerò. Poi sei scappata lasciandomi indietro. Sai benissimo che io...» mi avvicino a lui tappandogli la bocca con le mani.
«Ti prego non dirlo» gli rispondo mentre mi sposta le mani dalla sua bocca «Non volevo lasciarti lì, ma se ci avessero presi entrambi non avremmo avuto nessuna via d'uscita».
Sposta le sue mani sul mio viso, costringendomi a guardarlo.
«Eurus guardami» mi dice «Lo sai che nessuno mi ha mai amato. Lo sai bene. La tua amicizia è stato l'unico gesto di affetto che io abbia mai ricevuto. E se anche tu sei innamorata di me ti prego dimmelo. Se non è così ti lascerò in pace. Ma ti prego dimmelo».
Sposta gli occhi da una parte all'altra del mio viso, visibilmente preoccupato.
«Io... io non lo so» gli dico, sentendomi quasi sull'orlo delle lacrime.
Sospirando stacca le sue mani dal mio volto e si passa una mano tra i capelli, spettinandoli ancora di più.
«Ora dovrei andare» mi dice come se non fosse successo niente.
Si gira verso le scale e si mette le mani in tasca, cominciando a scendere.
Lo vedo andare via mentre mi appoggio alla porta.
Ho troppa confusione in testa e non riesco a mettere al loro posto i miei pensieri.
Mi sento come in debito con lui. Come se dovessi fare qualcosa che avrei dovuto fare tanto tempo fa. Ma se non lo fermo non lo capirò mai.
Non sopporto queste situazioni.
«Zack!» gli grido dietro, avvicinandomi alla cima delle scale.
Si ferma di colpo e rimane fermo qualche secondo. Poi risale le scale quasi correndo e mi si ferma davanti, quasi sorridente.
«È la prima volta che... che mi chiami per nome dopo tanto tempo» mi dice avvicinandosi troppo a me.
«Io... beh ecco... il tuo invito è ancora valido? Anche se ti ho trattato male?» gli domando abbassando lo sguardo, strofinandomi una mano sul braccio.
«Te lo posso richiedere?» mi domanda sorridendo e un po' incredulo.
Accenno un si come risposta.
«Eurus vuoi uscire con me?».
«Certo» gli rispondo aprendo la porta dietro di me «Entra mentre mi aspetti».
«Non dovresti chiedere il permesso ai tuoi genitori per uscire?» mi chiede mentre entra dentro casa e ci dirigiamo verso la mia stanza.
«Non ci sono. Sono a lavoro e non possono rispondermi».
«Dai per scontato che ti diranno di si?».
«Mi chiedono loro di uscire quando sto a casa» gli dico mettendomi le mani in tasca.
Si mette a ridere ma lo fulmino con lo sguardo e smette subito.
«Posso scegliere io che vestito ti dovrai mettere?» mi domanda mentre entriamo nella mia stanza.
«Se proprio devi...».
Si dirige verso il mio armadio e comincia a frugarci dentro in cerca di qualcosa.
Dopo poco, tira fuori una gonna nera e una maglietta grigia a mezze maniche.
«Non pensavo fossi tipo da gonna!» mi dice sorridendo.
Arrossisco leggermente e mi giro dall'altra parte.
«Me l'ha comprata mia madre».
Mi rigiro verso di lui, prendendogli i vestiti dalla mano e vado velocemente in bagno.
Guardo il riflesso dello specchio di fronte a me, facendo degli enormi respiri e cercando di far passare il rossore dal mio viso.
Perchè mi fa questo effetto stare con lui? Forse anche io provo quello che prova lui...
Metto la testa fra le mani continuando a fare dei respiri profondi.
Dopo essermi calmata indosso la gonna nera che mi arriva al ginocchio e la maglietta; dopodichè prendo le scarpe da ginnastica e le indosso.
Mi do una rapida pettinata ed esco dal bagno.
Mentre torno in camera lo vedo appoggiato al mobile dell'ingresso e mi dirigo verso di lui.
«Forse ho scelto i vestiti sbagliati...» mi dice sorridendo.
«Decisamente sbagliati» gli rispondo.
Mi sento il suo sguardo addosso e divento rossa come un pomodoro.
«Vado a cambiarmi» dico quasi sussurrando.
Mi dirigo verso la mia camera ed entro, appoggiandomi per qualche secondo alla porta.
Tolgo velocemente la gonna e mi metto un paio di jeans con una felpa legata in vita.
Prendo il telefono e le chiavi e li metto nella tasca posteriore, dopodichè esco dalla porta e mi dirigo verso l'ingresso, dove si trova Zack.
«Stavi meglio prima» mi dice avvicinandosi a me.
«Non sono tipo da gonna» gli dico ridendo.
Mi mette il braccio intorno alle spalle e mi da un bacio sulla testa.
Mi fa sentire ancora più piccola. E bassa.
Usciamo dalla porta e mentre lui si dirige verso l'ascensore io chiudo la porta a chiave.
«Dove vuoi andare?» gli domando, girandomi verso di lui.
«Pensavo di andare a mangiare un hamburger. Se non ti sta bene puoi scegliere tu» risponde dondolandosi da un piede all'altro.
«Per me va bene».
Mentre ci troviamo dentro l'ascensore continuo a pensare alla domanda che mi ha fatto prima.
Che cosa provo per lui?
Dopo averlo baciato una volta e dopo i suoi due baci dovrei aver capito cosa provo ma... non lo so.
Improvvisamente sento il dolore di una schicchera sulla fronte.
«Cosa fai?» esclamo, passandomi una mano sulla fronte dolorante.
«Tu pensi troppo» mi dice Zack, passandomi un braccio intorno alla testa e facendomela poggiare sul suo petto mentre usciamo dall'ascensore.
Gli do una leggera spinta e va a sbattere contro il portone.
«Sei arrossita!» esclama sorpreso.
«Eh? davvero?».
Scoppia nuovamente a ridere e mi prende per mano, mentre ci dirigiamo verso un piccolo fast food vicino casa mia.
Appena entriamo ci mettiamo in fila per poter ordinare.
Mentre aspettiamo guardo i vari menu non sapendo che prendere.
«Che vuoi ordinare?» mi chiede, prendendo dalla tasca il suo portafoglio.
«Io prendo un menu» gli dico girandomi verso di lui «Ma pago io».
«No. Ti ho invitato io quindi pago io».
Sbuffo e mi rigiro verso la cameriera, che prende le nostre ordinazioni.
Scelgo di prendermi un panino con il pollo, delle patatine e una bottiglia di the.
Lui prende lo stesso ma da bere si prende una coca cola.
Ci poggiano il tutto su dei vassoi che prendiamo in mano e ci dirigiamo al piano superiore, dove c'è la terrazza.
Troviamo un tavolo libero e ci sediamo uno di fronte all'altro.
Cominciamo a mangiare in silenzio. Non so che dirgli. Non so di che parlare con lui.
«Posso farti una domanda?» chiede Zack interrompendo il silenzio.
Gli rispondo di si mentre alzo lo sguardo verso di lui.
«Perchè non ti ricordi quello che ti è successo? Perchè il tuo passato te lo ricordi  tratti?».
«Forse ero troppo piccola per ricordare. O forse l'ho solamente voluto dimenticare io».
«Hai voluto dimenticare anche me?».
Abbasso lo sguardo mentre mi metto una patatina in bocca.
«Non tu. Ma ciò che hai fatto. Ciò che abbiamo passato e quello che poi ho fatto. Io... in realtà non ti ho mai dimenticato. Quando mi hai mostrato il tuo marchio mi sono ricordata tutto».
Mi ammutolisco ed addento il panino.
Lui non dice niente e continua a mangiare le sue patatine silenziosamente.
«Ora posso fartela io una domanda?» gli chiedo, poggiando il panino sul vassoio.
Annuisce.
«Come fa Rocco a saperlo?».
Sospira e mi guarda.
«Ti ricordi quando siamo scappati? Quei due hanno chiamato la polizia per farci riportare da loro. A te non ti hanno preso ma a me si. Uno dei poliziotti era suo padre. Quando mi hanno riportato lì hanno dato la colpa a me di quello che era accaduto. Circa un mese dopo sono stato adottato da una famiglia della nostra città».
«E come ha fatto a scoprirlo?» dico quasi tra a me e me.
«Non lo so proprio».
Restiamo in silenzio e continuiamo a mangiare.
Ma io che c'entro con Rocco? Perchè mi odia così tanto?
Dopo qualche minuto sento Zack spostarsi dal suo posto e venirsi a sedere al posto accanto a me.
Mi giro verso di lui incuriosita dal suo gesto e lo vedo con lo sguardo basso, quasi pensieroso.
«Che hai?» gli domando mentre poggio il tovagliolo sul vassoio.
Si gira verso di me alzando lo sguardo e lo vedo arrossire nonostante ci sia poca luce.
«Posso... baciarti?».
Lo guardo incredula non sapendo che dire. Che dovrei rispondergli?
Io non so che provo per lui e non voglio riempirgli la testa di illusioni...
Forse sono io che mi illudo.
Forse so di essere innamorata di lui ma non lo voglio accettare.
Ormai so solo dire forse. Non prendo mai una decisione.
Mentre rifletto sulla mia risposta, lo sento bisbigliare un "lascia stare" e si alza per rimettersi al suo posto.
Al diavolo! Per una volta prenderò una decisione che non vorrei mai prendere.
«Va bene» gli dico prendendolo per un braccio.
Zack si gira verso di me, risedendosi a cavalcioni sulla panca.
«Ma ad una condizione» continuo, alzando l'indice «Non mentirmi mai più. Qualsiasi cosa accada. Ti chiedo solo questo. Se lo farai non ti perdonerò».
Mi sorride e accetta con un cenno del capo.
Prendo un respiro profondo e mi giro verso di lui, cercando di guardarlo negli occhi.
Lui ricambia il mio sguardo e mi mette una mano sulla guancia, avvicinandosi lentamente al mio viso che sento cominciare a bruciare.
Lo vedo sorridere. Un sorriso sincero e sereno.

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